Consiglio Grande e Generale, seduta 21 novembra. Agenzia Dire

Consiglio Grande e Generale, seduta 21 novembra. Agenzia Dire

COMUNICATO
STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE
19-26 NOVEMBRE

                                                  VENERDI’ 21
NOVEMBRE 

La seduta
consiliare odierna è per intero dedicata al comma 16, “Progetto di legge
in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione”, in
seconda lettura. Concluso il dibattito iniziato ieri, a cui si sono iscritti in
29, inizia l’esame dei 42 articoli del provvedimento. Gli emendamenti
presentati dai gruppi di minoranza sono tutti respinti. In particolare, nel
mirino dei consiglieri di minoranza è l‘articolo 6, “Autorità Garante
per l’Informazione”, di cui l’Upr, con un emendamento, chiede la soppressione.
Con 28 voti contrari e 13 favorevoli l’emendamento viene però respinto e
l’articolo approvato così come presentato. 

I lavori si interrompono all’articolo 29 
“Pubblicità destinata ai prodotti editoriali”. L’esame
dell’articolato proseguirà nella giornata di lunedì.

 

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

comma 16, “Progetto di legge in materia di editoria e di professione
degli operatori dell’informazione”, dibattito:
Tony
Margiotta, Su
: “Sinistra Unita in commissione non è rappresentata perché
il consigliere Luca Lazzari non è più del nostro gruppo. Noi però con
l’intervento del consigliere Foschi abbiamo evidenziato problematiche molto
importanti di questo progetto di Legge. Il principio fondamentale che deve
guidare la nostra azione deve essere “stampa libera”. E invece con questo
progetto di legge prevediamo che tre componenti su cinque dell’organismo di
garanzia siano nominati dalla politica: fa rabbrividire. A San Marino il
giornalismo non è regolamentato e questo genera una situazione poco chiara. Ma
ora siamo andati a cadere nuovamente su quel controllo che la politica vuole e
che ha adottato negli ultimi 30 anni in tutti i settori. Contrarissimo a questa
impostazione e durante l’articolato affronteremo gli argomenti in maniera più
approfondita e chiara. Potevamo dare un segnale importante ma non l’abbiamo
fatto. Saremmo dovuti andare in un’altra direzione. La Legge sull’informazione
prevede che la maggioranza dei componenti dell’organo di controllo e garanzia
vengano nominati dalla politica: questa è la direzione sbagliata”.
Andrea Zafferani, C10: “Stiamo parlando di un potere che deve essere
autonomo dalla politica. Nel rispetto della Legge e delle normative. E qui sta
il primo problema della legge: mancano le definizioni di alcune questioni
fondamentali quando si parla di informazione. Per esempio non vengono
disciplinati il diritto di critica e quello di satira. Altro problema
fondamentale riguarda il rapporto tra autonomia informazione e controlli
sull’operato di chi lavora nel mondo dell’informazione. Il codice deontologico,
per quanto venga fatto dagli operatori, è approvato dal Consiglio grande e
generale e dunque è potenzialmente modificabile dalla politica. Perché non si è
prevista, come per altri istituzioni, una semplice presa d’atto? Non una vera e
propria approvazione che lascia alla politica la possibilità di modificare il
Codice deontologico. Inoltre c’è il problema dell’Autorità che ha controllo
politico e una serie di compiti molti importanti. Perché si è voluta mantenere
questa impostazione? Perché la politica vuole mantenere il controllo
sull’informazione? Bastava creare un’Authority con composizione paritaria”.
Roberto Ciavatta, Rete: “A me pare che la Legge presenti una grande
confusione. Una serie di organismi (Consulta per informazione, associazione
operatori informazione, Autorità garante) che spesso si sovrappongono tra loro
e si confondono. Non si capisce la Consulta che tipo di Statuto abbia. Sembra
un’associazione ma ha una serie di adempimenti burocratici molto limitati. Io
non capisco perché la politica debba avere un controllo sulle attività
giornalistiche e sulla libertà d’espressione dei giornalisti. Non ci sono dal
mio punto di vista le condizioni di serenità per andare a intervenire in questo
settore. Perché l’informazione a San Marino è vissuta come il nemico che parla
troppo. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che andavano nella direzione
di razionalizzare questa norma. Ma non nella presunzione che questa norma
potesse diventare una norma modello. Questa norma è nata vecchia e, ad esempio,
non prende in considerazione il fenomeno “blogger”. Avevamo chiesto che i
benefici di cui possono usufruire i giornali siano legati anche al controllo
dei rapporti contrattuali presenti all’interno delle testate. Siamo di fronte a
un paradosso enorme. Lo Stato potrebbe elargire contributi a attività che hanno
lavoratori in nero. Avevamo previsto attività di abilitazione alla professione
giornalistica. Noi avevamo previsto dei corsi universitari di abilitazione alla
professione. C’è il problema della dominanza del mercato: il 60% ci sembra
troppo alta e noi avevamo chiesto di stare sotto la soglia dei 50%. C’è un
problema della proliferazione di organismi che non si capisce bene tra di loro
quale tipo di relazione abbiano. L’Autorità garante per l’informazione non può
essere controllata dalla politica. Con questa legge si vuole punire chi fino ad
oggi ha operato nell’informazione a San Marino”.
Mariella Mularoni, Pdcs: “E’ vero che forse si poteva ottenere un
risultato migliore. Però va dato atto del coraggio di questa Legge. Il progetto
di legge colma un vuoto normativo e va inteso come una risposta alle numerose
sollecitazioni delle parti coinvolte giunte in questi anni. Mancava fino ad
oggi una specifica regolamentazione ed allora necessitava di essere ricondotto
dentro un percorso normativo e deontologico. La tutela della libertà e del
pluralismo dell’informazione sono principi cardini del nostro Paese. Libertà e
democrazia hanno costituti elementi fondanti. Non può esistere libertà però
senza regole certe. A San Marino non esiste una norma che regolamenta
l’attività dell’informazione. Servono regole chiare e precise affinché questo
lavoro possa essere svolto nella correttezza più assoluta e venga tutelato
anche colui che è oggetto di notizia. Il progetto di legge introduce un codice
deontologico da rispettare che verrà elaborato dalla Consulta per l’informazione.
Se in corso di applicazione dovessero emergere criticità, c’è volontà di
migliorare il testo”.

