Economy ,Kratchmarova Zornitza, intervista a Gabriele Gatti

Economy ,Kratchmarova Zornitza, intervista a Gabriele Gatti

Economy
Intervista a Gabriele Gatti – Miracoli a San Marino – San Marino questa volta cambiamo
di Kratchmarova Zornitza
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Ecnomy IL BUSINESS MAGAZINE DI MONDADORI
QUESTA VOLTA CAMBIAMO «Gli accordi sulla cooperazione fiscale e finanziaria con l’Italia sono cosa fatta». Parola di Gabriele Gatti, 56 anni, segretario di Stato alle Finanze della Repubblica di San Marino, da venti anni e più nello scacchiere politico della Rocca, che a Economy assicura: «Sul piano tecnico l’intesa c’è». In palio c’è il futuro del Titano, che rischia di finire nella «black list» dell’Ocse, ossia la lista nera dei Paesi-canaglia, se non rompe il muro di protezione che per secoli ha avvolto i suoi forzieri. I vertici dell’organizzazione internazionale sono irremovibili: entro settembre gli Stati «sotto osservazione» e, dunque, inseriti nella «lista grigia» devono firmare almeno 12 patti di collaborazione reciproca. Altrimenti scatterà la bocciatura. «Mi auguro che l’Italia sia della partita» aggiunge Gatti, che sta trattando a tutto campo con una ventina di Stati, oltre all’Italia, tra cui Francia, Spagna e Germania. Tre sono le intese siglate finora: con Belgio, Monaco e Isole Samoa.


Il ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, non sembra così ottimista sui tempi…

Ci sono alcuni punti da chiarire, è vero. Lo faremo in occasione dell’incontro di metà settembre a Roma. Vog1iamo normalizzare la situazione di San Marino. Non possiamo permetterci passi falsi.


Per Via XX settembre avete troppo contante: un miliardo di euro per 31 mila abitanti. È così?

Le stime sono attendibili. Ma il nuovo governo, che si è insediato il 4 dicembre, sta correndo ai ripari.


Come?

Abbiamo istituito punti di controllo ai confini per intercettare eventuali partite di nero. Chi viene pizzicato con somme ingenti è segnalato alla Banca centrale per la verifica di eventuali anomalie.


Girare con una somma inferiore ai 10 mila euro, però , non è reato, vero?

Giusto. Ma chi lo fa tutti i giorni, o quasi, desta sospetto di riciclaggio.


E quindi?

Va segnalato comunque. Starà agli organi di vigilanza decidere il da farsi. Anche comunicandolo alle autorità competenti dello Stato interessato, nel caso si tratti di un cittadino straniero.


Altro punto di attrito con l’Italia: le residenze di comodo. Per l’Agenzia delle entrate nella sola San Marino ce ne sono 8.095. Che cosa risponde?


Si tratta di stime eccessive. Saranno il 4-5% di quelle sospettate, non di pi . Ci vorranno 8-9 mesi, per , per avere i dati certi.


Perché?

Abbiamo avviato un censimento a tappeto per pescare i «furbetti». Incroceremo i dati su rifiuti, utenze domestiche e altro ancora. Ripeto: è nostro interesse agire con la massima trasparenza.


Anche sul fronte delle società anonime, altro ingranaggio fondamentale per i paradisi fiscali?

Direi di sì. Non a caso con la legge 100 del 22luglio2009 abbiamo introdotto l’obbligo di deposito delle azioni delle società anonime presso un notaio sammarinese a scelta degli interessati.


Con quale obiettivo?

Poter risalire ai titolari in caso di necessità. Magari su richiesta della magistratura. Vogliamo contrastare eventuali azioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.


Quante sono le società anonime a San Marino?

Abbiamo fatto i conti: 548, di cui 58 con licenza sospesa, su un totale di 3.680 società operative.


Molte hanno domicili fittizi…

Anche su questo fronte stiamo attivando controlli a tappeto. Chi arrotondava affittando i suoi locali a più realtà non avrà vita facile.


