Mazzuca, l’autore della proposta ‘indecente’ a San Marino, contro Tremonti

Mazzuca, l’autore della proposta ‘indecente’ a San Marino, contro Tremonti

Durissimo ieri contro la manovra Tremonti per il risanamento dei conti pubblici italiani,  il parlamentare Pdl Giancarlo Mazzuca, già direttore di il Quotidiano Nazionale, autore, a suo tempo, della ‘proposta indecente‘ a San Marino.

 Il Resto del Carlino titola: Il piano anticrisi / Non ci sto. Tutti devono fare sacrifici. La dieta della casta / L’intervento di Giancarlo Mazzuca  

Sono uno dei nove parlamentari pdl che, sulla manovra di Tremonti, si sono dichiarati delusi. Mi dissocio dal pacchetto di misure messo in piedi a Ferragosto e me ne vanto perché ritengo che alcuni dei provvedimenti predisposti dal ministro dell’Economia siano iniqui, vessatori e non risolvano alla radice il vero problema: la mancanza di riforme e di interventi strutturali. Se la caveranno, come sempre, i finti poveri e i ricchi disonesti, mentre vengono massacrati i soliti noti. Si colpiscono (per tre anni) le persone benestanti oneste proprio perché sono sempre state oneste e, elettoralmente parlando, rappresentano appena l’1,2% della popolazione (0,9 quelli con un reddito da 90 a 150mila euro anni, 0,3% coloro che superano “quota 150”): possono, quindi, essere tranquillamente sacrificati sull’altare della demagogia. Qualcuno potrebbe pensare che il “berlusconiano Mazzuca” sia impazzito improvvisamente. Nessun colpo di sole: basta ascoltare i commenti di molti sostenitori del centrodestra e non soltanto. Proprio ieri ho incontrato Roberto Pinza, ex viceministro di Ciampi ai tempi del governo Prodi, che pure aveva varato (molto più leggera e una tantum), l’eurotassa: mi dice, onestamente, che neppure il populista Niki Vendola avrebbe progettato una stangata di tale fatta. Anche lui prevede, a questo punto, la rivolta del partito degli onesti. Un partito formato dai veri poveri, che non riescono ad arrivare a fine mese con lo stipendio, e da quell’1,2% che paga le tasse fino all’ultimo centesimo e non ha neppure il vantaggio degli affitti in nero. Mi rendo conto che l’emergenza è gravissima e che era assolutamente necessaria una manovra “lacrime e sangue” per evitare il crollo dell’intero sistema, ma si sarebbero ottenuti risultati ben più significativi spalmando meglio i sacrifici. Proprio per questo i delusi proporranno emendamenti alla manovra. In alternativa, perché non prevedere un aumento delle aliquote Iva o un innalzamento dell’età per le pensioni d’anzianità? E perché non riconsiderare la possibilità di abolire tutte le Province, senza ricorrere alla foglia di fico di una riduzione solo parziale (sono ora 29 le amministrazioni destinate a chiudere ma, alla fine, se ne salveranno altre)? Perché appena un mese fa la Camera ha archiviato in gran fretta il provvedimento che avrebbe messo la pietra tombale su questa inutile istituzione? Se proprio dobbiamo tenercele, perché non viene ascoltato chi chiede la fusione di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini con la creazione, a costo sottozero, di un’unica provincia romagnola? Nei prossimi giorni rilancerò una proposta bipartisan con il sindaco di Forlì, Roberto Balzani. Non è mai troppo

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