IISole24Ore, Stefano Elli e Raffaela Ulgheri. La fitta trama del fiduciario

IISole24Ore, Stefano Elli e Raffaela Ulgheri. La fitta trama del fiduciario

IlSole24Ore

Tutela del Risparmio


La fitta trama del fiduciario 

Il caso della Advisors,
Paganini Marana e il mistero del danaro scomparso nel nulla in mille rivoli

Stefano Elli e Raffaela Ulgheri

 «Ottanta milioni, ma la cifra potrebbe salire a cento». Ad azzardare  la
stima del crack è Gianluca Bancadoro, già commissario liquidatore della Egp
Italia, che rappresenta una quindicina di clienti di Giovanni
Paganini Marana
, morto suicida
il 7 settembre scorso
, subito dopo aver ricevuto la telefonata di un cliente
di Arezzo che avrebbe dovuto incontrare il giorno stesso
. Paganini era co-amministratore della Auditors italiana, fiduciaria statica romana della famiglia Chiaron Casoni, oggi messa in liquidazione. Ed è proprio su carta intestata della Auditors che, pare, Paganini siglasse le ricevute del danaro raccolto dai clienti.  «Denaro in realtà mai registrato in contabilità dalla Auditors e che finiva altrove – spiega Bruno Assumma, avvocato di Marco Chiaron Casoni, figlio del fondatore della fiduciaria, Gian. Casoni era presidente della società: «In realtà in azienda non aveva alcun ruolo operativo – chiarisce Assumma – e siamo stati noi a denunciare l’accaduto alla magistratura». Dove sia finito il denaro  non si sa. «Parte dei soldi – ricostruisce Bancadoro – sembra siano stati investiti nella società Cantieri  estensi (società riconducibile allo stesso Paganini e  attualmente in concordato preventivo, Ndr)». Ma del grosso non c’è traccia. «Non siamo a conoscenza del reale ammontare dei soldi scomparsi né del numero delle persone coinvolte: è ancora tutto nelle mani del pm romano Luca Tescaroli», dice Davide Piazzoni, il liquidatore della Auditors. Esemplare la vicenda di un cliente seguito dallo studio legale Alfonso e Federico Valori di Macerata che, ormai da settembre, cerca di capire  che fine abbia fatto un milione di euro, denaro che, in base alle carte in suo possesso, sarebbe stato in gestione dal fiduciario alla Abbacus Sim di Genova, di cui Paganini Marana era stato vicepresidente e azionista. Tutto ha avuto inizio con il rientro di una ingente somma di danaro scudato nel 2009. Il cliente su consiglio del suo commercialista e amico fidato, aveva conferito mandato di amministrazione fiduciaria del patrimonio alla Auditors. Poche le carte firmate, soprattutto nessuna firma sul documento che conferiva la gestione del patrimonio alla Sim genovese. Senza risultato. Dunque i primi fili della vicenda portano a Genova, alla Sim Abbacus, 192 milioni di patrimonio gestito nel 2011, facente parte del gruppo Ingefin che ne controlla l’80% del capitale. E la Ingefin controlla il 90% del capitale di un’altra società riconducibile a Paganini Marana, la Compagnia fiduciaria di Genova,   che
era già balzata alle cronache all’indomani della chiusura della scadenza del terzo
scudo fiscale
.  Proprio alla Cofidge erano stati attribuiti ben 194 milioni
di euro di rimpatrio giuridico. Denaro scudato dalla Repubblica di San Marino.

Interpellato dal Corriere della Sera, Paganini, dominus della Cofidge,
spiegava la cosa con un accordo siglato con la Cassa di Risparmio di Rimini:
alla banca i rimpatri fisici, alla Cofidge quelli giuridici.
Ciò che
Paganini Marana ometteva di dichiarare era il rapporto privilegiato con una
specifica banca della piccola Repubblica: la Asset  Banca,
un istituto di cui la Compagnia fiduciaria di Paganini risulta essere stata
azionista sino al 2011, al 16%.
La Asset banca – lo rammentiamo – era finita
in passato nel
mirino dei magistrati di Forlì Marco Forte e Fabio Di Vizio
, nel corso della
inchiesta battezzata Re Nero. Ed è la medesima struttura bancaria con la quale
almeno due manager della Sim genovese Abbacus, avevano avuto in passato stretti
rapporti di lavoro. Dunque un filo rosso che legava Paganini al Titano e al suo
sistema bancario
.

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