Basterebbe una banca dati che segnali le situazioni anomale.

Ci stiamo attrezzando.


A turbare i vostri sonni c’è anche lo scricchiolare del segreto bancario. È a rischio estinzione?

Non direi. Gli scambi di informazione a fini fiscali con Paesi terzi sono compatibili con il segreto bancario. A dirlo è la stessa Ocse, che prevede la sua violazione in circostanze ben definite.


Cioè?

Le richieste devono riguardare singoli casi e vanno sorrette da domande «concrete e motivate».


In ogni caso il rischio di finire nel mirino del fisco è concreto.

Le probabilità sono maggiori, d’accordo. Ma non abbiamo altra scelta. A dettare le regole del gioco sono gli organismi internazionali. A noi non resta che adeguarci.


Che cosa prevedono gli accordi con l’italia?

In materia fiscale, il governo italiano potrà chiedere alle nostre autorità informazioni su un cittadino italiano con interessi economici nella Rocca. E lo stesso varrà per noi. Con una particolarità.


Quale?

Il nostro ordinamento non prevede il reato fiscale, ma la collaborazione verrà comunque assicurata.


Che cosa cambia rispetto a prima?

Parecchio. Fino a oggi l’unico modo per ottenere informazioni fiscali era avviare una rogatoria internazionale, che presuppone un reato penale e tempi di risposta più lunghi.


Altre novità?

Un capitolo importante è dedicato alla doppia imposizione fiscale.


In che termini?

Si prevede che chi lavora a San Marino paghi le tasse a San Marino, ma fàccia la dichiarazione dei redditi anche in Italia per un eventuale conguaglio. E viceversa.


Quanti sono gli italiani interessati dal provvedimento?

I cosiddetti «frontalieri» sono 6 mila circa.


È la prima volta che si arriva alle battute finali di un accordo simile con l’Italia?

No. Nel 2002 avevamo già raggiunto un’intesa sul fronte fiscale, ma rimase lettera morta.


Per quale motivo?

Non ci fu la ratifica dei rispettivi Parlamenti.


Chi fu a firmare?

Per San Marino firmai io, in qualità di segretario di Stato agli Affari esteri. Per l’Italia Roberto Antonione, sottosegretario agli Esteri dell’allora governo Berlusconi.


Che cosa impedì il via libera?

Da lì a poco il nostro governo cadde e a prevalere furono le remore circa i danni che l’apertura avrebbe creato all’economia della Rocca. E nemmeno l’Italia dimostrò interesse nell’andare avanti.


Anche ora si corre un simile rischio?

Assolutamente no. Stavolta mi aspetto una corsia preferenziale in entrambi i Paesi. Il clima politico è cambiato e non c’è più tempo da perdere.


A quando l’entrata in vigore degli accordi, dunque?

Entro gennaio 2010 potrebbero essere operativi. Almeno così mi auguro.


Gli effetti per San Marino potrebbero essere devastanti. O no?

Non sono così pessimista. Qualche contraccolpo ci sarà, è ovvio. Ma correremo ai ripari.


A quanto ammonta il peso della finanza nell’economia di San Marino?

Il 20% [dato da verificare dal testo] circa sul totale del Pil. Ma vorrei precisare una cosa.


Dica.

Non si tratta certo di un compatto moribondo. Quello che dovrà fare, semmai, è cambiare volto.


Come?

Facendo leva su prodotti finanziari più efficienti anziché sulla pura riservatezza, per esempio.


Peccato che per il Consiglio d’Europa San Marino abbia un sistema finanziario a rischio…

Sul nostro conto pesa il giudizio di MoneyVal, l’organismo del Consiglio d’Europa che si occupa di antiriciclaggio, è vero. Nell’aprile 2008 la nostra normativa in materia è stata giudicata non idonea. Ma stiamo facendo il possibile per adeguarci e il 21 settembre ci sarà una verifica sui progressi fatti.


