Conto Mazzini, nota di Giuseppe Roberti

Conto Mazzini, nota di Giuseppe Roberti

Da L’informazione di San Marino di giovedì 16 giugno

Mazzini, nota di Roberti: “Dopo la remissione
del mandato dei miei difensori, mi sento
più debole nella mia battaglia per la verità”

Riceviamo e pubblichiamo:

Riguardo alle evoluzioni processuali
istruite sull’inchiesta
denominata “Conto Mazzini”,
non posso che constatare con
profonda amarezza che i miei appelli
risalenti ad ormai due anni
fa, indirizzati a tutti i personaggi
chiamati e non chiamati in causa
dalla magistratura e finalizzati
alla onesta ricostruzione e rivelazione
alla magistratura e alla cittadinanza
del sistema di finanziamento
dei partiti e della politica
nel periodo antecedente l’entrata
in vigore della legge n.170 del 23
novembre 2005 divenuta operativa
solo dopo le successive elezioni
politiche, sono caduti nel vuoto
e anzi apprendo con stupore e
delusione che taluni non hanno
provato vergogna nell’ammettere
che di questi fondi ne abbiano fatto
un uso personale e che si cerchi
ancora di nascondere la verità.
Ho già avuto modo di ribadire a
suo tempo che si sbaglia chi crede
che il “Conto Mazzini” possa
trasformarsi nella foglia di fico
utile a nascondere i milioni e i
milioni incassati dalla politica e
dai politici o dai partiti come sovvenzione.

E’ tempo che politici, dirigenti
e imprenditori, assieme a tutti
coloro che direttamente o indirettamente
erano coinvolti nella
vita politica, che hanno elargito
o hanno incassato palesi o occulti
finanziamenti privati, inizino a
parlare senza remore perché detti
finanziamenti non violavano alcuna
norma giudiziaria dell’epoca,
non essendo regolamentati
da alcuna legge. Dalle cronache
e dalle carte processuali che ho
avuto modo di leggere non emerge
la verità a causa di tante reticenze
e di altrettanta omertà.

La verità su quella stagione politica
permetterà di dimostrare l’infondatezza
di un castello accusatorio
funzionale non alla verità
giudiziaria, ma soltanto al rafforzamento
di una nuova oligarchia
economico-finanziaria che mira
ad impadronirsi del Paese e delle
sue ultime risorse.

Sono accusato al pari di altri protagonisti
di quegli anni politici di
essere parte di una assurda associazione
a delinquere con chi
tramava per farmi fuori da ogni
incarico; di un coinvolgimento
diretto in Finproject che è smentito
dai fatti e di rapporti con la
Fondazione per la Promozione
e lo Sviluppo Economico della
quale addirittura ne ignoravo l’esistenza. Accuse prive di ogni
fondamento.

Sono avvezzo ad assumermi le
mie responsabilità, come ho sempre
fatto e come farò in futuro, e
mi auguro di poter riferire quanto
è a mia conoscenza. Visto che
fino ad ora dalla magistratura non
mi è stata data la possibilità di riferire
quanto è ora di rivelare su
un preciso periodo storico, malgrado
la mia più volte palesata
disponibilità rimasta regolarmente
inevasa anche di fronte ad atti
ufficiali, deduco che chi oggi lo
dovrebbe fare non ritenga conveniente
che la cittadinanza sappia
la verità.

Oggi mi sento ancora più debole
nella mia battaglia per la verità
dopo che il mio collegio difensivo,
per motivazioni che vi sono
ormai note, ha ritenuto di dover
rinunciare alla mia difesa nel
processo. Nei confronti dei miei
difensori nutrivo e nutro tuttora
una profonda stima e fiducia e
mi preoccupa la loro decisione
che riconduco alla constatazione
dell’inutilità di qualunque azione
difensiva. Nutro altresì fiducia
nella Giustizia in quanto tale e
ritengo che questa possa alla fine
prevalere su qualunque deriva
giustizialista che oggi sembra
affermarsi a tutti i livelli anche
istituzionali della comunità sammarinese.

Confido che alla fine la verità prevalga
sempre contro tutto e tutti
grazie ad una autorità capace di
giudicare serenamente un periodo
storico, una stagione politica
nel suo complesso. Una autorità
che non si accontenti di pochi capri
espiatori, ma che sappia ricostruire
dettagliatamente e sappia
giudicare storicamente una intera
stagione politica che non può
trovare verità completa in qualunque
sentenza di condanna o di
assoluzione emessa da un semplice
Tribunale Penale competente
per giudicare le responsabilità di
singoli o gruppi ma incompetente
nello scrivere giudizi storici e
nell’affibbiare responsabilità non
penali ma politiche.

Giuseppe Roberti

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