L’informazione di San Marino: Nuovi guai sul Titano per Bacciocchi, rinvio a giudizio per riciclaggio

L’informazione di San Marino: Nuovi guai sul Titano per Bacciocchi, rinvio a giudizio per riciclaggio

L’informazione di San Marino

Nuovi guai sul Titano per Bacciocchi, rinvio a giudizio per riciclaggio

Tra i coimputati una girandola di nomi già emersi in altre vicende dall’operazione “Dual Broker” a “Tibet” ai furbetti della monofase

Antonio Fabbri

A Napoli la terza sezione della Corte d’Appello ha confermato, lunedì scorso, la condanna a carico di Bacciocchi nei confronti del quale, precisa l’avvocato Sabattini che ha già annunciato ricorso in Cassazione, la custodia cautelare era stata revocata a dicembre scorso. Non è quindi più pendente il mandato di arresto a suo carico oltre confine.

Nel frattempo arrivano nuovi guai sul Titano per il notaio di Dogana. Infatti nei giorni scorsi il Commissario della legge Laura di Bona ha disposto il rinvio a giudizio per lo stesso Bacciocchi con l’accusa di riciclaggio. Stessa accusa per gli altri coimputati di Bacciocchi in questo caso: Oriano Zonzini, Gian Luigi Reggini e Arianna Annarella. Quest’ultima accusata assieme a Luigi Di Fenza e Maria Teresa Vasconi, anche di truffa ai danni dello Stato.

Il fascicolo è uno di quelli che era originariamente in carico all’ex Commissario della legge Manlio Marsili, poi passato al Commissario Laura Di Bona che, terminate le indagini, ha disposto il rinvio a giudizio di sei persone. Di fatto si tratta delle movimentazioni per svariate centinaia di migliaia di euro, ritenuti dall’accusa di provenienza illecita, attraverso dei mandati fiduciari in Fincapital.

I guai di Di Fenza
Tra i rinviati a giudizio
c’è anche Luigi Di Fenza,
commercialista Napoletano
sessantenne, già
noto alle cronache italiane
e sammarinesi perché
entrato in altre indagini,
come quella denominata
Dual Broker”. Una maxi
truffa all’erario italiano
risalente al 2010 da 400
milioni di euro scoperta
dalla Guardia di finanza
di Napoli, con iva evasa
calcolata, all’epoca, in
80milioni. Fra l’altro, in
quell’indagine, emerse
che Di Fenza si basava su
numerose società di comodo
e “teste di legno”,
i prestanome insomma,
con sedi in diverse regioni
d’Italia e all’estero.
All’epoca finirono
sotto custodia cautelare
una decina di persone.
Una organizzazione che
sfruttava anche operatori
commerciali attivi nella
Repubblica di San Marino.

La girandola dei nomi
già noti

Di nomi noti, a parte
quelli che sono già comparsi
nelle vicende legate
a Fincapital, ce ne sono
anche altri, ricorrenti
in altre occasioni. Tra
questi quello di Arianna
Annarella, richiamata
nell’ordinanza del Gip di
Milano sull’operazione
“Tibet”. Annarella, infatti,
era amministratore
della Sb Immobiliare, società
riconducibile a Giuseppe
Vinciguerra, uno
dei principali indagati
nell’inchiesta, scoppiata
nel febbraio 2014, sulla
banca clandestina della
‘ndrangheta in Brianza
che proprio sul Titano si
approvvigionava di denaro,
anche attraverso
quei mandati fiduciari in
Finpoject – maiale, cinghiale,
muflone – portati
alla luce dalla tangentopoli
sammarinese
e sui
quali transitavano anche
i soldi della criminalità
cinese. Inoltre Annarella
compare anche come amministratore
di una delle
società dei “furbetti della
monofase”, la In.Ge srl,
per la quale era registrato
un debito nei confronti
dello stato per imposta
non versata pari a 289.441
euro. Questo credito nel
maggio 2013 era stato inserito
nell’elenco di quelli
ritenuti “certi”, che cioè
l’amministrazione era sicura
di riscuotere.
Al di là del rinvio a giudizio
per il fatto in sé, dunque,
questo caso abbozza
la mappa di una cerchia
di soggetti che disegnano
– tra prestanome, società
e finanziarie – un quadro
più articolato di intrecci e
di rapporti.

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