Estorsioni della camorra e denaro riciclato sul Titano. Antonio Fabbri

Estorsioni della camorra e denaro riciclato sul Titano. Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

Estorsioni della camorra e denaro riciclato sul Titano

Coppia di cinquantenni a giudizio. Contestati oltre 2,2 milioni di euro ritenuti di provenienza illecita. Processo fissato per il 10 giugno

Antonio Fabbri

Milioni di euro ritenuti provento di associazione camorristica, estorsione usura e reati tributari “ripuliti” sul Titano. Del riciclaggio di imponenti somme dovranno rispondere due coniugi, Emilio Izzo, cinquantenne di San Felice a Cancello, in provincia di Caserta, e la moglie, Monica Di Nuzzo, anche lei cinquantenne, residente in Bulgaria e domiciliata in Italia presso il marito. Secondo l’accusa il giro di soldi sporchi comincia dal 2001, quando attraverso 36 operazioni per la somma complessiva di 2.200.614,18 euro sono stati versati contanti su libretti al portatore, che all’epoca erano ancora legali ed erano stati accesi presso la Cassa di Risparmio.

Ai versamenti effettuati tra il 2001 e il 2008 erano seguite altre movimentazioni tra cui l’investimento in certificati di deposito al portatore tra il 2002 e il 2009 per un importo complessivo di 11.960.582,19 euro e poi certificati nominativi, tra il 2010 e il 2012 per 5.520.000 euro intestati alla Di Nuzzo. Poi seguirono prelievi, movimentazioni e bonifici tra cui uno di 100mila euro a favore di una società di Panama per l’acquisto di un appartamento, almeno questo riportava la causale, nel paradiso fiscale del Centroamerica.

Ancora i denari vennero investiti in certificati di deposito presso  Cassa di Risparmio fino a che, il 21 novembre del 2016, di due coniugi hanno chiesto il trasferimento delle somme, per un ammontare pari a 1,9 milioni di euro, su un conto aperto a nome di Monica Di Nuzzo presso un istituto di credito della Bulgaria.

Una movimentazione sospetta che evidentemente ha fatto scattare la segnalazione cui è seguito il sequestro della somma pari a 1.931.966,20 euro. La prima udienza del processo è fissata per il prossimo 10 giugno davanti al giudice Alberto Buriani. Importante, dunque, la somma sotto sequestro e inquietante la provenienza illecita del denaro che viene contestata e che vede appunto tra i reati presupposti l’associazione camorristica, l’estorsione e l’usura.

Risulta dalle cronache che nel 2014 uno dei due imputati del procedimento sammarinese, Emilio Izzo, era finito anche tra gli indagati di una inchiesta della Dda di Napoli che aveva ricostruito una serie di episodi estorsivi messi a segno dagli emissari del clan Belforte nei confronti di imprese edili relativamente alla realizzazione di opere importanti tra cui la costruzione di un grande centro commerciale in Campania. I versamenti di denaro contante contestati sul Titano sono risalenti ai primi anni 2000, poi trasferiti e occultati fino a tempi recenti. Secondo l’accusa anche quel denaro è comunque frutto di attività estorsiva.

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