Marco Gatti. Intervento Congresso Psd

Marco Gatti. Intervento Congresso Psd

San Marino, 27 settembre 2013
Presidente, Amiche, Amici, gentili Ospiti
ringraziando per l’invito a partecipare al Vostro Congresso, a nome del PDCS qui rappresentato in delegazione, porto un breve saluto-contributo ai lavori di questa  assise.
La scelta di governare insieme il Paese è stata possibile grazie ad una cosciente responsabilità di fronte alla gravità del momento,
cosciente responsabilità che si è tradotta in una buona dose di realismo politico.
Senza affrontare insieme, tutti insieme, lo sconquasso generato da una crisi strutturale globale,
crisi derivata dal cambiamento di fondo di alcuni fattori di base,
senza questa capacità non sarebbe possibile iniziare a ricostruire occasioni di concreta “speranza”
occasioni che, in primis, rispondano adeguatamente alla crescente difficoltà di dare prospettive di lavoro ai nostri giovani o alla messa in sicurezza dello bilancio finanziario dello Stato.
 
Non possiamo far finta, che tutto possa tornare come prima,
che cioè sia ancora possibile far dipendere la nostra economia da un capitalismo finanziario “malato”, che possa continuare a dare risorse all’infinito.
Dobbiamo avere il coraggio di un giudizio politico chiaro,
un giudizio politico chiaro, sull’assenza di azioni di governo, di tutti i governi che si sono succeduti sino ad oggi alla guida della nostra Repubblica,
governi che da molti anni non hanno voluto “guardare avanti”,
governi che non hanno “voluto fare” per il bene di tutti, rimanendo soffocati nell’autoreferenzialità e nei particolarismi.
Non si può, di fronte alla fragilità e alla debolezza del nostro sistema, continuare a giocare sulla comunicazione “d’occasione”, per affrancarsi da responsabilità, per cercare di accontentare questo o quell’interesse, soprattutto all’interno di organizzazioni politiche, che dovrebbero oggi dare “il buon esempio”,
cosicché la politica non sia percepita come un accessorio ormai vecchio e superato, quindi inutile alla vita di una comunità, o peggio, un dazio da pagare per avere favori.
Abbiamo la responsabilità di dire “adesso” che la strada per ricostruire opportunità di benessere per il nostro Paese sarà dura e avrà bisogno del sostegno di tutti i settori coinvolti e delle maggiori risorse possibili.
Per questo è necessario eliminare le aree di spreco nella PA e nelle Aziende Autonome.
Per questo bisogna fare una riforma fiscale che sia improntata sul principio dell’equità e della capacità contributiva.
Un processo questo che necessita di “tempo”, per essere il più attento possibile alle esigenze di tutti.
Ma il tempo è poco quindi non possiamo più sprecarlo.
Oggi, abituati alla velocità dell’on-line, siamo portati, specialmente negli slanci comunicativi, a confondere i tempi delle trasformazioni sociali indotte dalla politica economica con il “voltare pagina di un click”, dimenticando che abbiamo a che fare con un mondo fatto di donne e uomini in carne e ossa, situazioni che richiedono una responsabilità che va oltre gli schieramenti di parte, ma che allo stesso tempo non si deve appiattire su una tecnocrazia utilitaristica, ma deve valorizzare ogni identità ideale attraverso le forme che esse hanno assunto nella nostra società civile.
Perché le misure per tornare a crescere possono passare solo
da un sostegno alle famiglie,
da un impegno profondo per l’educazione e l’istruzione,
da un aiuto alle imprese locali nella loro strategie di innovazione e di penetrazione sui nuovi mercati,
da un insediamento imprenditoriale trasparente e virtuoso, basato sulla competitività offerta da vantaggi burocratici e fiscali.
Tutti elementi che hanno sicuramente un costo
elementi però che hanno molti effetti positivi, anche se solo nel medio/lungo periodo.
Eppure è questa la strada da seguire.
Per molti aspetti invece molti, forse troppi qui a San Marino, sembrano fermi nel difendere i vecchi principi e le vecchie regole.
Dobbiamo fortemente perseguire il superamento del mito dell’ “antagonismo a tutti i costi” per iniziare anche a cambiare qualcosa nella strategia della concertazione fra parti sociali, nell’immobilismo della burocrazia, nel protagonismo fine a se stesso.
