Epifanio Troina: Armeni, il genocidio 99 anni dopo

Epifanio Troina: Armeni, il genocidio 99 anni dopo

Il monte Ararat con le sue cime ammantate di neve e la pianura inondata di sole ai suoi piedi: è una delle immagini più belle e suggestive dell’Armenia. L’immagine dell’Ararat è centrale per capire il sentimento che anima la vita e la storia di questo popolo perseguitato e per comprendere, fin dove è possibile, il senso di una ferita tanto devastante e profonda da non poter essere mai sanata.

Ararat, il monte di Dio, della Patria perduta, del senso di unità frantumato, del desiderio del ritorno, del mistero del destino.

Ararat, alla cui ombra sempre si forma e si disperde l’ombra del “Grande Male”, come gli Armeni definiscono il genocidio che ha spezzato la loro storia. Il 24 aprile di ogni anno le comunità Armene sparse nel mondo commemorano le vittime del genocidio perpetrato in Anatolia nel 1915 a danno della minoranza armena. In quell’evento disastroso, il primo del genere nel secolo ventesimo, e che, di fatto, aprì la strada ad analoghe disumane atrocità, trovarono la morte un milione e mezzo di Armeni.

Il genocidio degli Armeni è, da qualche anno, uscito dall’oblio in cui era stato sepolto, grazie anche a libri di grande successo internazionale, come “La masseria delle allodole” e “La strada per Smirne” di Antonia Arslan, che, con questi suoi romanzi, ha reso una vibrante e commovente testimonianza delle atrocità del genocidio.

Il ricordo e la commemorazione del genocidio degli Armeni deve continuare, ma quest’anno, dopo le tantissime nazioni che lo hanno riconosciuto, si attende il riconoscimento da parte del presidente degli Stati Uniti Obama.

San Marino può ancora attendere? Il lutto degli Armeni “è lutto di noi tutti”.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy