Italia oggi, Giorgio Ponziano. Rimini vuol sposarsi con S.Marino

Italia oggi, Giorgio Ponziano. Rimini vuol sposarsi con S.Marino

ITALIA OGGI

È la proposta choc del Pd locale ed emiliano per reagire all’abolizione della provincia
Rimini vuol sposarsi con S.Marino
In caso contrario si rischierebbe un conflitto internazionale 

Giorgio Ponziano   

Possibilisti a Roma, tutt’altro in periferia. Pier Luigi Bersani ha un bel da dire che è d’accordo col taglio delle Province, in periferia, il suo partito alza le barricate. E Rimini diventa capofila della creatività istituzionale pur di salvare la sua Provincia, con buona pace della «spending review», che deve sempre riguardare gli altri.
Uno sberleffo per Mario Monti: lui impone l’accorpamento di Rimini con Ravenna e Forlì-Cesena? Rimini si defila e chiede la complicità della Repubblica di San Marino. Di fronte a uno Stato straniero chi mai potrà sollevare obiezioni ?
Appena circolate le voci dei provvedimenti governativi è stato organizzato un vertice semiclandestino tra il sindaco Pd di Rimini, Andrea Gnassi, il presidente Pd della Provincia, Stefano Vitali, il presidente Pd della Regione, Vasco Errani. Tutti sono usciti dal summit (si è svolto a Pennabilli, in Valmarecchia) con la convinzione che la battaglia sia giusta: il territorio provinciale riminese accoglie di fatto al suo interno anche quello della Repubblica di San Marino, quindi è improponibile che l’istituzione provinciale venga cancellata, si rischierebbe, secondo il terzetto pidiessino, una crisi internazionale con la piccola Repubblica.
Inoltre per Gnassi è sbagliato affrontare il riordino delle Province con un approccio strettamente numerico e il messaggio è anche per il suo segretario, Pierluigi Bersani: «Il nostro tribunale ha praticamente lo stesso numero di procedimenti di quello di Bologna, abbiamo il secondo aeroporto della Regione e il primo della riviera Adriatica se si esclude Venezia, la provincia di Rimini fa 15 milioni di presenze turistiche e si tratta di cittadini che, seppur temporaneamente domiciliati, vivono nella nostra provincia, anche se sembra che i professori non lo sappiano. Infine il territorio di Rimini abbraccia quello di uno Stato, San Marino, di oltre 30mila abitanti, le cui principali attività di lavoro, di studio, di relazioni sono strettamente connesse con quelle di Rimini fino a dire che si tratta nei fatti e nella sostanza dello stesso contesto territoriale».
Quindi anche San Marino deve rientrare nei calcoli con cui sono stati realizzati i parametri governativi e perciò uscire dalla scure del governo, con conseguente salvataggio della Provincia. Il sindaco (Gnassi è uomo della nouvelle vague pidiessina anche se non appartiene ai rottamatori) preannuncia una battaglia durissima ed ha trovato l’appoggio del presidente della Regione.
«Se fosse tutto confermato e il Parlamento non intervenisse – spiega – per Rimini sarebbe un disastro, tornerebbe alla condizione di 15 anni fa. Al posto di una questura avremo un commissariato, al posto di un comando di carabinieri e guardia di finanza avremo una compagnia. Abbiamo concordato, nell’incontro in Valmarecchia, di sviluppare la massima iniziativa su questa questione perché la nostra è una battaglia giusta e non di privilegio o per mantenere un piccolo feudo come dice qualche professore ministro».
San Marino diventa lo scudo per salvare la Provincia dalla «spending review». E se neppure Errani (e Bersani) riusciranno a fare breccia nel governo, si procederà al ricorso, contestando i numeri e indicando San Marino come area geografica collegata al riminese. Rimini non accetta matrimoni forzosi, con buona pace della romagnolità e delle vicine Ravenna e Forlì-Cesena. I politici locali hanno un diavolo per capello e Gnassi spara a zero contro Mario Monti e chiede al suo Pd di non stare alla finestra: «Ho la netta impressione che il governo per non perdere la faccia sulla questione delle Province e per consolidare l’immagine presunta dei risparmiatori abbia perso di vista gli obiettivi e, basandosi su due numeri, abbia stabilito dall’osservatorio ovattato di Palazzo Chigi chi vive e chi muore. Ragionare su una realtà dinamica come Rimini con riferimento a due parametri statici non mi pare certo un’impresa da professori».
Mai dal Pd era arrivata una contestazione così acidula verso il governo sostenuto dal Pd. «Il decreto – aggiunge Gnassi – è entrato in consiglio dei ministri con una stesura e uscito con esiti diversi. Esiti che, per mantenere il dovuto rispetto istituzionale, mi limito a definire stucchevoli».
Insomma il governo avrebbe concordato coi partiti il decreto, poi avrebbe fatto di testa sua, lasciando il Pd in mezzo al guado e Rimini a leccarsi le ferite.
L’embrasson nous tra Rimini e San Marino potrebbe non solo salvare la Provincia ma anche allargarsi all’aeroporto di Rimini, alla ricerca di nuovi soci. Uno dei principali diventerebbe proprio il Titano, che entrerebbe nel captale sociale con una quota pesante: «San Marino – dice il presidente della Provincia, Stefano Vitali – ha capito l’importanza strategica dell’aeroporto, e potrebbe dare un contributo rilevante, non solo in termini di investimento».
Prima però bisogna salvare una Provincia che lo scorso anno è costata 57,7 milioni di euro, con 273 dipendenti (le spese per il persone ammontano a 13,06 milioni di euro). Il Pd lo vuole e Mario Monti è avvertito.

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