Francesca Michelotti, Su:
“Spiace non essere
presenti come Su in Commissione consiliare, non aver potuto ascoltare e
partecipare al dibattito che è stato lungo. Non ci si presenta in Aula, né in
Commissione, senza che ci sia stato un adeguato confronto e preparazione. E’ un
appello che rivolgo a segretari e maggioranza: siano approfonditi nelle proprie
sedi di discussione gli argomenti che si portano poi al confronto con
l’opposizione. La gatta frettolosa fa i gattini ciechi. La maggioranza
rivendica di aver difeso con questa legge il diritto di informare correttamente
i cittadini e alle forze di minoranza attribuisce di aver sposato la causa
giornalistica intesa come mera professione. E’ un’accusa che trovo infondata e
da cui vogliamo difenderci. Oggi ci si ritrova una legge che non ha voluto un
ordine, né le garanzie di un ordine. Premetto che sono contraria agli ordini,
ma gli riconosco anche dei meriti, sono un presidio dei professionisti a difesa
delle garanzie della loro professionalità e dell’immagine pubblica degli
iscritti. Si è preferito delegare questi compiti di garanzia, che afferiscono
agli aspetti sanzionatori, proprio alla politica istituendo l’Autorità garante
dell’informazione. Sono 5 membri, 4 più un presidente nominato dal Consiglio
grande e generale su proposta del segretario all’Informazione, quindi nomina
politica, due nominati dal Consiglio su suggerimento della Consulta, ma non è una
presa d’atto, si può pensare che la consulta designi e il Consiglio poi non
nomini. Poi c’è un membro di maggioranza e uno di minoranza. Mi sembra
inopportuno che un organismo di nomina consiliare irrori sanzioni ai
giornalisti, sono dispiaciuta per la bocciatura di un emendamento di Su e anche
per quello di C10, dove si prevedeva che la funzione di irrogare sanzioni fosse
a capo della Consulta e che ci fosse la possibilità di fare ricorso
all’Authority, e in caso di giudizio diverso ci fosse possibilità dell’arbitrato.
E’ questo il più grande vulnus alla libertà dell’informazione che rilevo nella
legge.Quando si fanno Authority, si tenga poi conto che, nei paesi democratici,
la maggioranza della componente è nelle mani delle minoranze, visto che è un organismo
di garanzia ed è quello che richiedono gli statuti delle opposizioni nei paesi
avanzati. La libertà di stampa certamente è fastidiosa, soprattutto per il
potere. Vedo altre contaminazione, nella definizione degli editori puri che
godono di contributi pubblici, l’articolo di matrice antimonopolistica è
insoddisfacente. Infine, la lettera mandata dagli operatori ai consiglieri:
sono d’accordo con loro, la legge non norma minimamente l’accesso alle
informazioni”.  


