Elezioni pedagogiche

Elezioni pedagogiche

Elezioni pedagogiche

Passato lo stress e l’ubriacatura delle elezioni, mi permetto, legittimato solo dalla mia posizione di nonno, di esprimere una mia valutazione e contribuire a interpretare quello che è successo.

Le elezioni erano necessarie. Da tempo mi ero convinto che una situazione come quella che si era creata non poteva continuare: astio, aggressività, mancanza di dialogo e di confronto di fronte ad una situazione economica e sociale del Paese tragica e con poche prospettive.

Il risultato elettorale è molto interessante e può aprire spiragli di speranza. Dovrebbe intanto avere dato una lezione a tutti: ai vincitori che dovrebbero capire che se avevano perso al ballottaggio nel 2016 voleva dire che i cittadini avevano creduto in un’alternativa perché erano stati fatti degli errori gravi che ora devono stare attenti a non ripetere; a chi era al governo che avranno già capito che non si va al governo per comandare, ma per governare e non si governa rifiutando il confronto con le componenti sociali ed economiche e con le altre componenti della società politica, soprattutto non si va al governo per affermare proprie infantili manie ideologiche che producono leggi mostro.

Qualche lezione anche a chi si presentava con velleità egemoniche per l’alternativa con una aggressività che ha spaventato i cittadini più riflessivi che hanno temuto che se vincevano sarebbero stato più chiusi e arroganti dei precedenti (i grandi statisti hanno autorevolezza e statura politica, non ridono in faccia agli avversari che gli parlano, non sono arcigni ma sanno sorridere amabilmente – dai, Zeppa, facci vedere il tuo sorriso in tv e qualche gesto di cordialità verso gli insecutori!). So che qualcuno non avrà capito la lezione perché si sente investito da un mandato divino di fare quello che pensa senza confrontarsi con nessuno, in particolare con il sindacato. Mi spaventa, ma penso non andrà lontano.

Un aspetto importante che nessuno mi sembra abbia colto: temevo molto l’imbarbarimento della politica nel razzismo e nel parafascismo salviniano. Non è successo e ho fiducia nella Dc, soprattutto in alcuni amici di cui conosco il sentimento democratico, che conto sarà baluardo assieme a tutti democratici contro questa eventuale deriva pericolosa.

Adesso avanti facendo tesoro dalla lezione che hanno dato queste elezioni e attenti a non ripetere sempre gli stessi errori; assieme in quanti più possibile numerosi perché la sfida è ardua.

 

Giovanni Giardi

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