INTERVENTO INTEGRALE ROBERTO CIAVATTA

INTERVENTO INTEGRALE ROBERTO CIAVATTA

INTERVENTO INTEGRALE ROBERTO CIAVATTA

CGG 22.10.2014

 

Nel 1995 Giorgio Gaber, in un pezzo intitolato “La sedia”, metteva in luce come la politica facesse di problemi banali una montagna, si perdesse in chiacchiere. Per decidere come fare a spostare una sedia, un politico di maggioranza e uno di opposizione ipotizzavano di tutto, leggi, referendum, dibattiti, fino ad arrivare al punto che, cito: “E allora non c’è scelta: elezioni anticipate! No, le elezioni oggi no, sarebbe troppo grave per il paese. Forse domani!”. È quello che succede in questi giorni, dove ci si perde in dibattiti infiniti, e il testo citato evidenzia come se si chiede ad un governo di dichiarare la sua crisi questo troverà sempre un motivo per sostenere che in questo momento non si può!

Abbiamo già sentito interventi, da una e dall’altra parte, da campagna elettorale: il governo è in crisi, e ognuno si studia vicendevolmente come i ciclisti prima di una volata. La volata sono ovviamente le elezioni.

L’impressione è che se i gruppi di maggioranza avessero un’alternativa oggi non saremmo qui a discutere delle dimissioni di un Segretario ma della crisi di governo. Il paese e i problemi dei sammarinesi rimangono sullo sfondo, purtroppo, o al massimo vengono usati strumentalmente per legittimare una permanenza in consiglio!

E in tutti questi giochi di strategia RETE diviene sempre più il nemico da delegittimare per parte della DC. Ne avevo già discusso, e anche ieri Mina -non sapendo ciò che dice- parlando di decrescita, e Cardelli (sulle cui illazioni paranoiche non mi dilungo, perché so che lui sa di essere fuori dai giochi e nel contesto sbagliato, e allora deve pur trovare un nemico) hanno seguito la stessa strada… Avessero almeno fatto un salto al festival di storia… Per questi motivi mi trovo in difficoltà perché se critichiamo l’operato del governo siamo populisti o demagoghi, se invece sosteniamo le indicazioni di alcuni partiti di governo siamo opportunisti… in fondo non è questione di cosa facciamo, diciamo, o non facciamo e non diciamo. È una questione di cosa rappresentiamo, poco o molto che sia un elemento di fastidio nei calcoli di palazzo. Ma poco male, è ai nostri concittadini che dobbiamo rivolgerci, non certo a chi fa il morto per non morire ammazzato.

Però a chi parla di macchina del fango (che poi è quando non si tacciono gli intrighi che devono rimanere segreti) chiedo per che motivo non riescano proprio a vedere in RETE quell’opportunità della politica di tornare in contatto con la cittadinanza! Possibile che RETE possa venir solo intesa come il male assoluto qua dentro?

Ci si dice che dobbiamo essere realisti perché fare politica significa trovare accordi e confrontarsi, quindi non capiamo niente di politica. Poi però veniamo criticati perché su alcuni elementi troviamo punti in comune con altre forze. Anche qui il tiro al bersaglio… ci siamo oramai abituati, anche se vi pregherei di credere che a RETE ci può pensare RETE senza il vostro interessamento continuo.

E confesso un’altra impressione (anche alla luce, se ho capito bene, delle affermazioni di Morganti secondo cui sarà la storia a fare distinzioni tra chi ha accettato il sistema per buoni principi e chi invece solo per motivi personali, escludendo immediatamente l’ipotesi che quel sistema la politica lo avrebbe dovuto contrastare): c’era chi rubava montagne di soldi e futuro ai sammarinesi. Sono quelli che una volta scarcerati magari se ne andranno altrove a godersi il bottino. Poi c’era chi, visto che tutti rubavano, metteva il dito nella marmellata anche lui, magari per non sentirsi più stupido, ma dimostrando nei fatti di esserlo. Sono quelli di cui al momento stiamo discutendo. C’erano poi alcuni pochissimi indiani che denunciavano il furto generalizzato perpetrato ai sammarinesi. Quelli venivano dileggiati, ostacolati, considerati pazzi -come ha detto Cenci- o bambini, continuando nel dire che “invece gli altri si accreditavano presso i poteri forti”. Oggi RETE viene trattata nello stesso modo caro Cenci. Forse perché l’asticella si è alzata, e ora fa parte del gioco chiudere un occhio? Perché noi non sappiamo, e come noi non sa la cittadinanza, perché il sistema e la politica sammarinese continuano a non essere trasparenti! Chiedete che vi si riconosca di essere attori del cambiamento? Dateci la trasparenza totale che chiediamo!

L’attacco continuo a RETE, credo, è inerente alla situazione attuale: si prospetta il voto, perché per quanto ci si sforzi di negare la crisi ne siamo nel bel mezzo, e RETE rimane fuori dagli schieramenti e non si allinea (ha ragione Federico Pedini Amati nel suo intervento… cos’è questa paura dei movimenti?)