Gian Matteo Zeppa, Rete: “Anche io cito la lettera fatta arrivare ai
gruppi e alla Reggenza dagli operatori sulle preoccupazioni della legge. Mi ha
colpito il riferimento del segretario all’Usgi, che viene definita una parte
del mondo dell’informazione. Questa legge è nata male, fu sospesa in Commissione
perché c’erano discrepanze in maggioranza. La tripartizione dei poteri prevede
che ci siano altri poteri che devono essere canonizzati. Questa legge tende a
portare sotto l’ala protettiva del consiglio, del governo e della politica
qualcosa che dovrebbe essere libero. Non è che delle regole di tutela per la
persona non esistono in questo Paese, c’è invece nella legge la volontà
malcelata di imporre sotto l’ala protettrice della politica tutto ciò che è
attinente alla stampa. Devono essere i giornalisti della consulta, non la
politica ad interferire sanzionando i giornalisti. Non è scontato che la
politica sia migliore di certi giornalisti. L’Autorità di nomina politica ha le
competenze di comminare sanzioni, su che base? Su questa legge? La politica
deve avere l’ala protettrice della politica. Quando si fa una legge non si deve
partire dall’apice, ma dalla ‘gabola’. Anche l’Usgi, trattata a male parole, mi
pare invece che quegli ‘alcuni rappresentanti’ debbano essere trattati con più
dignità, visto che sono quelli che hanno suggerito gli emendamenti
migliorativi. E’ una legge che mette paletti sulla libertà di stampa, lei
segretario paradossalmente potrebbe denunciare l’Usgi perché ha dato contro ad
un atto governativo”.
Valeria Ciavatta, Ap: “Riconosco che dall’opposizione ci stono stati
interventi improntati alla ragionevolezza. Così Santolini e Foschi che hanno
riconosciuto che l’impostazione della legge potrebbe essere condivisa. In altri
si vuole portare al parossismo la preoccupazione che la politica sia questa
mano nera che va sull’informazione e la condizioni, la politica del Consiglio.
Dite qualcosa che non è vero. Mi sembra si stia falsando la lettura, forse per
legittime preoccupazioni, ma senza tenere conto della nostra storia e della storia
dei media nel mondo. Si prevede che una quota di un organismo sia nominato dal
Consiglio ed è una mano nera sulla libertà dell’informazione? Il Consiglio si
occupa di tanti interessi e diritti e deve occuparsi anche di alcune cose da
regolamentare in questo settore. Il Consiglio è nominato dai cittadini, c’è una
Commissione di giustizia che avvia azioni di sindacato sui giudici, vogliamo
ricordarlo? Allora è la politica che mette mano sulla magistratura? Ieri sera
ho sentito che non c’è possibilità di fare ricorso sui provvedimenti
disciplinari dell’organo, ma in realtà come funziona lo decide il codice
deontologico che a sua volta viene deciso dalla Consulta, ovvero i giornalisti.
Così facciamo come i giornalisti che prendono un commento e lo spacciano come
notizia. Ma non c’è nessun diritto a vendere per notizia un commento,
un’opinione o un pregiudizio, è un modo di fare che lede i diritti e lo dicono
gli strumenti di diritto internazionali.
Non vedo perché non ci possa essere un organo dove i media e il Consiglio si
incontrino. Da tempo i mass media non sono solo più intermediari, possono
supportare il dibattito politico democratico del Paese, ma dobbiamo sapere che
sono in potere di influenzare la politica. Tant’è che nei periodi elettorali
c’è un regolamento che definisce gli spazi dei mezzi di informazione. Tra gli
stessi giornalisti c’è chi lamenta che la mancanza di regole fa in modo che
persone squalifichino la categoria.
Dopo anni di promesse, finalmente arriva una legge di categoria, è vero che ci
vuole coraggio ad affrontare questa riforma perché tutti ti danno addosso.
Qualunque cosa si faccia in questo settore, credo che sia comunque da
apprezzare. Poi a San Marino non è palesata la posizione di una testata.
I testi dei giudici di tangentopoli sammarinesi dicono che c’è chi ha allungato
la mano nera anche sull’informazione. I media distruggono le persone, si
esaltano gli incapaci, ciò va bene a certi finanziatori. E voi vi preoccupate
di un’ Authority di nomina politica?”.
Nicola Selva, Upr: “Non abbiamo condiviso l’impostazione di questa
legge, non sono un esperto del settore, ma vorrei fare alcune osservazioni. In
questa legge trovo contraddizioni, da una parte si vuole tutelare la libertà di
informazione, ma passerà sotto il controllo politico del governo di turno.
Troviamo un sovra-potenziamento degli organismi di controllo.  L’Upr è riuscita a fare accettare alcuni
emendamenti, uno in particolare, che impone la presenza dei cittadini
sammarinesi in questo organismo, l’authority, perché il rischio era che, oltre
a ridurre la libertà, le redini venissero lasciate a cittadini stranieri.
Questa legge non risolve i problemi della categoria e soprattutto mette i
giornalisti sotto la cappa del controllo politico e degli editori. Nonostante
tutto l’Upr ha cercato di migliorare il testo e malgrado la non condivisione,
apprezziamo l’atteggiamento del segretario che ha accolto qualche
suggerimento”.
Manuel
Ciavatta, Pdcs:
“Mi ha colpito molto il consigliere Valeria Ciavatta, la
ringrazio. Ringrazio anche Santolini e Foschi per i loro interventi che hanno
fatto valutazioni oggettive su una materia molto delicata. Per il diritto
all’informazione persone hanno lottato dando la vita, ne capiamo l’importanza.
Ma è una libertà che fa paura perché può creare denuncia o opinione, ma può
diventare anche diffamazione e presa in giro. Per questo la libertà ha sempre
avuto a che vedere con la censura. Questa legge non va nella direzione della
censura, ma non si deve fare passare che in questo momento in cui la politica è
sotto l’occhio dell’informazione la voglia censurare. L’informazione deve
essere vera soprattutto in questo momento. Non si può però non considerare che
nel nostro piccolo Paese l’informazione influisca più fortemente sulle persone
e nelle relazioni che nei grandi Stati.
Per questo, da noi, l’informazione ancora di più deve avere l’obiettivo della
verità. Anche i nostri operatori dell’informazione vogliono chiarezza su chi fa
questo mestiere. E’ un lavoro che ha avuto più tappe per una maggiore condivisione.
E’ vero che restano nodi irrisolti, giudicati così dall’Usgi che ringrazio per
gli incontri avuto con le forze politiche e con il governo nell’intento di
migliorare questa legge. Il nodo incontestabile è il ruolo dell’Authority, la
legge ha fatto scelte pensando alla grande rilevanza che ha l’informazione nel
nostro Paese e la necessità di corresponsabilità da parte della cittadinanza.
Le nomine del Consiglio derivano da corresponsabilità, non sono ingerenza
politica o tanto meno nera.