A mettervi nei pasticci è stata l’inchiesta «Re Nero» della Procura di Forlì?

Sì. La sammarinese Asset Banca fu accusata di violazione delle norme finanziarie e traffico illegale di valuta e l’intero sistema finì nel mirino degli organismi internazionali. Anche il governatore della Banca Centrale dell’epoca, Antonio Valentini, fu costretto alle dimissioni.


E il caso «Varano»? Di male in peggio, si direbbe. E ora?

Speriamo che i nuovi vertici della Cassa vendano al più presto le quote in Delta per porre così fine allo scandalo. Gli interessati, a quanto pare, non mancano.


Intesa Sanpaolo è l’acquirente più accreditato.

Così dicono. Ma preferisco non commentare voci di mercato.


Lei ha sostenuto la candidatura di Carla Matilde Panzeri, ex Banca d’italia, quale sostituta di Luca Papi, direttore generale della Banca Centrale di San Marino, troppo zelante nei controlli sugli sportelli locali?

E una ricostruzione fantasiosa. E vero che io ho fatto il nome della Panzeri, però non quale sostituta di Papi, bensì del dimissionario Valentini, il presidente. Anche perché quella nomina fu piuttosto burrascosa: ci volle più di un anno prima di arrivare a Biagio Bossone.


E Papi?


Non ci siamo mai occupati della sua eventuale sostituzione. Sono voci infondate.


Sempre sull’affaire «Varano» è in arrivo una maxirogatoria per un centinaio di soggetti tra persone fisiche e giuridiche. Come vi comporterete?

Risponderemo con puntualità e tempestività. Come sempre.


I magistrati invece temono tempi lunghi e tortuosità burocratiche.

Mi sento di rassicurarli. A occuparsene saranno il giudice delle rogatorie, Rita Vannucci, e il suo staff.


Che pare sia sottodimensionato… Che cosa pensa dello scudo fiscale ter al via il 15 settembre?

Ne avremmo fatto volentieri a meno. Gli effetti si faranno sentire.


Si stima che la fuga di capitali si possa aggirare sui 2-2.2 miliardi di euro. Che ne pensa?

E un calcolo veritiero. Gli scudi del 2001 e del 2003 hanno avuto effetti pi soft. Ma le condizioni ora sono diverse. E l’esposizione mediatica costante non gioca certo a nostro favore.


Che cosa farete?

Ci stiamo attrezzando per fare fronte alle richieste di chi vuole approfittarne.


E per le casse del Titano?

Ce la faremo. La nostra economia è piuttosto diversificata e può fare leva su diversi asset.


Quali?

Uno su tutti: il fisco leggero. Per le società, per esempio, è in vigore una aliquota unica al 17%, ben al di sotto delle imposte dirette italiane. Anche l’Iva, da noi chiamata Monofase, è pi appetibile.


Di quanto?

Dipende dai prodotti, ma il differenziale medio è di 5 punti.


Il 31 marzo scorso avete siglato un accordo di collaborazione con l’italia. Di che si tratta?

L’idea è di realizzare progetti congiunti in più campi. Il primo banco di prova sarà la messa a punto di un parco tecnico- scientifico per l’avvio di progetti hi-tech.


A quando il taglio del nastro?

Entro dicembre definiremo i dettagli con le regioni coinvolte: Marche ed Emilia-Romagna.


Ultimo nodo: la concorrenza sleale sul fronte dei carburanti. La Smac Card riconosce sconti alle pompe sammarinesi tra il 2 e il 10%…

La Card è stata introdotta come sostegno ai consumi di San Marino ed è utilizzabile in oltre 300 esercizi commerciali della Rocca, non solo presso i benzinai. Per averla basta pagare 10 euro.


Ma vale anche per i cittadini italiani…

E’ vero, ma il suo meccanismo sarà rivisto a breve. Entro l’autunno, direi.

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