In un mondo che cambia, continuare a stare fermi ad adorare il passato è semplicemente una sciagura.
Veniamo da valori ideali differenti e ci troviamo a percorrere insieme una responsabilità di governo che abbiamo voluto sintetizzare con lo slogan “San Marino Bene Comune”.
In questi giorni, in cui si parla di Europa, non ho potuto non pensare ad una similitudine tra gli inizi del modello sociale europeo e la nostra Repubblica. 
La nascita dell’Europa fu fortemente influenzata dal pensiero cristiano-democratico e laico repubblicano di uomini politici come De Gasperi, Adenauer e Schumann che ritenevano vi fosse un insieme di valori e di istituzioni comuni condivisi.
Ciò ebbe un riverbero politico e culturale che plasmò il modello sociale europeo.
Similmente la nostra antica Repubblica è stata fondata su alcuni principi cristiani quali la libertà, la solidarietà e l’azione sussidiaria verso chi operava per il bene.
Il progressivo distacco dalle “buone radici” ha avuto come conseguenza per entrambi i soggetti, (Europa e San Marino), il distacco da questi valori fondanti a favore di valori “secolari”,
valori radicalmente diversi dai valori originali,
ad esempio nel definire il concetto di persona e nel modo di guardare al presente e al futuro, e che portano verso un modello sociale disgregato, a forte impatto negativo per lo sviluppo e per la cultura intesa complessivamente.
Oggi perciò non ci sono questioni sociali che non siano innanzitutto questioni morali.
Oggi qui, da noi, una buona fetta dei partiti dimostrano di avere un grosso problema: non hanno sufficiente conoscenze e competenze per affrontare il nuovo sistema economico e sociale che incalza e si appoggiano a sistemi di comunicazione e di partecipazione che “distorcono” la realtà, perché fatti per creare consenso attraverso l’ampliamento del conflitto fine a se stesso, mentre per “risolvere davvero” serve una comune responsabilità.
I rischi della finanziarizzazione dell’economia, dello statalismo, del prevalere della rendita sul lavoro,
sono problemi di realismo, di ragionevolezza e di moralità,
prima che problemi sociali, strutturali e politici,
nascono cioè da una questione antropologica, come recentemente ci comunica con incredibile fascino Papa Francesco.
Stiamo attraversando un momento di passaggio da un’epoca ad un’altra epoca
Un passaggio che ci fa percepire ciò che ci aspetta, insieme alle evidenti disillusioni sul nostro sistema. C’è bisogno di FARE e di FARE SUBITO.
È una provocazione che come Partito abbiamo raccolto e messo al centro della nostra consistenza politica.
Il nostro prossimo Congresso Generale avrà come tema proprio il FARE.
Il titolo: FARE: IL PARTITO, IL PAESE, IL FUTURO, traccia un percorso preciso, logico, semplice, ma anche pretenzioso, perché i contenuti e le azioni della politica, sono ideali tradotti in “buone cose da fare”.
Chi vuole fare buona politica sa che il proprio compito è cercare soluzioni praticabili e compatibili per far star meglio la comunità che rappresenta.
Mi auguro che da esso, come da questo Vostro Congresso, possano uscire linee di intervento credibili e di ampio consenso che permettano di sostenere un nuovo modello di sviluppo basato su una corretta scala di beni e valori, per dimostrare che è fattibile rispondere attraverso buone riforme e buona economia ai bisogni della nostra gente.
Cosi come auspico che sempre più le nostre organizzazioni sappiano generare persone al servizio della politica e non che la politica sia al servizio dei propri interessi.
Spero infine che possano continuare a prendere forma, a crescere, quei tratti interessanti che ci hanno mosso ad una comune responsabilità, percorsi del FARE e capisaldi di valore da promuovere, su cui mi auguro potremmo camminare ancora insieme per cambiare realmente ed agire al servizio del bene di tutti.
Buon lavoro
                               
Marco Gatti
                            Segretario Politico del PDCS
 

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