ESCLUSIVO: Il prestito ponte per San Marino arriverà dagli USA

ESCLUSIVO: Il prestito ponte per San Marino arriverà dagli USA

Ancora pochi giorni e nelle casse della Repubblica di San Marino arriveranno 150 (attesissimi) milioni di euro.

Si tratta dell’ormai famoso “prestito ponte“, con cui il governo del Titano conta di dare ossigeno all’asfittico bilancio pubblico in attesa che arrivino i 300 milioni di euro dei Titano Bond. I titoli di debito pubblico sarebbero dovuti finire sul mercato nella seconda metà del 2020 ma l’emissione è poi stata fatta slittare al 2021: “Non ci sono le condizioni per andare sul mercato – ha detto il Segretario di Stato alle Finanze Marco Gatti nell’ultimo Consiglio per questo non abbiamo collocato sul mercato il bond”.

Il prestito ponte è stato approvato a maggioranza la scorsa settimana dalla Commissione consiliare Finanze riunita in seduta segreta. Ma qualcosa inizia a trapelare.

 

Innanzitutto sembra che il clima si sia surriscaldato anche in alcuni banchi della maggioranza, dove non sarebbe stato gradito che il Segretario Gatti si sia presentato in aula con un’unica proposta concreta da mettere ai voti. E con un bilancio previsionale dello Stato per il 2021 che al momento conta un deficit tra entrate e uscite di circa 167 mln di euro, c’è chi si è sentito con le spalle al muro. Dal canto suo il titolare di Palazzo Begni ha spiegato che la Segreteria ha esaminato diverse proposte ma che tutte tranne quella poi portata a Palazzo sono state scartate per problemi di natura tecnica o di tempistiche troppo lunghe. Infatti questi 150 milioni servono senza meno entro il mese di dicembre.

Inoltre, a seguito della riunione, Repubblica Futura si è recata dai Capitani Reggenti per esprimere “preoccupazione rispetto al progetto presentato”.

 

La multinazionale del food

Così a concedere il prestito a San Marino sarà la Cargill Financial Services International, Inc., una società americana con sede ad Hopkins nel Minnesota e registrata nello Stato del Delaware. Si tratta di una società finanziaria che fa parte della multinazionale statunitense Cargill Inc, una delle società private più grandi del mondo, in quanto non è quotata in borsa ma appartiene in buona parte ai discendenti di William Wallace Cargill che la fondò nel 1865. A settembre 2019 il Minneapolis/St. Paul Business Journal ha indicato la Cargill come la più grande società privata del Minnesota con 114,7 miliardi di dollari di fatturato nel 2018. Un vero e proprio colosso, che conta 155.000 dipendenti in 70 paesi tra cui l’Italia, dove è presente dal 1962 e dove è impegnata, con circa 700 dipendenti, nella produzione e vendita di alimenti zootecnici, dolcificanti, amidi e pectina, nel commercio di cereali, semi oleosi e di ingredientistica alimentare per l’industria.

Sì perché la Cargill è attiva principalmente nel settore alimentare. Non a caso l’obiettivo dichiarato che campeggia nei sui siti web è “nutrire il pianeta in modo responsabile e sostenibile”.

L’home page del sito italiano della Cargill

 

L’Ucraina prima di San Marino

La Cargill Financial Services International è invece uno dei rami finanziari del gruppo e in questi mesi si è già contraddistinta per un prestito ad un paese europeo. Si tratta dell’Ucraina, che ad agosto di quest’anno ha contratto un debito con la società americana per 250 milioni di euro. Il prestito sarà rimborsato in 3 e 5 anni con rispettivamente il 5.95% e il 6.85% di interessi.

È di luglio invece la notizia che la Khalq Bank, banca della Repubblica dell’Uzbekistan, ha ottenuto un prestito di 50 milioni di dollari dagli americani.

 

Durata e interessi

Ma torniamo a San Marino. I soldi dalla Cargill arriveranno entro il 15 dicembre e dovranno essere restituiti tra un anno esatto. Il governo quindi conta di ripagare il prestito agli americani con i nuovi debiti che saranno contratti nel 2021, a partire dai 300 milioni di euro dei Titano Bond. Inclusi ovviamente gli interessi, che dovrebbero ammontare a poco meno del 3% per una somma di circa 4,5 milioni di euro complessivi. Ma anche ai commissari è stato specificato che per i dettagli e la certezze delle cifre occorre attendere la firma del contratto.

Resta da capire però se questo primo debito, che da solo vale oltre il 10% del PIL di San Marino, andrà ad incidere sulla collocazione dei successivi Bond, se non altro perché poi il paese avrà la spada di Damocle del rimborso entro la fine del 2021.

