Leon Engering: dipendenti ingannati e senza stipendio per mesi

Leon Engering: dipendenti ingannati e senza stipendio per mesi

Amministratore unico della Leon Engering inganna i dipendenti con false promesse e li lascia senza stipendio per mesi

Oltre 100.000 euro i debiti accumulati verso i dipendenti e lo Stato. Venerdì scorso l’ultimo colpo di scena: non si è presentato in Commissione Conciliativa, dove era atteso per firmare l’accordo per il pagamento dei debiti accumulati

di Emanuel Santolini – Funzionario CSdL
Approfitta dei vantaggi di San Marino e scappa, lasciando in mezzo alla strada i lavoratori che con fiducia avevano creduto alle sue promesse, rivelatesi poi false. È la sconcertante “morale” di un’altra storia – l’ennesima – che vede protagonista l’amministratore unico di un’azienda che prima ha sfruttato fino all’ultimo la lunga serie di agevolazioni offerte dallo Stato sammarinese, come defiscalizzazioni, assunzioni dalle liste di mobilità, ecc., e poi ha lasciato una lunga serie di debiti facendo naufragare la stessa azienda.
Questa vicenda di “ordinaria disonestà” ha coinvolto gli 11 dipendenti della Leon Engering, azienda che si occupava di energie rinnovabili. L’amministratore unico si chiama Davide Natalini. Dall’agosto dello scorso anno, l’azienda ha smesso di pagare sia i suoi dipendenti che i contributi dovuti allo Stato, adducendo quale giustificazione scarsa liquidità e la mancanza di credito da parte delle banche.
Gli stessi dipendenti hanno continuato per alcuni mesi a lavorare di fatto gratuitamente. L’amministratore unico, con enorme faccia tosta, ha continuato a promettere loro che l’azienda avrebbe avuto una ripresa e che gli stipendi sarebbero stati pagati. I lavoratori, per lo più giovani, hanno voluto credere alla speranza di non perdere il loro posto di lavoro, fino a quando hanno capito, in capo a qualche mese, che le parole dette erano solo un colossale inganno.
A novembre i soldi ancora non sono arrivati, per cui i lavoratori attraverso il sindacato sono stati costretti a fare istanza alla Commissione Conciliativa. Complessivamente i dipendenti hanno maturato fino a cinque mensilità, più le competenze di fine rapporto; in totale le somme spettanti ai lavoratori e allo Stato ammontano a oltre 100mila euro. Mentre l’amministratore unico lasciava andare in malora questa azienda a San Marino, secondo sue dichiarazioni è ripartito con una nuova azienda nel bolognese. Anche questo la dice lunga sulla totale mancanza di serietà, di onestà e di correttezza da parte di questo personaggio del tutto inaffidabile…
Interpellato a più riprese sia telefonicamente che per e-mail, lo stesso amministratore unico della Leon Engering ha continuato a manifestare la volontà di pagare i crediti ai dipendenti, seppure in forma dilazionata. Ma, con un clamoroso colpo di scena, nell’ultima seduta della commissione conciliativa di venerdì scorso, mettendo in atto l’ennesimo bluff, non si è presentato per siglare l’accordo che prevedeva un piano di rientro degli stipendi maturati dai dipendenti e delle somme spettanti allo Stato sotto forma di contributi. E ciò senza nessun preavviso e senza nessuna giustificazione. Nonostante abbia ottenuto la residenza a San Marino, sembra sia scomparso dal nostro paese.
Da parte nostra, chiediamo con forza alle Segreterie di Stato competenti di revocare immediatamente la licenza di questa società e la residenza ottenuta dall’amministratore unico, e di ritirare anche le altre società che a lui fanno capo (a quanto ci risulta da prime verifiche sono almeno quattro). Ciò, al fine di cancellargli ogni possibilità di fare nuovi danni al nostro paese.
Al sindacato a questo punto non resta che chiedere l’istanza di fallimento; oltre a ciò, auspichiamo che anche lo Stato avvii le procedure giudiziarie per recuperare le somme dovute, iscrivendo a ruolo i debiti contratti dalla società.
Vicende come queste, che vedono scorazzare impunemente a San Marino personaggi a dir poco scorretti e disonesti, dimostrano chiaramente che il nostro sistema legislativo fa acqua da tutte le parti. Tra le altre cose, occorre stabilire chiaramente per legge che il capitale sociale delle aziende non deve essere toccato, a garanzia del pagamento dei debiti che l’azienda eventualmente dovesse contrarre verso i propri dipendenti, lo Sato e i fornitori.
A tutt’oggi, un imprenditore può venire a San Marino, sfruttare tutte le agevolazioni possibili che lo Stato offre, lasciar naufragare la sua azienda accumulando debiti verso lo Stato e i dipendenti senza che succeda nulla: può tranquillamente svuotare i locali dell’azienda e pianificare con tutta calma la sua fuga. Non vogliamo che San Marino continui ad offrire spazio a personaggi disonesti e senza scrupoli intenzionati solo a sfruttare i vantaggi che il nostro paese offre accumulando debiti e lasciando in mezzo alla strada i lavoratori, magari dopo averli ingannati e sfruttati per mesi. Di storie come queste ne abbiamo viste fin troppe: è ora di dire basta ad ogni tipo di truffa e illegalità.

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