Lettera aperta di un frontaliere a Il Resto del Carlino. Commento di Pier Luigi Martelli

Lettera aperta di un frontaliere a Il Resto del Carlino. Commento di Pier Luigi Martelli

MI CHIAMO Gennaro, ho 42 anni, single, sono dipendente
di una fabbrica di vernici in zona Ciarulla, vivo a Marebello e dalla scorsa
settimana sono ufficialmente un picciotto della mafia. Io e almeno altri
quattromila lavoratori italiani a San Marino, Stato criminale o repubblica
criminogena come è stato pubblicamente affermato (e scritto sui giornali)
giorni fa da magistrati, guardia di finanza, rappresentanti di associazioni
civiche (?) antimafia. Non c’è che dire: quattromila lupare rappresentano un
bell’esercito, peraltro tutte facilmente individuabili visto che basta
presentare il libretto di lavoro. Sei frontaliere? Allora sei mafioso e
criminale visto che lì tutto è camorra, illegalità, evasione, nero. Una drammatica
scoperta visto che i suddetti giudici, finanzieri e caudilli civici (?) sino a
ieri ‘nulla videro’ dell’Alcatraz a tre torri dietro l’angolo. Mi chiedo a che
punto il degrado istituzionale sia arrivato. I giudici si esprimono con le
inchieste, la Finanza con le indagini, le associazioni con analisi ponderate e
contestualizzate nella storia e nella società: a Rimini no, abbiamo i
Savonarola che a cuor leggero colpevolizzano in toto buoni e cattivi, ladri e
onesti sulla base della provenienza territoriale. In altre sedi si chiamerebbe
razzismo, in questo caso mi limito a citare qualche mia buona lettura dei tempi
dell’Itis optando per quel ‘professionisti dell’antimafia’ utilizzato da
Sciascia. Ci sono i professionisti della mafia e ci sono i professionisti
dell’antimafia anche a Rimini,
il cui unico scopo è fagocitare l’argomento senza serenità e
studio ma solo con l’invettiva buona per avere un palcoscenico giornalistico e
un ricavo personale o politico o d’immagine per sè. Mi chiedo se un comandante
della Finanza possa affermare che ‘occorre un delitto eccellente a San Marino
perché si aprano gli occhi’. Fino a prova contraria, caro comandante, di
delitti eccellenti se ne sono sprecati nella sua/nostra ‘onesta’ Italia. Mi
chiedo se un giudice di non so quale procura possa farsi intervistare ad ogni
piè sospinto (e, guarda caso, ogni volta che esce un suo libro…) riciclando
ogni volta le stesse apocalittiche visioni per cui Riina è nato e vive sotto
l’Arco d’Augusto: scusi, caro giudice, lei che indagini e che prove buone per
il tribunale porta per sostenere le sue certezze? Poi abbiamo i civici (?)
delle associazioni, tra i quali anche a me (purtroppo) noti e in gioventù
frequentati presidenti di associazioni di sinistra che sino a ieri davano
ospitalità a centinaia di venditori abusivi nelle loro sedi, percependo pure
contributi pubblici. Quella naturalmente non è illegalità ma tutela sociale dei
più deboli. Io e gli altri quattromila picciotti dovremo forse scendere in
piazza per protestare contro questi ‘amplificatori’ un tanto al chilo,
starnazzanti in maniera irritante quando casualmente ci si avvicina a qualche
elezione. Comodo accusare San Marino, i suoi abitanti, le sue istituzioni, le
sue imprese. Se non ci fosse lo Stato criminogeno da Aosta a Palermo tutti i
probi cittadini italiani pagherebbero le tasse, nessun albergatore farebbe il
‘nero’, e i bambini alla sera dormirebbero sonni tranquilli. Non sono uno
struzzo ed è giusto punire chi sbaglia, uno o mille che siano, anche un intero
sistema Paese se necessario; ma appunto il nostro Stato democratico si basa
sull’assunto che si va in galera se si commette un reato, portando prove
effettive in tribunale e non tesi politiche. Adesso vado, ripongo la lupara e
aspetto la prossima puntata della serie ‘I professionisti dell’antimafia’.
Titolo dell’episodio: ‘Chicago negli anni 30, Scampia ieri e oggi, Corleone e
il Bronx, a Rimini gli vanno una…beretta’.
Gennaro Montanari
————
Su San Marino abbiamo già espresso
la nostra opinione. Per decenni non si è voluto vedere che il sistema si
reggeva su palesi violazioni, quasi sempre con la complicità interessata di
cittadini italiani. Cambiare si deve, ma non si deve gettare il bambino con
l’acqua sporca. E non si può neppure pretendere di cambiare uno Stato in sei
mesi mettendo a rischio migliaia di lavoratori onesti.
Da parte del Governo cogliamo uno spirito nuovo, pur se le resistenze del
sistema risentono, appunto, di un’ inerzia decennale. Ricordiamo che nella
famosa inchiesta sul tesoro degli 007 italiani «racchiuso» nelle banche di San
Marino a sfruttare l’impermeabilità del sistema erano addirittura fior di
prefetti romani. San Marino velata di grigio ha fatto comodo anche e
soprattutto a una parte d’Italia che è quella indicata dal nostro lettore. Non
sarebbe male se il vento del rigore scendesse dal Titano fino alle nostre
spiagge.

NOI RIMINESI, Pier Luigi Martelli

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