Patrizia M. Lancellotti – Corriere Romagna: A denunciarli è stato un 30enne che avevano assunto come “colf” con la promessa di regolarizzarlo. Sono accusati di estorsione /
Ricatti e botte per il permesso di soggiorno /
In manette tre bengalesi, gestori di un negozio, che avrebbero truffato almeno dieci connazionali
RIMINI. Pretendevano 5mila euro per un permesso di soggiorno che forse non sarebbe mai arrivato e quando il bengalese ha provato a ribellarsi lo hanno riempito di botte. La denuncia del 30enne ha portato all’arresto, da parte della polizia municipale, di tre connazionali che avrebbero truffato almeno una decina di stranieri, sempre con la stessa tecnica: offrire un lavoro nei propri negozi con la promessa di metterli in regola e pretendere cifre tra i 5 e i 10mila euro per poi sparire nel nulla. L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani (il giudice che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare è Sonia Pasini) nasce dopo che il 30enne fugge dall’abitazione del suo datore di lavoro, anche lui del Bangladesh, l’1 aprile dello scorso anno, dopo essere stato picchiato da Amjad Hossain 35enne, da suo fratello Sufian Abu 45enne e dal nipote Mohammad Shariotullah 28enne. Lo straniero, giunto in Italia come clandestino nel 2006, nell’agosto 2009 viene “assunto” da Hossain come colf in casa e per fare le pulizie nel negozio di bigiotteria che gestiva a Borgo marina dove lavora fino al 2011 sempre in attesa di essere regolarizzato dal connazionale. Fino a quando, dopo le insistenze del 30enne, il commerciante lo convoca a casa, dove ci sono anche il fratello e il nipote e gli chiede di sborsare 5mila euro per metterlo in regola. Al rifiuto dell’uomo, che minaccia di chiamare i carabinieri, viene prima preso al collo dal nipote, mentre il 35enne lo colpisce con una sedia alla schiena e Abu lo colpisce ripetutamente con schiaffi al volto e all’orecchio sinistro (il referto medico parla di trauma contusivo del rachide dorsale e delle guance).
