Stefano Elli di IlSole24Ore, sabato scorso, ha trattato dei metodi per ripulire e reimpiegare il danaro, utilizzati a San Marino dalla camorra, come emerge dalla indagine
Staffa, strettamente collegata alle sorti di Livio
Bacciocchi, dominus di Fincapital, finanziaria ‘salvata’ – graziata? – dal sistema bancario sammarinese.
Dai leasing ‘gonfiati’ ai fidi a fondo perduto /
False fatture per giustificare l’afflusso di danaro
Il buco Fincapital ha un alveo principale e numerosi affluenti. Il primo è costituito da un’attività immobiliare quasi frenetica: la società di Livio Bacciocchi, prima del crak, era una delle più attive nello sviluppo dell’edilizia locale. L’osservatore che da Dogana si avvii lungo lo stradone che porta al centro di San Marino può vedere da sé numerosi cantieri arenati. Alcuni portano la ‘firma’ della ImmCapital, la società immobiliare del gruppo.
Una delle tecniche utilizzate da Bacciocchi, secondo quanto si legge nella ordinanza di custodia cautelare del Gip di Napoli, era proprio questa. Le imprese costruivano fatturavano assai più rispetto alla reale entità dei lavori svolti. Sulla base del fatturato venivano erogati finanziamenti e leasing per importi superiori a quelli necessari generando liquidità altrove impiegata. La concessione di falsi prestiti erogati a società e prestanome delle cosche, ovviamente infruttiferi e mai restituiti – non era, a quanto è dato sapere, la destinazione ultima di tale attività: utilizzata per finanziamenti a soggetti terzi.
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