Il Decreto per il contratto

A proposito di contratto: è stato promulgato lunedì 7 dicembre il Decreto-Legge n.212/2020, “Disposizioni inerenti le operazioni di finanziamento destinate all’acquisizione di risorse finanziarie da parte dello Stato mediante finanziamenti internazionali”. Come indicato dal Congresso di Stato nel testo, si tratta di una norma che prevede specifiche disposizioni in materia fiscale e di risoluzione delle controversie da applicare alle operazioni di finanziamento internazionale effettuate dallo Stato. Disposizioni date dalla “urgenza di perfezionare e concludere i relativi contratti di finanziamento internazionale a breve termine entro il corrente mese di dicembre 2020”. Quindi proprio il contratto per il prestito ponte con la Cargill.
Per la parte fiscale il Decreto semplicemente stabilisce che tutta l’operazione non avrà imposte di alcun tipo. Mentre più particolare è il punto successivo che recita: “Ai fini della risoluzione di tutte le controversie (…)  è possibile prevedere che la Repubblica di San Marino sia soggetta alla giurisdizione esclusiva di uno Stato estero e/o ad arbitrato con sede in uno Stato estero, anche con facoltà, riservata ai soggetti finanziatori, di adire a propria discrezione l’Autorità Giudiziaria di uno o più Stati diversi, purché già espressamente individuati nell’apposita convenzione di finanziamento“. Cioè in caso di controversie la Cargill potrà citare la Repubblica di San Marino presso tutti quegli Stati esteri che vorrà inserire nella convenzione. Un aspetto che anche in Commissione ha sollevato non pochi malumori.

 

Lo studio legale delle grandi operazioni

Data la complessità dell’operazione, la Segreteria di Stato alle Finanze si è fatta supportare nella stesura dell’accordo con la multinazionale americana dallo studio legale Clifford Chance LLP, che a sua volta è una grande multinazionale del settore, tra le prime sette al mondo per fatturato, con sede centrale a Londra e 34 uffici in 23 Paesi tra Europa, Americhe, Asia ed Oceania. Oggi può contare su un team di circa 3.500 avvocati e ricavi totali pari a circa 2 miliardi di euro. Si tratta di uno studio di altissimo livello che negli ultimi anni ha seguito ad esempio il collocamento del prestito obbligazionario sul mercato di Campari per 550 milioni di euro, l’acquisto del 49% di EOLO da parte del fondo statunitense Searchlight Capital Partners per 300 milioni, oppure (insieme agli studi Bonelli-Erede e Gianni Origoni) la cessione da parte di Atlantia del 49% del capitale di Telepass al gestore di fondi di private equity Partners Group per circa 1 miliardo di euro.

 

Le garanzie

Tra i diversi aspetti che hanno tenuto banco in Commissione c’è stato quello delle garanzie che il nostro governo ha messo sul piatto con la Cargill. In parole povere: su cosa si può rivalere la società nel malaugurato caso in cui lo Stato non riesca a pagare il suo debito nel tempo stabilito? Sembra che i commissari siano stati rassicurati dal Segretario Gatti sul fatto che siano escluse tutte le proprietà statali, a partire dai beni storici-culturali, quelli naturali e dalle infrastrutture. Ma, non avendo in mano il contratto definitivo, dall’opposizione c’è chi non sarebbe stato convinto, temendo per la sorte di quelle (poche) aziende pubbliche capaci di generare utili.

Ci sono alternative?

Altro motivo di dibattito a Palazzo è stata sulla presenza o meno di alternative a questo prestito internazionale. Dai banchi dell’opposizione in particolare è stato chiesto di approfondire se e come usare parte delle centinaia di milioni di euro in titoli che Banca Centrale detiene nel proprio portafoglio investimenti. Un’idea che Libera aveva già proposto ad aprile di quest’anno e che anche Rf ha portato all’attenzione dell’aula e della Reggenza. “Se il paese ha crisi di liquidità – ha detto Sara Conti ai microfoni della San Marino Rtv – perché non cercare di reperirle all’interno? Ad esempio tramite Banca Centrale, tanto più che da una risposta ad una nostra interpellanza sappiamo che ha a disposizione 340 milioni in titoli immediatamente liquidabili. Non vorremmo – ha aggiunto – che a guadagnarci fossero ancora una volta gli amici degli amici e a perderci tutti i sammarinesi”.

 

Come saranno spesi

Di certo, una volta incassato il maxi assegno, occorrerà capire da maggioranza e governo come intendono spenderlo, a partire dalla legge di bilancio che approderà in seconda lettura nelle prossime settimane. Marco Gatti a più riprese ha sottolineato che l’arrivo di liquidità è condizione necessaria per poter impostare le riforme che inevitabilmente andranno a impattare sulle tasche dei cittadini, come quella dell’Iva e delle pensioni.

Rete nei giorni scorsi ha auspicato che il prestito “non sia utilizzato per la spesa corrente” e che è “fondamentale che si applichi un rigore selettivo nella spesa da parte delle segreterie di Stato, affiancato da un piano organico di riforme e di interventi strutturali che favoriscano la ripresa dell’economia e mettano in sicurezza il Paese”.

Csdl e Cdls invece hanno chiesto al Segretario Gatti confronto e condivisione sul testo che tornerà in aula.

Anche nell’ultima Commissione Finanze sembra che diversi consiglieri di maggioranza abbiamo sottolineato la necessità di avere un piano preciso per il rimborso complessivo del prestito, auspicando il coinvolgimento allargato a tutto il paese.

Davide Giardi

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