Intervento di Roberto Ciavatta, Consiglio G. e G. Mercoledi’ 5 agosto

Intervento di Roberto Ciavatta, Consiglio G. e G. Mercoledi’ 5 agosto

In corso di
discussione ho dovuto modificare il mio intervento perché invece che analizzare
la convenzione è diventata una sorta di contrapposizione politica fra parti.

E’ sempre
sgradevole quando si mette una persona di fronte a un aut-aut “o sostieni la
mia tesi oppure sei rovinato”. Così come sgradevole quando un plotone di 50
militari pretende la tua abiura pena un colpo alla nuca.
Sarebbe molto più semplice in quel caso abiurare e salvarsi la pelle,
molto più difficile continuare a battersi per sostenere il valore della propria
idea che non è riducibile a un’entità monetizzabile. Da due giorni si assiste ad
una sola argomentazione: secondo voi chi non sostiene questa convenzione
 è nemico del paese, si deve vergognare, è un criminale, non vuole il rilancio
dell’economia e dell’occupazione, sta mentendo, ha interessi personali e
(questo lo aggiungo io) è una voce fuori dal coro da abbattere.

Non siamo più al
dibattito ma alla demonizzazione in cui l’aggressore
accusa l’aggredito di essere violento
 o l’urlatore accusa chi si esprime in
maniera abbastanza pacata, di essere un urlatore di palazzo. Siamo a una nuova
forma di assunta dai lavori consiliari. Anche ritagliarsi un paio d’ore
difficili per fare una serata pubblica dove leggere la convenzione, diviene un
reato, un momento in cui si istiga la popolazione alla violenza (e questo è
stato scritto), un luogo in cui truffare la gente raccontando balle, una
“corrida” di cui non si capisce tanta contrarietà. E’ sempre difficile capire
posizioni diverse dalle nostre ma bisognerebbe avere l’onesta intellettuale di
riconoscere che si possono avere opinioni anche molto diverse. Ho sentito tanti
demonizzare la minoranza cattiva, quella del “no a prescindere”,
quella distinta da quella buona, cioè da quella collaborazionista, quella che
non si fida e che sfida la maggioranza per pregiudizio, ma anche non voler
tener conto che molto spesso voi stessi fuori dai microfoni ci riconoscete la
serietà di come motiviamo i nostri si e i nostro no.

Voglio constatare
di come mi faccia molta più paura l’attacco sistematico e organizzato alle
minoranze, a chi non si allinea: è retaggio di un passato che è tutt’altro
che superato, e mi fa più paura il SI a prescindere, con tutto quello che ne
consegu
e. Poco ci interessano gli attacchi continui ai pochi che resistono al
clima da pensiero unico forzoso in cui ci avviamo, continuiamo a preferire di
pensare con la nostra testa non pieghiamo i nostri principi a interessi
contingenti. Rimaneva da fare solo studiarsi la convenzione, noi, quelli da
mettere al muro, siamo stati possibilisti sull’investimento proponendo altre
soluzioni rispetto al consumo di suolo, poi una volta avuta la convenzione ci
siamo messi al lavoro, certo sarebbe servito più tempo per approfondire con la
cittadinanza, ma questo l’investitore non lo voleva.
E quindi andavano piegate
le istituzioni ai loro tempi
, ecco perché già all’art. 2 si legge che
l’investimento è diviso in due fasi ognuna delle quali divisa in due
progetti. Come mai? La risposta è poche righe più sotto dove si legge che
in tal modo è possibile aggirare
il divieto esplicito scritto nella legge IGR di cumulare in capo allo stesso
investimento benefici fiscali e credito agevolato.
 E’ un
aggiramento che piega ogni norma di attrazione di sviluppo alle richieste degli
investitori e mi chiedo cosa faremo coi prossimi investitori. Certo che mi
auguro che arrivino, ma a quali condizioni? In base a che valutazioni
sull’impatto dell’economia esistente, che sarà anche scalcinata, ma i suoi 50
milioni di monofase all’anno li porta ancora. E’ un legittimo compromesso? Non
lo so, dipende dai punti di vista, sempre che i punti di vista si possano
esprimere senza essere aggrediti come nemici del paese da chi per lo più è
causa dei danni del paese.

