‘Ecco cosa è successo alla mia banca’, Mario Amati. NQRimini San Marino

‘Ecco cosa è successo alla mia banca’, Mario Amati. NQRimini San Marino

NQRimini San Marino

 

Il figlio del fondatore del Credito
sammarinese a ruota libera sulle ultime vicende dell’istituto commissariato

“Ecco cosa è successo alla mia banca”

Mario
Amati: “Quando abbiamo chiesto aiuto Banca centrale ci ha risposto con
un’ispezione”

Anna De Martino

SAN MARINO – Perché il Credito sammarinese ha avuto il destino
segnato?
Quali sono state le circostanze che hanno portato l’istituto
di credito della famiglia Amati sull’orlo del fallimento? La partita è davvero
chiusa? Una serie di interrogativi ai quali si può tentare di dare una risposta
con l’aiuto di Mario Amati, figlio del presidente Lucio, e nella proprietà della
banca.

 Partiamo dall’inizio, dalle prime difficoltà. “La
congiuntura negativa per il credito sammarinese è iniziata con lo scudo fiscale
del 2009 che ha comportato un deflusso importante: quasi il 50% dei capitali
affidati al Cs sono stati scudati, rientrando in Italia. E stando alla lettura
fatte da Bankitalia, hanno scudato quelle persone che potevano riportare in
patria i propri soldi senza timori di conseguenze penali. Ciò vuol dire che la
nostra clientela proveniva da contesti sani. In quel periodo, devo dire che la
banca ha reagito bene, la struttura ha tenuto, ma comunque ci rivolgiamo a Banca
centrale di San Marino per far presente la situazione. In sostanza a Bcsm
abbiamo chiesto una mano per superare l’empasse dello scudo. La risposta è stata
l’invio degli ispettori di Bcsm al Credito sammarinese per l’ispezione”.

Quanto dura l’ispezione? “Sei mesi, dal 30 novembre 2009, al
27 maggio del 2010. Gli ispettori arrivano in banca con un elenco preciso delle
pratiche. Erano già preparati e guidati dalla nostra stessa direzione generale,
che all’epoca era già Valter Vendemini. E devo dire che la nomina stessa di
Vendemini ci era stata fortemente consigliata da Banca centrale e dal presidente
del Cs. Nel pieno dell’ispezione, il Credito sammarinese nel tentativo di uscire
dalla strettoia, chiede a Banca di San Marino, il secondo istituto di credito
più grande a San Marino, di scontare alcuni leasing della controllata Polis, in
modo da ricostituire una parte della liquidità. Tra i leasing della Polis
c’erano anche quelli accesi per le famose barche di Giulio Lolli”.

 Ma il Credito sammarinese nel caso di Lolli, che ha truffato tanta
gente con le doppie vendite, vanta dei crediti?
“La questione yacht
merita un capitolo a parte. In totale, i leasing per le barche di Lolli fatte
attraverso la Polis vengono accesi un anno prima che venisse alla luce la grande
truffa. Sono 8 in totale le barche a leasing, (per un totale di 8 milioni di
euro) 5 le abbiamo recuperate e 3 no. Ma i leasing per le due ultime barche, di
valori importanti, 4 milioni di euro, sono stati accesi per un certo “pressing”
del direttore generale Vendemini, perché il figlio che lavorava con noi aveva
rapporti personali proprio con Lolli. Era quasi un favore personale”.

Torniamo a poco prima della fine dell’ispezione “Il 27
maggio 2010, Banca centrale finisce la sua ispezione dicendoci che avremmo avuto
30 giorni di tempo per versare 9 milioni di euro altrimenti ci avrebbero
commissariati. Il 28 maggio, il direttore generale del Credito sammarinese,
Valter Vendemini, comunica a mio padre di avere un acquirente per il Credito
sammarinese. Ci giunge un manifestazione di interesse da parte della Finanziaria
Sammarinese, riconducibile alla famiglia Reggini che si dice interessata e
chiede una due diligence (ndr: una verifica sulla valutazione della banca). Il
credito sammarinese non ci sta. E poco dopo viene pubblicato su un quotidiano
uno stralcio del report di Banca centrale sul Cs nel quale si abbatte il valore
della banca. Da lì la nostra denuncia contro ignoti per aggiotaggio in Tribunale
a San Marino”.

Ma il commissariamento però arriva solo nel 2011? “Si perché
facciamo ricorso al giudice amministrativo che ci dà sempre ragione, fino al
marzo del 2011, quando perdiamo l’ultimo ricorso. Banca centrale a quel punto ci
dà l’ultimatum al 30 giugno 2011 nel quale ci dicono che avremmo dovuto
ricostituire il capitale sociale a 13 milioni di euro, con una
ricapitalizzazione di 9 milioni. Fissiamo così una assemblea dei soci al 30
maggio 2011, ma il 26, 4 giorni prima, da Banca centrale ci fanno sapere che
dobbiamo riaprire il bilancio perché dobbiamo conteggiare le perdite della
partecipazione del Credito sammarinese in banca Mb, nel frattempo andata in
liquidazione coatta amministrativa. Lo facciamo anche se la perdita eventuale
era da riportare non nel bilancio 2010 che si andava a discutere in assemblea,
ma in quello 2011. Un anno dopo, quindi. Comunque ci atteniamo alla legge,
calcolando una ricapitalizzazione di 9,5 milioni di euro. L’assemblea è rinviata
al 22 giugno con l’autorizzazione alla ricapitalizzazione a 13 milioni (e
rimessa di 9) e ci dà 8 giorni per fare il versamento, anche se la legge dice
che servono 10 giorni da quando il verbale dell’assemblea viene depositato in
tribunale. Nel frattempo, per una dimenticanza pare di Sandro Sapignoli, alla
scadenza di un deposito dell’Iss da 5 milioni di euro, non viene comunicata il
rinnovo presso il Credito sammarinese, e la somma viene immediatamente ripartita
tra altre due banche sammarinesi. Il 7 luglio, Vendemini viene arrestato. L’8 il
Cs commissariato”.

Indagine giudiziaria a parte, ora quali sono le prospettive?
“Ora ci dicono che i 9 milioni sono diventati 40, in tre mesi,
aumentando di 15 milioni le potenziali perdite di Polis dovute al caso Lolli,
oltre a 18 milioni di perdite dovute ad una diversa classificazione dei crediti
fatta dal commissario. Altrimenti è la liquidazione coatta. Senza tentare di
trattare con chi è interessato all’acquisizione del Cs. E c’è chi è
interessato”. 

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