La Tribuna Sammarinese
Il consigliere indica cinque
priorità: white list, economia reale, giovani, Europa e riqulificazione del
sistema finanziario
Belluzzi (Psd): lavoreremo per ampliare la
coalizione
“Psrs e Nps sono ancora divisi e se anche si uniranno il
loro Partito socialista sarà uno dei tanti nati in questi anni
Davide Graziosi
Consigliere, la crisi sta
attanagliando San
Marino sempre più. Come
si sta attrezzando il suo
partito per risolverla?
Il Psd é convinto che l’emergenza
si affronta con l’unione
delle forze e con la compattezza
della comunità.
Per questo abbiamo lavorato
per fare una coalizione
larga e lavoreremo per un
patto sociale forte. Solo così
si esce dalle difficoltà.
Dunque è in questo senso
che va inquadrata la vostra
alleanza con l’ex Patto
per San Marino? Come
stanno le cose? La coalizione c’è ed é stato
giusto mettere insieme
innanzitutto le forze politiche
più rappresentative
e più radicate nel Paese. Il
mio partito si é speso molto
in questo senso e devo dire
alla fine é riuscito a far passare
la sua linea. La Dc ed il
Psd sono i partiti che hanno
più storia, che i sammarinesi
conoscono bene, che hanno
governato più a lungo,
che hanno avuto meriti e
responsabilità nella crescita
della comunità sammarinese
ed é bene che, di fronte
alla grave crisi che stiamo
vivendo da ormai quattro
anni e di fronte agli scarsi
risultati, riprendano in mano
le redini e, in una sorta
di governo di emergenza, si
mettano a lavorare a testa
bassa avendo in testa unicamente
il bene comune e
l’uscita dalla crisi.
Anche se i giochi sulla
composizione della vostra
coalizione sembrano fatti
da più parti arrivano segnali
contrastanti. Lei cosa
ne pensa?
Noi siamo stati favorevoli
e lo siamo ancora ad intese
sulle cose da fare. Chi
condivide le necessitá per
il Paese dovrebbe poter far
parte della coalizione. Non
é tempo,di contrapposizioni
personalistiche. Ci auguriamo
che sia ancora possibile
ampliare la coalizione e
lavoreremo per questo.
Come replica a chi accusa
voi e la Dc di pensare solo
alle poltrone?
Con la crisi che c’é le poltrone
scottano e non credo
che sia più cosi allettante
mettercisi a sedere sopra.
In questa fase storica, deve
valere assolutamente il
concetto della politica come
servizio, di politica come
strumento per conseguire
il bene della comunità. L’incontro
e l’intesa tra Psd e
Dc é avvenuto solo ed esclusivamente
confrontandosi
sulle cose da fare, sulle proposte
per il futuro, sui progetti
di sviluppo, sulle vie di
uscita dalla crisi, sulla nuova
economia, sulla nuova
collocazione internazionale,
sul nuovo corso della Repubblica.
Ma in cosa consistano
concretamente queste
“cose da fare” ancora non
è stato detto. Anche questa
volta di programmi si è
parlato poco.
In effetti é sempre stato cosi,
ma credo che queste elezioni
siano diverse da tutte
quelle precedenti. Dopo
4 anni come quelli che abbiamo
passato la gente é arrabbiata,
é scontenta e di
conseguenza sarà molto ma
molto attenta alle proposte
ed ai programmi oltre
che, naturalmente, alle persone
che dovranno rappresentare
il cambiamento e
l’innovazione. Questo perché
è arrivato il momento
che la politica mostri la sua
capacità rigenerativa anche
relativamente alle forze
da mettere in campo oltre
che certamente in materia
di idee. Noi siamo pronti al
confronto programmatico
con tutti perché siamo convinti
di avere le ricette giuste
per i mali del Paese. Anzi
ci auguriamo che la campagna
elettorale sia un serrato
confronto tra le proposte
in modo che i cittadini
possono dare un voto
consapevole e sulle cose che
condivide e che ritiene debbano
essere fatte.
Cerchiamo di uscire dal
linguaggio politichese. Mi
dia delle proposte concrete
e chiare su come uscire
dalla crisi.
Certamente. La prima cosa
da fare é uscire dalla
black list italiana. Non dipende
solo da noi ma abbiamo
argomenti, strumenti e
relazioni per ottenerla prima
delle elezioni italiane di
aprile.
Seconda cosa far ripartire
l’economia reale: quindi
spazio a industria, artigianato
e commercio. Settori
che utilizzano uffici, laboratori,
capannoni, che danno
occupazione, che fanno lavorare
avvocati e commercialisti.
Qui ci vuole sburocratizzazione
per far partire
facilmente le nuove imprese,
liberalizzare l’attività
di impresa per residenti e
non, offrire incentivi e buone
condizioni a chi vuole investire
e risiedere nel nostro
Paese.
Terza cosa è dare ai giovani
gli strumenti per essere
i migliori. A partire da una
scuola assolutamente bilingue,
da borse di studio per
andare a formarsi all’estero
nei due o tre anni post
laurea. Puntare su una Università
di eccellenza, volano
per la ricerca, l’innovazione,
la tecnologia, la crescita
professionale e industriale
del Paese.
Quarta cosa aderire all’Europa
per allargare i nostri
orizzonti, la nostra cultura,
la nostra mentalità, i nostri
commerci, le nostre produzioni,
la nostra presenza nel
mondo, la nostra sovranità.
Quinta cosa convertire il
nostro sistema bancario e
finanziario in sintonia con
la Bce, Fmi, Wb, per diventare
una nicchia operativa
di eccellenza inserita e riconosciuta
a livello internazionale.
E potrei continuare…
D’accordo. Approfondiremo
prossimamente. Voglio
invece cambiare argomento.
Parliamo di socialisti:
la diaspora continua.
Come sono i rapporti
con il Pssm di Casali e
Andreoli?
Quando i socialisti si sono
presentati uniti hanno
avuto un apprezzamento
straordinario dall’elettorato
al punto da diventare
nel 2008, per la prima volta
nella storia, il primo partito
della Repubblica. Purtroppo,
nel 2009, dopo questo
grande risultato c’é stato
chi ha avuto la bella pensata
di rompere l’unità socialista
e sancire l’ennesima
frattura nel movimento.
Tutto questo con scarsa
lungimiranza, personalismo
esasperato, bramosia
di potere. A distanza di
tre anni mi sembra che chi
é stato artefice di questa infelice
uscita versi in grosse
difficoltà politiche ed in un
vicolo cieco.
Psrs e Nps dicono però che
con la creazione del Pssm
i socialisti si siano riuniti. Innanzitutto Psrs e Nps sono
ancora due partiti diversi
ognuno con i propri organismi
a differenza di quanto
proclamato. Se poi dovessero
unirsi sarebbe l’ennesimo
partito socialista
che nasce come ne sono nati
tanti altri nel passato recente
o remoto. Ma non si
può parlare di partito socialista
e non fare i conti con
l’unico partito, il Psd, che
ha il riconoscimento internazionale
essendo membro
attivo e riconosciuto del Pse
e dell’Internazionale Socialista.