Conosco degli operatori dell’informazione e riconosco la
loro professionalità, non ho paura di loro. Né tanto meno penso che la politica
abbia mai pensato di voler ridurre la loro libertà. Ma credo che sia oggi
imprescindibile una regolamentazione del settore. Oggi l’informazione per il
nostro Paese è importante anche per presentare fuori di noi un’immagine
positiva e attrattiva”.
Andrea Belluzzi, Psd: “Non ho sentito parole che partissero da analisi
della situazione attuale dei media. Avete paura colleghi? Forse ora vi rendete
conto del potere di questa professione? Abbiamo paura a chiedere ai media a chi
appartengono? Per chi operano? Con quali risorse? Io apprezzo chi è intervenuto
per dire che era necessaria una normativa. E apprezzo ancora di più chi dice
che è necessario superare la paura del cambiamento che, a mio avviso, deve
essere vissuto come un’opportunità. Questa Legge va a identificare diritto e
responsabilità dell’informazione. Non possiamo più vivere in un Paese in cui
non sappiamo chi sono gli editori e come si finanziano. Non possiamo stare più
in un Paese in cui chi scrive non ha doveri ma solo diritti. E’la Consulta che
scrive le regole del codice deontologico. E le regole del gioco non le può
applicare chi le ha scritte ma un altro organismo. Sono tre le rappresentanze:
2 operatori del settore, un rappresentante del Governo e 2 rappresentanti del
Consiglio Grande e Generale. Ricordiamo inoltre che i componenti devono avere
competenze specifiche. In ogni caso la norma prevede che contro il provvedimento
dell’Authority si può fare ricorso in sede di giudizio amministrativo. Spesso
dietro il diritto di informare si vedono calpestati i diritti dei cittadini
dimenticando i danni che si possono causare alle persone. Spesso fa più danno
una sentenza sui media che in Tribunale”.

