La Pitagora sugli appalti pubblici. La Tribuna Sammarinese

La Pitagora sugli appalti pubblici. La Tribuna Sammarinese

La Tribuna Sammarinese

Il leader de La Pitagora racconta: la sua offerta è stata la migliore ma non ha vinto il bando e nessuno sa dirgli perché


Appalti, “se questa è la trasparenza…”

“Anche dalla
più sperduta
amministrazione
italiana in un
caso del genere
sarebbe bastato
un semplicissimo
accesso agli atti
per sapere come si
sono svolte le cose”

Gian Carlo Macrelli

 

Questa è la storia di
una lunga via crucis di
un’appalto pubblico che dovrebbe
qualificarci agli osservatori
europei come un
paese virtuoso che ha nella
trasparenza dei rapporti
commerciali, uno dei capisaldi
della propria specchiata
immagine pubblica.
Premetto che non sono né
un grafomane né sono incline
a mettere in piazza
i miei problemi di lavoro
quotidiano ma dopo aver
esaurito tutti i canali istituzionali
per avere una risposta
alle mie perplessità,
senza alcun risultato, non
mi rimane che questo mezzo:
idoneo un po’ per sfogarmi
e magari per sollecitare
quelle risposte che non
sono mai arrivate.
Succintamente i fatti:
La Pitagora partecipa il 19
dicembre 2012 come ogni
anno da tempo indefinito
(siamo attivi dal 1976) al
solito appalto indetto dal
Provveditorato di Stato per
la fornitura a tutti gli uffici
pubblici dei prodotti di
consumo (toner, cartucce,
ecc.). L’esito della gara viene
quindi celebrata in forma
pubblica al cospetto dei
vari funzionari pubblici oltre
che dei partecipanti al
bando e dall’apertura della
busta la migliore offerta
risulta essere la nostra,
esito pubblicato nel verbale
del Provveditorato. Quindi
con il convincimento di
aver vinto il bando ho trascorso
serenamente sia le
festività natalizie che il Capodanno.
Ma, ecco che l’8 gennaio
2013, con il classico fulmine
a ciel sereno viene promulgata
una delibera del
Congresso di Stato da cui
risulta che il miglior offerente
non è La Pitagora.
Da qui inizia la girandola
delle richieste di chiarimenti
per ottenere spiegazioni
plausibili su di una decisione
così incompatibile
rispetto a quanto emergeva
dall’estratto dei verbali del
Provveditorato di Stato, per
cui ho richiesto di visionare
il verbale in forma integrale
per capire quali altri elementi
avessero potuto ribaltare
l’esito di un risultato
così evidente. Anche perché
parliamo di un bando
da 200 mila euro.
Per brevità di narrazione cito
in maniera cronologica il
susseguirsi delle richieste
di delucidazioni:
Responsabile del Provveditorato
di Stato: “Non posso
farle vedere nulla senza
l’autorizzazione del mio superiore
della Finanza Pubblica”;
Dirigente della Finanza
Pubblica: “Non ne so niente,
non ero presente all’esame
dell’atto, non ho più a
che fare con queste pratiche
perché sono stata nominata
ad altro incarico”;
Dirigente della Finanza
Pubblica facente funzioni:
“Se vuole sapere il contenuto
dei verbali ci faccia causa!
Se ci fa causa sappia però
che La Pitagora non sarà
più invitata a partecipare
ad appalti pubblici”;
la segreteria per le Finanze,
interpellata per avere
un’udienza con il segretario
Claudio Felici, ci nega
l’udienza in quanto non
è materia di loro competenza
e anche in questo caso
ci viene detto che i verbali
non sono pubblici e che
l’unico organo competente
per ottenere qualche risposta
è l’Avvocatura dello
Stato;
Dirigente dell’Avvocatura
dello Stato: “Non siamo sicuramente
noi l’organo che
può darle delle risposte in
considerazione poi che in
un eventuale causa saremmo
per voi parte avversa, le
consigliamo per ogni richiesta
di rivolgersi al Provveditorato
di Stato”.
E qui la giostra finisce perché
siamo tornati esattamente
al punto di partenza.
Ora per me sono passati
inutilmente oltre due mesi
dal giorno di aperture
delle buste, nel frattempo
i nostri bravi e competenti
funzionari pubblici hanno
percepito anche il premio
per gli ottimi risultati conseguiti
e per aver centrato
tutti gli obiettivi prefissati;
io invece non ho risolto
nulla, nessuno si è preso un
briciolo di responsabilità,
però siamo un Paese dove la
trasparenza è un valore basilare
ed un fiore all’occhiello
della Pubblica amministrazione.
Chiudo questo mio excursus
informando sommariamente
tutti questi valenti
burocrati che in Pitagora
lavorano 25 persone,
che la società partecipa
a gare d’appalto dal 1976,
che possiede la certificazione
ISO 9001 dall’anno
2006 e di conseguenza per
mantenere tale attestazione
deve documentare tutte
le procedure intraprese,
e che in qualsiasi gara d’appalto
bandita anche dalla
più sperduta amministrazione
italiana in un caso del
genere sarebbe bastato un
semplicissimo accesso agli
atti per sapere come si sono
svolte le cose.
Concludo con un appello.
Vorrei sapere: qual’è la norma
che consente ad un ufficio
della Pa che bandisce
una gara d’appalto di negare
la visione dei verbali?
Dove è scritto che se una
ditta chiede spiegazioni
oggettive sull’esito di una
gara d’appalto questa viene
estromessa automaticamente
da tutti i futuri bandi
di gara?
Le risposte pervenute in via
XXV Marzo, 9 a Domagnano
saranno congruamente
ricompensate.
Grazie per la pazienza di essere
arrivati fin qui.

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