Marino Albani: avere il coraggio di difendere il Paese con determinazione

Marino Albani: avere il coraggio di difendere il Paese con determinazione

AVERE IL CORAGGIO DI DIFENDERE IL PAESE CON DETERMINAZIONE
Abbiamo a disposizione anche canali internazionali per fare valere le buone ragioni di San Marino
In una settimana è stato bruciato il frutto di anni di lavoro. Quel duro e paziente lavoro di ricostruire un’immagine positiva del nostro Paese, fatto dal Governo, dalle istituzioni, dalle categorie economiche, dagli ordini professionali, dai cittadini e dagli operatori economici di questo Paese, che hanno partecipato ai grandi sacrifici richiesti dalla strada della trasparenza e dell’adeguamento dell’ordinamento agli standard internazionali, ben oltre quelli che sarebbero stati sufficienti per allinearsi a Paesi ben più grandi e potenti del nostro. Tutto per guadagnarci le fondamentali promozioni degli organismi internazionali e soprattutto la white list italiana.
Tutto per “normalizzare” i rapporti internazionali e soprattutto i rapporti con l’Italia, con la quale volevamo chiudere un annoso e doloroso assedio non solo mediatico, che ha visto un vero e proprio embargo economico-commerciale.
Pensavamo tutti di avere chiuso finalmente una guerra, parafrasando l’ultimo editoriale del direttore della TV di Stato, Carlo Romeo, di avere chiuso col passato, di avere voltato pagina e di avere davanti la prateria della ripresa economica, con i paletti delle convenzioni fiscali sottoscritte con l’Italia e ameno una trentina di altri Paesi per rendere appetibili gli investimenti a San Marino.
Poi arriva il comunicato del Comando Generale della Guardia di Finanza italiana, il braccio operativo del Ministero del Tesoro, solo qualche giorno dopo la visita ufficiale del nostro Segretario di Stato alle Finanze proprio in quella stessa sede a Roma, ricevuto dagli alti papaveri di quel Corpo, con tutti gli onori ed i complimenti per l’ottimo stato della collaborazione e dei rapporti italo sammarinesi.
È esploso nel cielo azzurro ed afoso di San Marino, inatteso e devastante. Un colpo basso senza dubbio, i cui danni sono incalcolabili perché inferto in un momento delicatissimo per la nostra economia ma anche per la politica di questo Paese.
Con colpi del genere la nostra economia perde d’un botto gran parte della sua attrattività per gli investitori esterni, soprattutto italiani, che negli ultimi mesi si stavano affacciando sempre più frequentemente a San Marino, per valutare le nuove opportunità offerte dalla normativa IGR e dalla convenzione contro le doppie imposizioni.
Il tutto condito dalla nuova stagione di rapporti normalizzati tra Italia e San Marino.
Adesso leggiamo che il terribile comunicato della GdF sarebbe finalizzato a spingere i depositanti italiani nelle banche sammarinesi a regolarizzare i loro capitali (la cd. VD-voluntary disclosure).
Ammesso che questa lettura riduttiva sia quella vera, la situazione peggiora: se i rapporti italo sammarinesi erano veramente distesi e collaborativi, sarebbe stato sufficiente avviare un’azione di “moral suasion” concordata tra autorità dei due paesi per “convincere” i depositanti italiani a San Marino ad approfittare della VD.
Se a quanto sopra detto colleghiamo la notizia di qualche settimana fa che le autorità sammarinesi stanno trattando con quelle italiane una “linea di credito”, per far fronte alle probabili difficoltà finanziare delle banche sammarinesi per la fuoruscita di ingenti capitali verso l’Italia a causa delle regolarizzazioni fiscali di depositanti italiani, il quadro peggiora ulteriormente.
Quindi alla fine di quest’anno potrebbe realizzarsi un quadro terribile per San Marino: le banche potrebbero perdere fino a un miliardo di euro di depositi e trovarsi con un altro bilancio d’esercizio disastroso, indebitate verso lo Stato per centinaia di milioni, ma ancora peggio, lo Stato sammarinese gravemente indebitato verso quello italiano: una posizione a rischio di subordinazione e dipendenza economica e finanziaria e quindi politica dall’Italia. A questo punto saremmo di fatto divenuti quel Protettorato che veniva ventilato sulla stampa qualche anno fa.
Ecco perché nei giorni scorsi ho espresso l’opinione del tutto personale che il nostro Governo debba essere molto più determinato per contrastare i devastanti effetti che potrebbe innescare il comunicato GdF.
