La Voce di Romagna, accuse a Gianni Celli: Il Resto del Carlino

La Voce di Romagna, accuse a Gianni Celli: Il Resto del Carlino

Il Resti del Carlino

L’IMPRENDITORE E’ ACCUSATO DI TRUFFA AI DANNI DELLO STATO

Perquisizioni e sequestri della finanza a casa e nelle società dell’editore Gianni Celli

Grazia Buscaglia

L’INDAGINE PROSEGUE a ritmo veloce. L’accusa per Gianni Celli,
imprenditore ed editore del quotidiano ‘La Voce di Romagna’ è pesante:
truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato per il conseguimento
di erogazioni pubbliche, nella fattispecie di 20milioni di contributi
destinati all’editoria.
E IERI mattina l’inchiesta ha registrato
un’altra puntata. Infatti verso le 8 gli uomini della Guardia di Finanza
hanno bussato alle porte dell’abitazione di Verucchio dove Celli
risiede. In mano avevano un decreto di perquisizione e sequestro,
firmato dal procuratore capo Paolo Giovagnoli e dal sostituto Luca
Bertuzzi. Le fiamme gialle hanno visitato e perquisito tutte le sedi
delle società riconducibili a Celli e tutti i suoi domicili.
Le divise si sono presentate anche nell’abitazione di Ravenna di uno dei figli di Celli.
LA
FINANZA ha portato via tutti i documenti cartacei ritenuti
indispensabili per le indagini: sono stati posti sotto sequestro anche
alcuni computer, uno di proprietà del figlio. A quest’ultimo è stato
sequestrato anche un telefono cellulare.
Le perquisizioni si sono svolte anche nella sede del quotidiano locale «La Voce».
TUTTO
aveva avuto inizio nelle settimane scorse quando la Procura della
Repubblica di Rimini aveva aperto un fascicolo d’indagine per truffa
aggravata ai danni dello Stato a carico dell’amministratore e presidente
del quotidiano la Voce di Romagna, Gianni Celli, dopo le denunce
presentate da alcuni ex dipendenti del giornale.
SECONDO le indagini
della polizia tributaria della GdF, coordinate dal sostituto procuratore
Luca Bertuzzi, 20 milioni di contributi all’editoria sarebbero stati
stornati ad altre società.
I soldi destinati alla sopravvivenza del
quotidiano locale, sempre stando all’accusa, sarebbero stati dirottati
per finanziarie altre attività di Celli. Da qui le denunce di alcuni ex
dipendenti.
L’indagine della Procura era stata annunciata durante
l’udienza davanti al tribunale fallimentare per il concordato in
continuità chiesto dal giornale. La procura aveva invece chiesto il
fallimento della società.
NONOSTANTE le perquisizioni compiute ieri
mattina e durate diverse ore, il difensore di Gianni Celli, Alessandro
Catrani resta tranquillo: «Siamo sereni–dice al telefono l’avvocato
riminese–: valuteremo se impugnare i sequestri nelle sedi opportune.
L’intera vicenda si chiarirà dimostrando la completa estraneità del mio
assistito».
Dell’indagine si stanno occupando i militari del nucleo
di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, ma rischia di allargarsi
anche all’ipotesi di falso in bilancio.
Grazia Buscaglia

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