Libero, Carlo Cambi: Per undici istituti di credito e’ dovuto intervenire il tribunale

Libero, Carlo Cambi: Per undici istituti di credito e’ dovuto intervenire il tribunale

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Per undici istituti di credito e’ dovuto intervenire il tribunale

Carlo  Cambi

Il governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco ieri ha messo le mani avanti. Gli «episodi illeciti» che hanno colpito alcune banche italiane «sono rilevanti ma circoscritti», ha detto parlando al Council of Councils Regional Conference e poi ha aggiunto: «Serie difficoltà principalmente colpiscono un pugno di istituti di medie e piccole dimensioni». Già e il Monte dei Paschi? Visco è sembrato pronunciare una excusatio non petita quando ha ribadito: continueremo a vigilare e sia chiaro che ogni «mancanza di capitale che emergerà dovrà essere coperta con il ricorso al mercato». Fatti i conti le banche italiane (per ora) al mercato vanno a chiedere più di 4 miliardi. D’accordo, la fetta più grossa è quella di Mps. Ma gli altri? Visco esclude che si possa ricorrere agli aiuti di Bruxelles. Ma una domanda sorge spontanea: perché? La Spagna che lo ha fatto ora ci sorpassa al ribasso nello spread e dunque non c’è un problema immagine. Che cosa c’è sotto, o dietro?
Sono in molti a pensare che gli interventi di Bankitalia siano stati timidi e tardivi e che un ricorso a Bruxelles per finanziarle potrebbe significare togliere quella patina di opacità che avvolge alcuni istituti di credito. E ci si chiede quando qualcuno porrà il problema di una seria riforma delle Fondazioni, di una totale restituzione al mercato degli istituiti di credito. Guardando alle cifre infatti si scopre che sono tante le banche italiane che non stanno messe affatto bene. Undici sono commissariate o in amministrazione straordinaria e su quasi tutte ci sono inchieste della magistratura.
C’è un nocciolo duro nel centro Italia, ma non c’è angolo d’Italia dove da un momento all’altro una banca non rischi di saltare per aria. Così lista degli aumenti di capitale pare un referto da pronto soccorso. Al netto di Mps al mercato devono urgentemente ricorrere Banca Marche che è commissariata e che chiede 400 milioni, Banca Popolare di Milano che deve trovare mezzo miliardo, Carige – altra banca finita nel mirino sia di Bankitalia che dei giudici – servono 800 milioni anche se con le dismissioni può trovarne 600 di suo. Cento milioni li ha già chiesti al mercato Banca Etruria. Tutti gli altri hanno bisogno di soldi per coprire perdite derivanti da gestioni discutibili.
I due casi più scottanti, anche per dimensioni delle due banche sono da considerarsi dei medi istituti di credito, però sono quelli di Banca Marche e di Carige che il 30 settembre farà l’assemblea per nominare i nuovi vertici chiudendo un quarto di secolo di potere di Giovanni Berneschi anche perché Bankitalia ha chiesto discontinuità. Carige è finita proprio ieri sotto i riflettori della Procura di Genova che ha aperto un’inchiesta (per ora senza indagati) dopo aver letto la relazione degli ispettori di Via Nazionale che lamenta un’esposizione eccessiva ai contratti derivati “a leva” sui titoli di Stato per un ammontare di circa 7 miliardi di euro.
Immediata la reazione della Borsa: ieri Carige ha perso quasi il 5%. Ma il caso Banca Marche è ancora più eclatante perché con incagli per 5,5 miliardi di euro la banca è appesa a un filo e soprattutto si va scoprendo che era al centro di una sorta di triangolo del credito facile ai palazzinari.
Tramite l’ex direttore generale Massimo Bianconi Banca Marche ha intrecciato rapporti e concesso fidi a gente come Vittorio Casale, un fedelissimo del Pci e già uomo di fiducia di Giovanni Consorte, alla “banda”Anemone-Balducci, ai furbetti del quartierino in accordo con Tercas, la cassa di Teramo commissariata, e con la Popolare di Spoleto (ex partecipata da Mps) il cui presidente padrone Giovannino Antonini è stato arrestato.
Ma nella stessa inchiesta è coinvolto anche Antonio Di Matteo ex direttore generale di Tercas. Saranno anche pochi episodi come dice il governatore Visco ma sono preoccupanti. Anche perché la lista della banche commissariate o in amministrazione straordinaria negli ultimi dodici mesi è lunga assai e ciò che emerge e che sono tutte piccole banche che dovevano aiutare le economie locali. La quota maggiore spetta alle BCC. Tra queste ci sono Monastier e del Sile, di S.Francesco, del Veneziano, Euganea e Ospedaletto, di Alberobello e Sammichele di Bari. Ma ci sono anche banche più importanti e storiche nell’elenco come la Cassa di Ferrara finita in un’inchiesta sui fondi Amphora e il riciclaggio di soldi a San Marino con collegamenti anche all’inchiesta Mps, e l’Istituto di credito sportivo. Come dire: forse è il caso che si cominci a parlare più che di trasparenza bancaria per agevolare gli ispettori di Attilio Befera, di trasparenza delle banche. Vero Governatore?

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