Anche se c’è qualcuno che predica di tenere i toni soft con Roma, quando i toni usati dai segretari Valentini e Capicchioni con gli omologhi italiani sono già stati fin troppo politicamente corretti, vorrei chiarire cosa intendevo per “maggiore determinazione” del nostro Governo, onde evitare equivoci o interpretazioni non corrette.
A mio modesto parere occorrerebbe impostare i rapporti con l’Italia a livello di veri e propri rapporti internazionali, cioè fra governi, affidandosi alla diplomazia e usando in maniera coordinata il canale dei ministeri degli Affari Esteri.
I problemi tra Stati andrebbero risolti a livello bilaterale tra Governi e non tra ministri omologhi, come avviene da tempo.
E se nulla si riesce a risolvere subito a livello bilaterale, occorre allora investire gli organismi internazionali, a cominciare da quelli che sono preposti alle crisi internazionali.
Nel nostro caso sarebbe stato opportuno fare pervenire, attraverso l’Ambasciatore italiano a San Marino, direttamente al premier del Governo italiano la richiesta di un intervento immediato del governo stesso nella vicenda del comunicato GdF per rimuovere le cause dello stato conflittuale con San Marino e per ripristinare dei proficui e corretti rapporti di collaborazione. Facendo anche presente tutta la determinazione di San Marino di ricorrere eventualmente agli organismi internazionali per tutelare la propria sopravvivenza, in caso non fossero prese nella dovuta considerazione le doglianze del Governo sammarinese.
Mi spiegava tempo fa un collega straniero che esistono organismi internazionali istituzionalmente preposti ad occuparsi delle situazioni di crisi fra i Paesi allo scopo di garantire la cooperazione tra gli stessi: mi riferisco all’UNECE, all’interno dell’ONU, che ha sede a Vienna, dove casualmente abbiamo una nostra Ambasciata.
Infatti i più non sanno che avremmo già dovuto coinvolgere questo organismo tra il 2008 e il 2009, all’epoca del deleterio attacco alla Cassa di Risparmio da parte della Procura di Forlì (sempre lei, anche se già dichiarata incompetente territorialmente per San Marino); allora qualche Segretario di Stato dichiarò ponziopilatascamente che quello non era un problema del Governo sammarinese …mentre tutti oggi sappiamo quali conseguenze tremende quelle vicende hanno causato all’intero sistema bancario e poi  al bilancio dello Stato.
Spero che l’esperienza del 2008-09 ci sia servita, perché quel periodo così nero della nostra storia è all’origine di tutti i problemi economici e finanziari attuali della nostra Repubblica.
Per fortuna oggi il Governo ha compreso la gravità della situazione  ed è intervenuto intanto con la richiesta di essere ricevuti a Roma.
Ma l’attacco della GdF a San Marino ha tutte le caratteristiche di una intimidazione e di un ricatto, procurerà gravi danni all’economia di San Marino ed al suo bilancio dello Stato: NON PUÒ restare un fatto solo tra Italia e San Marino, va portato a conoscenza degli organismi internazionali, a cominciare come dicevo dall’ONU, senza escludere a priori UE e Consiglio d’Europa e tutti gli organismi internazionali che ci hanno promosso.
E poi consideriamo seriamente di portare davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo la violazione della privacy di migliaia di famiglie sammarinesi che mi pare proprio sia stata commessa dall’operazione “Torre d’avorio” e quindi da una Procura italiana e dalla GdF.
Una Procura italiana, quella di Forlì, che oltretutto non è competente territorialmente, per pronuncia di un Tribunale, sempre di Forlì.
Infine cominciamo anche a fare cassa per le nostre asfittiche riserve di liquidità dello Stato: istituiamo subito una tassa fiscale sulle somme che vengono fatte rientrare in Italia dopo la loro regolarizzazione con la VD e sicuramente non ce ne pentiremo di recuperare qualche decina di milioni. È la stessa semplice ricetta che avevo suggerito all’allora segretario delle Finanze, quando a partire dagli scudi di Tremonti ad oggi, sono venuti meno ben 7 miliardi di euro alle banche sammarinesi: fate voi il calcolo… avessimo allora applicato un 5% solamente, avremmo già coperto il “buco del Bilancio dello Stato” ed avremmo oggi veramente un “Tesoretto” da gestire per il rilancio del Paese.
Adesso più che mai occorre pensare in grande, occorre avere il coraggio di agire con tempestività e determinazione per il bene e, soprattutto ora, per la sopravvivenza del nostro Paese.
Noi vogliamo la pace e non la guerra con l’Italia, ma neanche vogliamo pensare che per avere la pace bisogna preparare la guerra.
Marino Albani
San Marino 22/8/2015

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