Decreto Mussoni: d’ora in poi lavora solo chi è raccomandato. Tamagnini, Csdl

Decreto Mussoni: d’ora in poi lavora solo chi è raccomandato. Tamagnini, Csdl

Decreto Mussoni: d’ora in poi lavora solo chi è raccomandato
Dà un colpo di spugna ai diritti del lavoro e alla democrazia. I giovani sono una delle categorie più colpite: misure come le assunzioni nominative, i Co.co.co.pro, i distaccati, le assunzioni a tempo determinato, precarizzano i rapporti di lavoro, aumentano il potere e la discrezionalità delle imprese e mettono nelle mani dei datori di lavoro e della politica le assunzioni. Arriva dunque anche San Marino la generazione dei 1.000 euro…
 
di Giuliano Tamagnini – Segretario Generale CSdL
 
Ora che il Decreto Mussoni è stato definitivamente approvato, quasi tutti i problemi di competitività di San Marino saranno risolti. Quasi tutti perché i restanti, a sentir i politici, saranno risolti con la legge che riformerà il mercato del lavoro; una legge su cui, si sono affrettati a rassicurare il Segretario per il Lavoro e la sua maggioranza di governo, ci sarà un “vero” confronto. Ma vista l’esperienza precedente e il dibattito consiliare che ha portato all’approvazione del famigerato Decreto, rimane un po’ difficile da credere…
Questa maggioranza, che è tale solo per effetto del premio di maggioranza istituito dalla legge elettorale, ma che non lo è più da tempo nel paese né sul piano politico né su quello numerico, ha sostenuto che l’unico modo per far uscire il paese dalla crisi è quello di rendere più precari i rapporti di lavoro e abbassare i diritti dei lavoratori. Secondo lor signori, siccome la situazione è grave, i diritti dovranno essere sospesi, e con essi la democrazia. Sì la democrazia, perché tanti anni di lotte democratiche hanno determinato la conquista di importanti diritti per i lavoratori nei confronti dello strapotere del datore di lavoro; diritti che non possono e non devono essere cancellati solo perché la classe dirigente politica ed economica non vuole invertire la rotta dei facili guadagni sulla pelle del paese.
 
Non si vogliono affrontare i nodi dello sviluppo, degli accordi internazionali, in primis con l’Italia; è solo tagliando i diritti a chi sta pagando il prezzo più alto della crisi, i lavoratori, che si pretende, dando anche improbabili lezioni di economia, di far uscire il paese dall’isolamento internazionale determinato dalla volontà politica di voler difendere a tutti costi l’economia del segreto bancario e dell’anonimato, quando  non addirittura l’economia in odore di mafia, con forti sospetti di collusione con settori nella classe politica nostrana. Per noi la democrazia non è una variabile indipendente, è una costante della vita civile delle persone, e non siamo disposti a farcela scippare da un Governo qualunque. Alcuni cenni sul decreto che dovrebbe far volare la nostra economia, a scapito però del legittimo e giusto diritto al lavoro per tutti i cittadini di questo paese, come stabilisce la nostra carta costituzionale.
1)                Assunzioni nominative – Mentre la norma precedente stabiliva che si poteva ricorrere a questa forma di assunzione a condizione che fossero a tempo indeterminato e almeno al terzo livello per diplomati e laureati, da oggi sono sempre possibili. In tal modo si regala a imprese, politica e potenti di turno la possibilità di gestire a propri fini ed interessi uno dei capisaldi della convivenza democratica, cioè il diritto all’autodeterminazione economica costruita in base alle proprie abilità professionali. In sostanza, per lavorare d’ora in poi, come avveniva in un passato che consideravamo lontano, bisognerà andarsi a raccomandare da qualche politico, padrone, prete, maresciallo, ecc..
2)                Assunzioni dei lavoratori frontalieri – Ascoltando il dibattito consiliare sembrava di sognare, nel senso che quelli che hanno votato la tassa razzista ai lavoratori non residenti e pretendono di tenerli precari a vita, si sono elevati a massimi tutori dei loro diritti. Questi signori hanno un concetto di democrazia e dei diritti alquanto bizzarro; da una parte dicono di sostenere il diritto al lavoro dei frontalieri a San Marino, e dall’altro si sentono liberi di creare norme per discriminarli; veramente penoso!
Noi invece sosteniamo da sempre che prima di ricorrere a lavoratori non residenti, è necessario verificare se per le specifiche mansioni richieste vi sono sammarinesi o residenti. Ma una volta collocato a San Marino un lavoratore non residente, dando per una volta una prova di civiltà, egli deve essere trattato alla pari di tutti gli altri lavoratori di questo paese. A proposito, signori tutori dei diritti dei frontalieri, sulla tassa razzista che avete istituito con la finanziaria 2011 cosa avete intenzione di fare? La taglierete, oppure la lascerete com’è, tanto questi lavoratori non votano?
 
3)                I Co.co.co.pro – Questa forma di lavoro serve alle imprese per sottopagare e sottotrattare i dipendenti al di fuori del contratto di lavoro. Produrrà anche fra i sammarinesi la famosa generazione 1.000 euro. Altro bel servizio ai giovani di questo paese. E pensare che sarebbe bastato confermare la precedente norma che stabilisce che tali pratiche possono essere fatte solo per mansioni che non rientrano nel normale ciclo lavorativo…
4)                I distaccati – Con questa norma sarà possibile far entrare a San Marino figure professionali che magari il nostro mercato del lavoro ha già al proprio interno. Anche qui bastava scrivere che i distacchi erano possibili solo a condizione che per le mansioni specifiche non sono presenti nelle liste collocamento figure corrispondenti; ma hanno dovuto fare un regalo a un certo modello di impresa parassita, a scapito dei tanti bravi giovani sammarinesi.
5)                Assunzioni a tempo determinato – Hanno allungato di sei mesi l’assunzione a tempo determinato, portandola da 12 mesi a 18, solo e unicamente per dare ulteriore potere discrezionale alle imprese. A meno che le aziende, attraverso il ricatto del rinnovo del permesso di lavoro, non paghino meno i lavoratori, dal punto di vista economico non cambia nulla, quindi non si capisce la necessità di questa ulteriore discriminazione. 
6)                Sanzioni – Le tante nuove sanzioni, sono vanificate dall’introduzione della sanatoria/condono a tempo. Bisogna essere seri, non si può da una parte inasprire le sanzioni e dall’altra offrire la scappatoia perché queste poi nella realtà non vengono applicate.
Questi sono gli elementi più scottanti della nuova legge propagandata pomposamente come panacea dei mali economici della RSM. In realtà è solo un ritorno al passato che rimette nelle mani delle imprese e del potere politico il legittimo diritto democratico al lavoro. Un provvedimento che contrasteremo con tutte le nostre forze e con ogni mezzo democratico.
 
2 ottobre 2011

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