Euroritenuta. Direttiva risparmio, revisione ipotecata. IlSole24Ore, Antonio Criscione

Euroritenuta. Direttiva risparmio, revisione ipotecata. IlSole24Ore, Antonio Criscione

Sole
24 Ore

Direttiva risparmio, revisione ipotecata

Antonio  Criscione


Per convenzione. Le conseguenze

Viene meno una chance.  Le intese bilaterali ostacolano la
possibilità di trovare una soluzione europea per aggiornare la disciplina

 

La
Svizzera, con un accordo con la Germania che mette in
cantina lo scambio automatico di informazioni spariglia le carte per la
revisione della direttiva risparmio, che proprio dal prossimo autunno dovrebbe
vedere le istituzioni europee fare altri passi avanti per l’allargamento della
direttiva ad altre tipologie di redditi oltre a quelli attualmente previsti.

È stata la direttiva risparmio (la 2003/48/CE entrata in
vigore il 1° luglio del 2005) a prevedere tra l’altro l’euroritenuta come primo
passaggio sulla via del superamento del segreto bancario. L’euroritenuta è applicata
oltre che dalla Svizzera anche da alcuni stati membri della Ue (Austria, Belgio
e Lussemburgo). L’accordo parafato ieri dalle autorità elvetiche e tedesche (in
vista di un analogo accordo in fase di sottoscrizione con il Regno Unito)
prevede una sorta di euroritenuta più “grassa”: in pratica
para-metrata al prelievo sui redditi interessati praticato nel paese d’origine.
In questo modo si mette però una pietra tombale sullo scambio automatico di
informazioni, perché è ammessa solo una limitata possibilità di scambio su
richiesta, che dovrà tenersi in limiti rigidamente prefissati. L’accordo
permette anche una regolarizzazione delle posizioni pregresse. E in questo caso
assomiglia molto allo scudo fiscale italiano, senza peraltro prevedere il
rimpatrio dei capitali, come era invece stato previsto dalla normativa
italiana. Proprio questo rimpatrio era stato però uno degli argomenti sulla
base del quale l’Italia aveva superato le obiezioni sollevate in sede di Gafi
sullo scudo italiano. Gli importi riconosciuti per questa regolarizzazione del
pregresso sono particolarmente alti, visto che dovrebbero oscillare tra il 19 e
i134 per cento dei valori patrimoniali depositati nelle banche svizzere, a meno
che il contribuente non preferisca la via della “disclosure” della
propria posizione alle autorità fiscali. C’è da chiedersi però se questo
potrebbe permettere di superare le obiezioni in materia di Iva ricevute dallo
scudo italiano (ammesso che qualcuno le sollevi alla Germania). Il recente
rapporto Ocse sulla Svizzera per la prima fase della peer review sui sistemi di
trasparenza e scambi di informazioni sottolineava come la Confederazione
avesse fatto notevoli passi avanti nella via della trasparenza negli ultimi due
anni, però segnalava come anche alcuni degli accordi sottoscritti recentemente
mancassero di alcuni elementi sugli scambi di informazione relativi
all’identità dei soggetti interessati. Anche in questo caso si tratterà di
vedere se i nuovi accordi tra i due Stati permettono un progresso su questo
fronte oppure no.

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