Segretario di Stato Iro Belluzzi, replica: “Io voglio
ribadire un concetto per me fondamentale: non ci sto ad essere etichettato come
quello che, come sostengono alcuni operatori dell’informazione, ha posto fine
alla libertà di stampa a San Marino. Il progetto di legge nasce dal profondo
rispetto che nutro per coloro che operano nell’informazione e svolgono attività
di giornalista. Mi commuovono le persone che svolgono propria attività
giornalistica con impegno sacrificando anche la propria vita (penso a Peppino
Impastato o Ilaria Alpi). Il progetto di legge nasce per dare forza a coloro
che vorranno svolgere la professione giornalistica. Il diritto alla satira non
è menzionato nella norma ma potrà essere svolto e esercitato con quei criteri
che corrispondono al buon vivere e alla coesistenza civile. Io non voglio
entrare in polemica con l’Usgi ma qualcuno ha citato un articolo di un
componente dell’associazione: il signor Masiello. Vorrei conoscere il
curriculum di questo signor Masiello?”.
Marco Podeschi, Upr: “Sinceramente i lavori della Commissione sono stati
molto interessanti. Riconosco al segretario Belluzzi il coraggio di aver
portato avanti con coerenza questo progetto di Legge ma sono perplesso del
parere della maggioranza. Non ho capito che idea ha la maggioranza su questa
legge. Upr ha presentato una miriade di emendamenti alla Legge per migliorarla.
Alcuni accolti molti altri no. Ma la maggioranza per fortuna ha bocciato
l’articolo che proponeva l’obbligo dei giornalisti esteri di accreditarsi
appena entrati in Repubblica. C’è grande confusione. Per esempio ci sono
testate editate in Italia che non ricadranno nel perimetro d’azione di questa
legge. Questa legge introduce 4 organismi che hanno compiti sull’informazione.
Organismi che sono composte da dipendenti e datori di lavoro. La Consulta e
l’Authority quali basi in termini economici hanno per agire? Non hanno neppure
una struttura. Nel progetto di legge non è previsto nulla. Il problema è che la
Legge andava fatta molto più semplice. Mancava normativa di base che regolasse
la professione giornalistica a San Marino. Ma con questo PdL si mescola sacro
con profano. Giornalisti con Editori. In Italia c’è l’ordine dei giornalisti e
la federazione degli editori. Noi cosa facciamo? Mettiamo insieme negli
organismi giornalisti ed editori. Ribadisco poi che moltissime testate non
ricadono sotto legge sammarinese. Il rischio è che con questa normativa troppo
complicata si vada solo a creare caos in un settore molto delicato per ogni Stato
democratico. Spero che questa legge possa essere presto emendata. Perplesso e
negativamente colpito dall’atteggiamento tenuto dalla maggioranza in
commissione. Molti non sapevano neppure di cosa stavamo parlando”.

San Marino, 21 Novembre/01

 

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