Ipotesi altro scudo. IlSole24Ore, Eugenio Bruno

Ipotesi altro scudo. IlSole24Ore, Eugenio Bruno

Capitali, ipotesi di uno «scudo-bis»

Eugenio Bruno

ROMA. L’idea di un prelievo aggiuntivo sui fondi scudati è già sul viale del tramonto. Alle perplessità fin qui implicite del ministro dell’Economia Giulio Tremonti si sono aggiunte quelle esplicite di uno dei suoi sottosegretari, Alberto Giorgetti (Pdl), che l’ha giudicata «tecnicamente difficile». Al massimo si potrebbe pensare a una riedizione della ‘sanatoria’ di due anni fa. Anche se sembrano ancora Iva e pensioni le vie più gettonate per reperire le risorse necessarie a smussare alcuni spigoli (ad esempio contributo di solidarietà e stretta sugli enti locali) della manovra-bis, che ha iniziato ieri nell’emiciclo semisederto di Palazzo Madama la sua avventura parlamentare.

L’iter vero e proprio comincerà solo martedì 23 quando il provvedimento sarà all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato. Per ora si è solo provveduto a incardinare il disegno di legge di conversione del Dl 98. L’approdo in aula è previsto per il 5 settembre e difficilmente si potranno bruciare le tappe come confermato dal presidente della Bilancio, Antonio Azzollini (Pdl). La prima settimana dovrebbe essere dedicata alla relazione, ai pareri delle altre commissioni e alla discussione generale mentre solo in quella successiva si passerebbe all’esame degli emendamenti. Che si annunciano copiosi.

Uno dei settori più gettonati nelle ultime ore resta lo scudo fiscale.

L’ipotesi caldeggiata da alcuni parlamentari pidiellini di introdurre una sovrattassa dell’1-2% sui capitali regolarizzati o rimpatriati a cavallo tra l’autunno del 2009 e la primavera dell’anno successivo sembra lasciare il passo a una riedizione dello scudo (il quarto in 10 anni) magari con un’aliquota superiore a quella usata all’epoca (5% di partenza che è poi salito al 6 e al 7% con la riapertura dei termini).

Per ora si tratta solo di una traccia seguita all’interno della maggioranza. Ma la misura potrebbe avere un suo appeal e non solo per il rischio di essere scoperti implicito nell’introduzione di una Tobin tax su scala europea. Un recente paper della Banca d’Italia quantificava i capitali italiani detenuti all’estero nel 2008 e fissava in 140 miliardi una stima «plausibile» degli stessi. Sottraendo i 104,5 rientrati tra il 15 settembre 2009 e il 30 aprile 2010 ne resterebbero comunque 35 potenzialmente ‘aggredibili’, al netto peraltro delle eventuali rivalutazioni di cui nel frattempo potrebbero avere goduto. Già replicare il 7% previsto per i ritardatari di un anno fa potrebbe teoricamente portare 2,4 miliardi nelle casse dello Stato.

Contemporaneamente sembra perdere quota la scelta di colpire con una sovrattassa chi ha già scudato una volta. L’idea di un prelievo aggiuntivo dell’1-2% circolata nei giorni scorsi viene definita «irrisoria» anche da chi, all’interno della maggioranza, ne condivide lo spirito come Osvaldo Napoli (Pdl). Ancora più critico il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, che ha rilanciato l’idea originaria del suo partito: imposizione del 15% su tutti i capitali emersi così da incamerare 15 miliardi di nuovo gettito. A frenare ogni entusiasmo ci pensa il sottosegretario Giorgetti che definisce questa ipotesi «tecnicamente molto difficile» e «difficilmente applicabile», anche per l’anonimato garantito dal condono.

Allo stato attuale restano comunque l’aumento di un punto dell’Iva e un mini-innalzamento dell’età pensionabile. Sul primo punto la soluzione più alla portata sembra sempre quella di portare l’aliquota ordinaria dal 20 al 21% che garantirebbe circa 6 miliardi; sul secondo si lavora ad anticipare dal 2013 al 2012 il raggiungimento di quota «97» (intesa come somma di età anagrafica e contributi versati) per il conseguimento delle pensioni di anzianità che assicurerebbe altri 400 milioni.

Ferma restando la contrarietà della Lega, ribadita ieri da Roberto Calderoli, l’impressione è che su entrambi i punti si concentreranno tanto gli emendamenti quanto quelli dei centristi. Specie se una parte delle risorse recuperate saranno dirottate a cancellare il contributo di solidarietà o a rimodularne gli effetti in base al nucleo familiare. Altro campo di intervento potrebbe essere la stretta sugli enti locali. Contro cui hanno nuovamente tuonato il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, e i sindaci del Piemonte che lunedì prossimo saranno in piazza contro la manovra-bis.

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