Quindi, nonostante le affermazioni di Valeria Ciavatta prima e di Mario Venturini poi, ribadisco la condivisione con la posizione sostenuta da AP, e se poi si offendono mi vien da dire “affari loro”. Ma a questo riguardo mi viene da dare credito a chi la definisce Alleanza Bipolare. Perché appunto se la attacchiamo siamo populisti, se la sosteniamo siamo falsi e li trattiamo da “servi sciocchi”… io proprio non capisco, o meglio mi par di capire che a guidare alcuni interventi sia il bisogno di smarcarsi gli uni dagli altri, motivo in più per chiedersi che senso abbia tenere in piedi un governo delegittimato facendo del male al nostro paese!

E che ci siano problemi in maggioranza lo dimostra un fatto di ieri. Mentre Mario Venturini parlava di un aderente di AP che percepisce una pensione consistente dicendo:”anche perché faceva il medico”, da parte di un consigliere della maggioranza si è sentito dire “e infatti lavora ancora”. Cari consiglieri, chi delegittima chi?

Vengo agli apprezzamenti fatti a Felici. Felici si è dimesso perché tirato in ballo in procedimenti giudiziari estremamente gravi. Molti hanno parlato di un atto dovuto. La magistratura farà il suo corso e spetta solo a lei stabilire se sono stati commessi reati da Felici. Ma se il suo è un atto dovuto non si capisce perché non lo sia per altri colleghi nelle sue stesse condizioni.

E anche qui mi chiedo perché se uno si dimette in coscienza da Segretario non senta il dovere di dimettersi dal Consiglio. Oramai più di un consigliere su 10 in Consiglio è tirato in ballo da indagini varie. Se si crede giustamente di dover tutelare le istituzioni eliminando ogni possibilità che vengano macchiate da dubbi, mi chiedo perché questo non lo si ritenga doveroso anche per il consiglio.

L’intervento sommesso di Macina, mi aveva fatto credere che presentasse le sue dimissioni. Non lo ha fatto citando l’ODG approvato nel settembre 2013 che prevede la sospensione per i consiglieri in caso di condanna anche non definitiva. Si è però guardato bene dal dire che quell’ODG è un altro dei tanti atti cui il governo non ha dato seguito. Cita infatti l’ODG “Il CGG impegna il CdS a predisporre entro 6 mesi… un progetto di legge che preveda la sospensione ecc…”. I sei mesi scadevano nel marzo scorso.

Matteo Fiorini ha detto che non sarebbe giusto fermare le bocce adesso, perché a pagare sarebbero solo gli ex-democratici, mentre per lui i maggiori addebiti sono sulle spalle di PDCS e PS. È un’affermazione forte, che se avesse fatto RETE avrebbe richiamato un fuoco di repliche sul come possiamo fare affermazioni simili senza supporto di condanne definitive… noi giustizialisti! In merito osservo solo che ragionando così non arriverà mai il momento di fermare le bocce. Serve stabilire il principio fermo che in caso di indagini su accuse così infamanti si sia costretti ad abbandonare l’aula! Altrimenti saremo sempre a capo, ad ogni legislatura dovremo ricominciare a fare i conti dei buoni e dei cattivi.

Ciò detto avanzo una proposta augurandomi possa venir condivisa, nello spirito delle intenzioni di Luca Beccari, perché è proprio questo che ci chiede il nostro paese che mentre noi chiacchieriamo è alla deriva. Il governo certifichi lo stato dei fatti, ovvero dichiari la crisi, con l’impegno a rimettere ogni delega nella prima seduta del 2015 (anche per scongiurare la beffa della maturazione del vitalizio).

Poi si faccia la legge di bilancio, ma a condizioni precise!

Un bilancio concordato nei contenuti, snello e minimale, che non preveda deleghe per il 2015 e si limiti a fare gli stanziamenti. Concordato prima del suo arrivo in aula. E niente emendamenti dell’ultimo minuto: ci si accordi sul termine ultimo per presentarli con l’impegno di condividere anch’essi.

Accordo sull’eliminazione del raddoppiamento dei finanziamenti in caso di elezioni: altrimenti sarebbe un’altra tegola sulla testa dei cittadini per un servizio, quello politico, di cui non hanno in alcun modo beneficiato.

Inoltre, in nome della trasparenza (se non c’è nulla da nascondere…) fornire strumenti di controllo all’opposizione per verificare che di qui alle elezioni non si compiano atti di clientela… la clientela e il sostegno di elementi del governo verso affiliati a quella che la magistratura definisce “organizzazione criminale” è uno degli addebiti esplicitati dalla magistratura stessa. Si tratta di un problema di oggi, non di ieri, di un problema attinente il modo di intendere la politica. È più o meno grave fare marciapiedi per scopi elettorali rispetto al pagamento diretto del voto?

In definitiva vi chiedo, se vogliamo il bene del paese come ognuno di noi sostiene prima di perdersi in giochi delle parti, di dare al paese certezze, traghettando il governo fino a gennaio per poi aprire la crisi e lasciare che siano i cittadini a decidere chi li dovrà governare. Non ne risentiranno le nuove imprese aperte (che non è che chiudono se il governo cade), né le inchieste in corso, né null’altro.

Mi auguro che questo appello possa essere d’aiuto per far saltare le ultime resistenze di un esecutivo che per questo paese è oramai solo un peso. Poi, dopo le elezioni, sarà quel che sarà, sarà ciò che i cittadini vorranno.

Come in una vera democrazia.

 

 

Tutti gli interventi di RETE in Consiglio sono on line a questo link: http://www.movimentorete.org/lavori-consigliari/cgg-20-31-ottobre-2014/ 

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