Il comunicato della Dc sulla responsabilita’. Elena Guidi, SottoMarino

Il comunicato della Dc sulla responsabilita’. Elena Guidi, SottoMarino

A proposito di responsabilità
Ci risiamo: il 2013 si avvicina e il braccio si tende per la questua. Trovo queste campagne di reclutamento veramente squallide. Questi appelli ai valori fondanti di un partito, qualunque esso sia, stomachevoli e obsoleti. Un insulto all’intelligenza. Un ottuso rifiuto di comprendere che le ideologie partitiche sono – com’è giusto che siano – ormai morte e sepolte, e volerle tenere in vita artificialmente è patetico, oltre che dannoso e fuorviante perché non più rispecchiante la realtà. L’odierno (27/01) intervento a idee zero del PDCS poi è particolarmente disarmante nel rifilarci quanto di più trito e ridigerito si possa ascoltare, nonché nella sua sfacciataggine. Innanzitutto l’elenco dei valori “su cui il PDCS è fondato” può dirsi tutt’altro che patrimonio esclusivo di un certo partito rispetto ad altri: si citano le istituzioni, i diritti e i doveri, la natura e l’ambiente… Valori che sono di tutti, non di qualcuno.
E poi “Chiamati alla responsabilità” non solo è (NON “rischia di essere”) uno slogan vuoto e privo di forza, come i Pidiciessini acutamente intuiscono mettendo le mani avanti – non si sa mai che qualcuno li tacci di poca fantasia – ma rischia di rivelarsi un clamoroso boomerang.
Responsabilità infatti non significa “farsi carico di”, come erroneamente affermano, bensì “abilità, capacità” di dare “risposte” e non si può certo dire che questo sia il punto di forza che caratterizza la nostra attuale classe dirigente.
Sono molte le domande che si pongono i cittadini. Chi sono i segretari “alfa e beta” che sono stati accusati di interferenze e pressioni dagli ex vertici di Banca Centrale? Che fine hanno fatto i soldi del “sovrapprezzo” del caso Delta-Sopaf? Chi è l’immobiliarista che compare nella puntata di Exit La7? Quale è la reale situazione idrica della Repubblica di San Marino? A che punto sono le indagini sul “killer dei Cani”? E’ vero, come si mormora, che la nostra raccolta differenziata esce da San Marino di nuovo “indifferenziata”? Che fine hanno fatto le istanze d’Arengo approvate e mai rese operative? La firma con l’Italia arriverà entro il 31 Gennaio? (Benny Hill ci fa un baffo). Chi nel nostro parlamento ha, o ha avuto, intrallazzi con gli ambienti malavitosi? (la commissione antimafia interna ce lo dirà, sì, ce lo dirà…). Perché non fa un passo indietro chi, con la sua immagine, va a svantaggio di quella del Paese?
Dove sono le risposte? Dov’è la RESPONSABILITA’?
In quanto alle domande poste dalla forte crisi che ha travolto il sistema Paese, la capacità di dare una risposta è parsa ancora più inconsistente, ma del resto non è solo il nostro Stato a brancolare nel buio.
Ora, quando manca la capacità di dare risposte è necessario innanzitutto escludere l’eventualità della malafede, eliminando tutti quei conflitti di interesse che fanno sì che le risposte o non si vogliano dare, o che non siano oneste, obiettive. E intendo: quei conflitti insieme alle persone che li incarnano.
Una volta fatta piazza pulita (o parlamento pulito) ed assicurata la buona fede, entrano in campo certamente l’intelligenza e la competenza quali caratteristiche imprescindibili di chi deve gestire il bene comune e rispondere del proprio operato.
Ma c’è un’ipotesi ulteriore: non sarà che se non troviamo più le risposte è perché è venuto il tempo di cambiare le domande? I saggi di ogni tempo insegnano che prima di una buona risposta viene sempre una buona domanda; d’altra parte, la fase storica che stiamo vivendo ci dimostra quotidianamente che continuando a ragionare sul vecchio ci ritroviamo in un vicolo cieco.
E allora la soluzione potrebbe stare proprio nell’aprirci alla creatività e immaginare domande nuove, diverse, domande a cui non siamo abituati e che potrebbero condurci a risposte sorprendenti, ad allargare gli scenari del possibile.
Per il politico alcune domande nuove potrebbero essere: “questo migliorerà la qualità della vita delle persone?” (piuttosto che: “questo porterà ricchezza nelle casse statali (o nelle mie)?”) ; “potrebbe avere ragione il mio oppositore?” ; “cos’è realmente il benessere per un Paese?” ; “posso agire senza ricorrere al clientelismo?” ; “posso ammettere di aver sbagliato?” ; “posso dire la verità?”.
Per il cittadino: “cosa è giusto?” (piuttosto che: “cosa mi conviene?”) ; “chi agirà per il bene di tutti?” (piuttosto che “chi sosterrà la mia causa?”) ; “cosa posso fare per il mio Paese?”; “posso rinunciare ad un diritto acquisito che però non risponde ad equità?”; “posso dire di no a chi mi chiede il voto in cambio di un favore?” ; “com’è il Paese che vorrei per i miei figli e cosa sono disposto a fare perché diventi realtà?”.
Buonafede, competenza, e soprattutto la fantasia e la capacità di pensare domande nuove. Domande non scontate, coraggiose, cioè fatte col cuore, che mettano in discussione ciò che parrebbe ovvio. Mi permetto quindi di suggerire un cambiamento di slogan ai nostri stanchi politicanti per le loro prossime campagne elettorali: “Chiamati alla Domandabilità”. Se non altro non sa di muffa.
Elena Guidi
Movimento Sottomarino

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