Gabriele Gattei, ex Comandante della Polizia Civile a proposito di superstrada

Gabriele Gattei, ex Comandante della Polizia Civile a proposito di superstrada

Dopo aver trascorso pressoché l’intera vita lavorativa ad occuparmi di infortunistica, intervengo sulla polemica circa la chiusura di alcuni attraversamenti a raso lungo la superstrada, zona di Serravalle.
Non posso nascondere che l’argomento risveglia in me tristi e mai sopiti ricordi delle troppe vittime e del dolore dei loro famigliari, legati indissolubilmente proprio ad alcuni di quei punti stradali. Ma allo stesso tempo anche sentimenti di rabbia nel ricordare il troppo lungo immobilismo e il disinteresse degli organismi preposti, la mancanza o scarsità di studi, di progetti e di interventi atti a migliorare concretamente la sicurezza stradale e i collegamenti viari sul territorio.
Si pensi solo al fatto che accanto a tantissime leggi, di cui alcune scarsamente utili al paese, nessuno ha mai sentito il bisogno di normare la >: le caratteristiche, le fasce di rispetto, le banchine stradali, i marciapiedi, la necessità di prevedere fin dalla fase di progetto e approvazione, accanto ai piccoli e grandi complessi commerciali o di servizi, una idonea e corretta viabilità di accesso e deflusso nonché idonei parcheggi per le auto. Si pensi, proprio in merito alla superstrada, all’urbanizzazione che è stata consentita in questi ultimi decenni, con abitazioni, uffici ed esercizi pubblici a pochi metri dalla carreggiata e perlopiù, proprio per questi ultimi, in pressoché totale assenza di posti auto, tanto da costringere gli avventori a lasciare i propri mezzi sulla sede stradale.
Menefreghismo e pressappochismo totale. Ne è un esempio di questi ultimi anni, dopo che dal 2004 l’avvento di alcuni rallentatori di traffico aveva tentato di porre rimedi all’alta velocità in attesa di risposte strutturali più congrue, la decisione dell’esecutivo di ordinarne la rimozione immediata. Ebbene è ovvio per tutti che non c’è stata una riflessione attenta e ponderata che andasse a valutare il dopo: cioè quali sarebbero stati gli elementi sostitutivi. Occorreva forse dare una prova di forza e così è stato. Ma è chiaro che subito dopo si deve aver capito l’errore, anche se il silenzio è stato totale. Come spiegare diversamente il fatto che a fronte di un paio di dossi eliminati nella zona di Cailungo, tutti gli altri sono rimasti e anzi ne sono stati posizionati o costruiti altri ancora? Il governo sopporterebbe altrimenti la palese disobbedienza dei tecnici preposti?
Tornando al tema odierno, a mio modesto avviso, la problematica non è tanto la chiusura degli attraversamenti a raso a costituire un disagio vero e proprio o tanto meno un elemento di pericolo. Anzi, considerando in astratto che tutti i fruitori del tracciato siano a bordo di mezzi meccanici, il gioco, varrebbe sicuramente la candela: “più strada sì, ma anche meno vittime”. Ma non sarebbe serio. Occorrerebbe intanto parlare anche delle troppe vittime che non sono dipese dalla presenza di attraversamenti o incroci, quanto alla mancanza di elementi atti a ridurre le velocità di percorrenza in alcuni tratti, dove un evento qualsiasi, quali per fare qualche esempio, la caduta di un ciclista o di un motociclista, la scivolata di un veicolo su una chiazza d’olio, l’attraversamento di un animale, può essere causa di un disastro. Occorre soprattutto prima pensare e poi parlare anche dei pedoni: dallo scolaro alla persona anziana e al disabile. Pare che a questi soggetti, che sono senza alcun dubbio i più deboli e indifesi, nessuno pensi. Ma esistono.
In buona sostanza, la vera difficoltà di oggi non è tanto quella di chi è alla guida o a bordo di automotoveicoli, quanto piuttosto quella dei pedoni.
Immaginiamo quanti dei nostri cittadini o residenti più piccoli, abitanti non solo sulla fascia superstradale (tratto Borgo Maggiore > Dogana), ma anche nelle vicinanze di essa, abbiano la necessità al mattino o in altri orari della giornata, di raggiungere la fermata degli autobus scolastici o dei centri sportivi, e poi al termine degli impegni, di rientrare alle loro abitazioni; pensiamo alle persone anziane, che per effettuare la spesa o anche per una semplice quanto salutare passeggiata o visita ad un amico, abbiano la necessità di spostarsi dall’uno all’altro versante. Proviamo a contare mentalmente o mentre siamo in transito su quel tracciato (in verità anche su tutti gli altri), quante e dove sono collocate le occasioni per un attraversamento sicuro e dove sono collocate le fermate dei mezzi pubblici o privati rispetto alle abitazioni, gli uffici e i vari servizi.
Già ora, sempre più spesso, si possono notare situazioni da brivido. Pedoni (bambini o persone anziane) che magari in piena curva, con borse, pacchi o cartelle, attraversano una carreggiata, scavalcano con vere e proprie acrobazie il guardrail centrale per poi ridiscendere sulla strada e proseguire verso il versante opposto. Qualcuno, in alcuni punti, usufrisce degli attraversamenti a raso. Una volta chiusi anche questi, con le rotatorie che oltrechè scarse e molto distanti l’una dall’altra, non mi risulta offrano possibilità di attraversamento pedonale, con la mancanza di sovrappassi o sottopassi, come si risolverà il problema?
Concludo affermando che per un corretto giudizio sugli interventi che si vengono realizzando, occorrerebbe prima conoscere nel suo complesso il progetto in atto, progetto di cui pochi o nessuno sono stati messi al corrente, creando rabbia e sensazione di impotenza. Spero vivamente si tratti di un piano, di uno studio e di un progetto serio e complessivo, che prenda in considerazione, per l’appunto, non solo le problematiche degli automobilisti e dei commercianti che pure sono categorie importanti, ma in maniera particolare di questi fruitori più indifesi che sono i pedoni e della necessità, comunque, di ottenere il rallentamento delle velocità di percorrenza dei veicoli.
Spero che non si presentino ad esempio, soluzioni come quella visibile da tutti sulla cosi detta “piana di Mino”, dove il guardrail da “F1” sul lato Parco Laiala e la mancanza di una banchina di larghezza minima accettabile, scarta completamente l’ipotesi di una percorrenza pedonale o con carrozzelle di bambini o invalidi. Se il progetto è serio e i dispositivi o le infrastrutture alternative entreranno in gioco con la stessa velocità con cui sono stati messi in atto i recenti provvedimenti nella zona di Serravalle, mi è impossibile dichiararmi contrario, anche se riterrei sempre utile, in un paese come il nostro, lo scendere preventivamente fra la gente ad informarla sugli studi fatti, sui progetti, e sui pro e contro delle realizzazioni.
In mancanza di questo, qualora malauguratamente dovessimo contare altre vittime innocenti, non vorrei sentire dai politici al governo, che ad oggi non si sono ancora espressi, la solita e laconica risposta che “non si può far nulla per colpa di chi ha governato prima di loro, magari a partire dagli anni 90”. Varrebbe a dire che di qui a poco meno di un ventennio, altri politici useranno questa stessa arma a difesa della loro inadeguatezza e mancata assunzione di responsabilità. E noi cittadini saremo sempre li a guardare e subire.

-Gabriele Gattei, ex Comandante della Polizia Civile-

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