Cucinati 60mila piatti e ospitati 240 chef a Rimini in 10 edizioni di “Al Mèni”

Cucinati 60mila piatti e ospitati 240 chef a Rimini in 10 edizioni di “Al Mèni”

L’abbraccio di “Al Mèni” in piazzale Fellini: in 10 edizioni 240 chef ospitati sotto al tendone, 60.000 piatti cucinati e 300 produttori locali presenti a Rimini.

240 chef ospitati, 60.000 piatti creati sotto il tendone e 300 produttori locali presenti con le loro creazioni ed eccellenze: sono i numeri che racchiudono e raccontano le 10 edizioni di “Al Meni”, il circo dei sapori ideato da Massimo Bottura e CheftoChef emiliaromagnacuochi, insieme a Rimini Street Food, a Slow Food Emilia Romagna e al Comune di Rimini, che sabato e domenica ha riacceso la magia in piazzale Fellini.

Una due giorni dedicata al cibo, animata da 20 grandi chef e cheffes italiani e internazionali, che si è trasformata in un grande abbraccio alla Romagna, così come evocato proprio da Bottura in apertura della kermesse.

Anche in questa edizione la risposta c’è stata: tantissimi food lovers o i semplici curiosi che tra sabato e domenica hanno seguito i cooking show nella cucina-arena del Circo di 8 e ½, così come sono state lunghe le file per assaporare gli street food stellati e i leggendari tortellini di Il Tortellante, andati “sold out” già dopo il pranzo della domenica.

Gli chef uomini e donne di “Al Mèni” hanno messo al centro delle loro creazioni l’incontro e la fusione di culture diverse, come in quello di Allen Huynh, uno dei sous chef dell’Osteria Francescana, con il suo Dum’Plin, metà dumpling e metà agnolotti al plin di carne e gamberi, o il risotto di Vania Ghedini, chef ferrarese del ristorante della famiglia Alajmo a Marrakech, ispirato al Tanjia, piatto tradizionale del Marocco.

Ha portato i prodotti della sua terra Avivit Priel Avichai, direttamente da Tel Aviv, come il labneh, un formaggio leggermente piccante con cui ha farcito le sue mezze lune di barbabietola.

Già assicurati come prossime tendenze alcuni ingredienti particolari, come la foglia di fico che la chef Chiara Pavan, Stella Michelin a Mazzorbo, ha utilizzato per i suoi gnocchi e con cui Marta Cerbino, del Languorino di Montefiascone ha creato la maionese per la sua tartare di pecora ai profumi della Tuscia.

Dallo street food è arrivato il sold out in tempi record anche per il  club sandwich al granchio viola di Mariano Guardianelli di Hadria 37, associazione promotrice del consumo responsabile del pesce.  Successo anche per l’hot dog al pollo arrosto di Davide Di Fabio, perfetto da abbinare a un calice di Rebola della Strada Dei Vini e Dei Sapori Dei Colli Di Rimini.

E a proposito di esaltazione dei prodotti della nostra terra, non si può non ricordare il piatto che ha aperto le danze sotto il circo dei sapori: Emilia-Romagna my Love di Jessica Rosval di Casa Maria Luigia a Modena, un pane cotto nel forno a legna con all’interno ragù di mora romagnola e un pesto di vongole e cozze, erbe aromatiche e acqua di mare.

In questa edizione hanno avuto un ruolo particolare i produttori locali, in quest’occasione più che mai ambasciatori delle eccellenze della regione che conta più prodotti Dop e Igp di tutta Europa.

Grande interesse, inoltre, per gli approfondimenti sulla correlazione tra i cambiamenti climatici e il cibo che si sono tenuti nello spazio Slow Food Emilia-Romagna – Chef to Chef. Un tema, quello della sostenibilità e del rispetto delle risorse, che da sempre fa da filo rosso alla manifestazione e che quest’anno ha registrato una grande partecipazione da parte del pubblico.

Consolidata e sempre apprezzata la proposta dei manufatturieri di Matrioska labstore.

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