Cosa si chiede un cittadino
normale al netto di queste considerazioni? Si chiede quale sia il motivo di
aggiramenti e deroghe, il perché dell’abbattimento del 50% del reddito previsto
solo per imprese individuali e iniziative libero professionali aperte da
disoccupati di lunga durata, si chiede il perché di 121 milioni da recuperare
al posto dei 105 potenzialmente investiti, il perché delle imposte di registro
al 3,9% invece che al 6,9%, il perché della deroga rispetto alla fideiussione
di 150 mila euro da versare in favore dello stato, il perché della aliquota del
6% sull’importazione del materiale per opere edili. Delle imposte fisse di 2000
euro invece che dell’1%, dei costi di realizzazione dei costi della bretella
sulle spalle dello stato, il perché dei 200 parcheggi a fianco di un benzinaio
di un noto esponente politico. Il perché dei terreni e su chi gestirà gli
appalti. Chi accusa gli
unici rimasti in quest’aula a criticare un contratto che prevede anomalie
rispetto alle normative vigenti, quelle che dovrebbero essere uguali per tutti,
ci sta chiedendo di non esprimere la nostra critica sui contenuti, di fingere
di non porci le stesse domande dei nostri concittadini. In nome di cosa?
 E allora stupidamente uno si
chiede che le leggi siano uguali per tutti, e non ci si aspetta che sia un
contratto privato ad aggirarle tutte insieme. Si aspetterebbe delle modifiche
alle leggi se non vanno bene, si è detto che l’investimento è abnorme e le
norme andrebbero calibrate su di esso. In effetti si leggono solo due ipotesi:
una è la totale convinzione dei grandi benefici per il paese e per
l’occupazione che ne seguiranno. Legittima come è legittimo il contrario salvo
poi sentire l’aula che sbraita. Salvo poi che questa ipotesi si scontra con la
segretezza con cui alcuni segretari hanno portato avanti un affare in
concorrenza coi Borletti, a poche centinaia di metri da quest’ultimo e sulla
stessa categoria merceologica, questo è stato detto a Borletti?

Oppure l’altra
ipotesi è il grande interesse di potentati che continuano a fare il bello e il
cattivo tempo, fatto di sostegno dalla politica, di interessi immobiliari,
progetti di altra natura rispetto a questo centro commerciale. Secondo me si
tratta di un mix delle due cose, e chi scommette su quest’unico numero come
prospettiva di rilancio del paese sbaglia: è legittimo dirlo o qualcuno si
arrabbia? Spero sia
legittimo avere delle radicate convinzioni
, condivise con le
persone con cui ci siamo confrontati, per cui tale ottimismo sia
mal risposto
. Ovviamente approverete la convenzione e io vi e mi
auguro che la storia vi dia ragione, nel caso contrario come paese avremo fatto
un altro passo verso il vuoto ma nel frattempo certamente ci sono famiglie
che avranno immediatamente goduto di ulteriori benefici. Io capisco chi sostiene che la
vecchia politica sia superata, ognuno ha bisogno di sicurezze e le cerca come
meglio gli aggrada!
 Ma
condivido che sia cambiata, che abbia assunto altre forme, non credo che le
speculazioni, la tutela dei palazzinari siano terminate e che ben vi guardate
dal ridimensionare, e che chi abbassa la guardia prima o poi prende un cazzotto
in faccia. Ma la politica
è cambiata, si è trasformata, possiamo parlare di una fase due, qui come
altrove, che riduce i margini di azione delle popolazioni, si erge a depositaria
della verità sul popolo minorenne, deficiente, incapace di badare sa se stesso.
 Una nuova forma di politica che
si spertica nell’organizzazione strutturata diretta all’annientamento delle
minoranze (l’esempio di Lonfernini che minaccia chi non è d’accordo con lui di
mandargli i controlli ne è un esempio) una politica già drammaticamente
sperimentata in passato e che qualcuno in linea con alcuni propositi sostenuti
anche in parte dell’aula sta tentando di riesumare dal passato, pagine di
storia che preferiremmo dimenticare. Noi
continuiamo a sostenere che il rilancio del paese lo si possa promuovere con
politiche espansive interne oltre che con investimenti esteri rispondenti però
alle nostre necessità e all’idea di paese che abbiamo
ma
prima bisogna avere un’idea di paese. Crediamo che gli investimenti vadano
fatti su settori che abbiano una immediata ricaduta sulla nostra cittadinanza e
si esprimano non solo in termini di imposte e di qualche posto di lavoro, ma
anche favorendo un’indipendenza rispetto ai bisogni primari
 che, sono importanti o no per uno
stato che vuole dirsi sovrano? Continuiamo a credere che prima di sperimentare
a braccio bisognerebbe aver un’idea di paese per i prossimi decenni con
l’aumento dell’indipendenza dei beni primari senza i quali non solo rischiamo
di non essere più sovrani ma rischiamo di non essere più uno stato. Qual è
l’idea di sviluppo? Il sacrificio dell’esistente? Noi sosteniamo la tutela e lo
sviluppo dell’esistente, il rilancio della piccola e media attività che rischiano
con questa cosa di chiudere. Con apporti da parte anche di investimenti esteri
 (non escludiamo a priori gli
investimenti esteri!) ma
in base alle nostre necessità
. Abbiamo letto la convenzione, ma se
volete dire che andiamo a istigare alla lotta violenta, sappiate che capiamo
che vi serva avere un obiettivo che incarni il “male assoluto”. Non ci tiriamo
indietro, e se vi fa piacere disconoscere quella parte di cittadinanza che non
si piega al vostro diktat indicandoli come quelli di RETE, liberi di farlo ma
sbagliate di grosso!

 

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