‘In questo strano paese’, Roberto Ciavatta su Gabriele Gatti e dirigenze Pa

‘In questo strano paese’, Roberto Ciavatta su Gabriele Gatti e dirigenze Pa

Gabriele Gatti è l’esempio di quanto la politica possa far male a un paese (in termini diretti, come squalificazione dei servizi, e indiretti, come gap reputazionale all’estero) se gestita a livello personalistico.
Un paio d’anni fa Gabriele Gatti è stato costretto a dimettersi da Segretario di Stato perché registrato mentre chiedeva (pare, è d’obbligo) a Mario Fantini (CaRisp) di versare un mucchio di soldi in un conto corrente lussemburghese. Tangente? Corruzione? Sarà il tribunale, quel che c’è (?), a stabilirlo. L’opinione pubblica va per conto suo.
Ma uno come Gatti non risente di scandali. Tempo qualche mese e viene eletto Capitano Reggente, scelta politica arrogante e fuori luogo che ha indelebilmente scalfito l’aura di rispettabilità che quella figura istituzionale ancora rivestiva. Ora, finito il semestre, mentre Gatti è ancora una volta sotto i fari per aver (pare, è d’obbligo) versato più di 600.000 euro in contanti presso un conto italiano, l’esecutivo si preoccupa di come fornire una pensione d’oro a chi ha così maldestramente infangato nome e futuro di San Marino.
Ora mi chiedo almeno due cose: 1) il Segretario Ciavatta non fa parte di quel partito che chiedeva voti nel 2008 al grido di: “se ci votate Gabriele Gatti non avrà alcun ruolo”? Quel grido, che dava l’idea dell’affetto nutrito verso Gatti, è oggi uno sbiadito ricordo che dà le proporzioni del fallimento politico e morale di AP.
2) Senza disquisire sulla liceità o meno del danaro versato da Gatti nel conto corrente in questione, vi pare, cari concittadini, che chi ha in mano 600.000 euro in contanti necessiti di una pensione d’oro? Voglio dire: il paese non ha già pagato salatamente il suo conto col passato? Il paese non riesce a partorire una classe dirigente meno impastata di questa?
Gabriele Gatti, leader politico indiscusso negli anni ’90, quando la PA si gonfiava sproporzionatamente con infornate preelettorali, a dirigere la stessa PA elefantiaca? Quando si parla di costi della PA si deve sempre pensare alle colpe, a volte ai reati, di una classe politica che occupa i due terzi del parlamento, dalla DC al PSD con tutti i ramoscelli, ora “per il nostro bene” pronti a riunirsi nuovamente per affossare quel che resta di un paese annichilito, che avrebbe quanto mai bisogno di esempi dall’alto, non di questo luridume ipocrita di chi per qualche migliaio di euro venderebbe la madre.
Gatti è il maggiore responsabile, direttamente o indirettamente (non poteva non sapere), delle infornate elettorali in cambio di voti susseguitesi per tutti gli anni novanta. Se il costo della PA, oggi, è così salato, la colpa è di dirigenti strapagati e nel ruolo non certo per merito (anche se fossero, e sono sicuro ce ne siano, meritevoli, non è quello il motivo per cui ricoprono quei ruoli, che sono ruoli politici, decisi dalla politica, dai “Segretari” -scrive la Ciavatta come fosse normale-) e di personale numericamente gonfiato ad arte con l’unico scopo di un voto assicurato a vita. La colpa è di questa “politica da collocamento”.
Consentire che Gatti divenga dirigente generale della PA (cosa che verrà fatta, data l’inconsistenza politica e etica dei partitini legati al sottanone di mamma DC) sarebbe uno sfregio, un esempio di estrema deficienza politica (Gatti in quel ruolo assicurerà, a modo suo, altri decenni di vigore ed egemonia alla sua corrente di partito), ed un’altra dirompente conferma di come ogni partitucolo, per quanto si possano sperticare i suoi singoli rappresentanti, sia legato mentalmente e nei fatti a pratiche di scambio di favori che sono la causa prima del decadimento morale, politico e solo infine economico del paese nella sua interezza.
Popolo aderente silenziosamente e masochisticamente ogni 5 anni a queste logiche compreso.

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