Marino Pasquale De Biagi: “La tassa IRAFE-DAPEF e Paperon de Paperoni”

Marino Pasquale De Biagi: “La tassa IRAFE-DAPEF e Paperon de Paperoni”

Riceviamo e pubblichiamo

Che cavolo c’entra, penserà colui che si appresta a leggere lo scritto che segue “l’imposta sulle attività finanziarie detenute all’estero dalle persone fisiche residenti in territorio”, che con fare camaleontico viene riproposta come “riequilibrio delle attività finanziarie estere” con il celebre Paperon de Paperoni?
C’entra, eccome se c’entra. Continui a leggere e scoprirà l’arcano.
La base imponibile, sulla quale i “cattivi” cittadini dovranno pagare l’imposta (Legge 207/2021) è costituita dal valore di mercato di investimenti in titoli o strumenti finanziari, somme di denaro ecc.(fondi, obbligazioni ecc.ecc.).

I “cattivi”, quindi, pur non avendo commesso reato alcuno, sono fermamente invitati a TRASFERIRLI in Banche o Finanziarie locali (cu-cu), onde evitare il pagamento dell’imposta.

Se però, udite-udite, avete in Italia, Svizzera o dove cacchio vi pare LINGOTTI d’ORO, MONETE d’ORO, VALUTE ESTERE (Dollari, sterline, franchi svizzeri ecc) NON PAGATE L’IMPOSTA e li potete tenere dove più vi aggrada.

(Se Lei, lettore, è ancora convinto che Paperon de Paperoni non centri nulla con IRAFE-DAPEF. continui nella lettura.)

E voi “cattivi” cogliete il velato suggerimento che vi vien dato dalla locale apicale finanza. Vi suggerisce di vendere titoli o strumenti finanziari investendo il ricavato in lingotti, monete d’oro, dollari, franchi svizzeri, sterline, infischiandovi così dell’imposta. Perché è certo che ritornerà. A meno che qualche tribunale non la getti nel cestino delle leggi anticostituzionali.

Come Paperon de Paperoni farete il bagno e la doccia con lingotti, monete d’oro, dollari, sterline e quant’altro disponibile, ricavandone paperonissima ebbrezza. E, dato i tempi che corrono rientrano fra i “beni rifugio”. Vero è che trasportare dalla Svizzera a San Marino lingotti e monete d’oro non è agevole e le Banche locali, forse, non attrezzate allo scopo. Al contrario, secondo i capiscioni nostrani, facile il trasferimento da banca estera a banca locale di titoli o prodotti finanziari. Facile? non proprio.

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E qui continua a ricascare l’asino (con tutto il rispetto per l’asino). Si dà il caso che:
– GESTIONI PATRIMONIALI: non potranno essere trasferite, se non prima liquidate;
– FONDI: possono essere trasferiti solo quelli che vengono gestiti anche da banca ricevente;
– POLIZZE ASSICURATIVE (escluse quelle precisate da legge) idem Gestioni Patrimoniali;
– SPESE BANCARIE: da 50 a 100 euro per titolo. Oltre ad altre spese aggiuntive difficili da quantificare anticipatamente;
– TRASFERIMENTO TITOLI: ha tempi tutt’altro che certi, e il rischio difficilmente calcolabile data l’alta volatilità dei mercati. Infatti, durante il trasferimento, non è possibile effettuare alcuna operazione sui medesimi.

Il che significa che la legge 207/2021, oltre ad essere smaccatamente anticostituzionale, cervellotica e grossolanamente ispirata all’italica legge di stabilità 214 (commi 581e 582), è per buona parte inapplicabile essendo in aperto contrasto col sistema bancario italo-europeo.

Ammesso e non concesso che tale forzoso “trasloco” di titoli o prodotti finanziari avvenga è noto che i  medesimi resteranno fuori territorio presso le cosiddette banche depositarie. E le banche locali, beneficiarie di questa legge ad hoc “fabbricata” (se sollecitata, sarebbe come spararsi da soli sui piedi) potranno lucrare le commissioni sulle operazioni di compra-vendita titoli.

È questo il metodo per internazionalizzare il Paese?

Se lo è, e sicuramente lo è, lasciate stare Dubai, gli accordi con la Russia, l’Argentina, l’Inghilterra. gli Emirati ed altri ancora. Soldi buttati nei viaggi, dei quali mai si è avuta notizia di concreti risultati conseguiti. Gli industriali, quelli veri, hanno già da tempo esplorato quei mercati e introdotto i propri prodotti.
Dite, Signori del mal-governo, qual è la ragione dell’infierire solo sulle persone fisiche, lasciando le imprese in genere libere dall’obbligo?

Forse perché non hanno un loro sindacato a difesa? Anzi, anche il sindacato ha infilato il “naso” nell’IRAFE suggerendo l’inasprimento della tassa.

Hanno però le LEGGI dalla loro. Hanno la CARTA DEI DIRITTI; l’ACCORDO CON l’ITALIA
CONTRO LE. DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI; hanno l’Unione Europea alla quale segnalare le vostre bravate fiscali.

Hanno la possibilità di “emigrare” al mare lasciando il Monte a russi e ciclisti (il lupo perde il pelo ma non il vizio).

“Perdona loro perché non sanno quello che fanno”

Marino Pasquale De Biagi

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