Messaggio di saluto del Vescovo

Messaggio di saluto del Vescovo

Messaggio di saluto agli Eccellentissimi Capitani Reggenti e al Consiglio Grande e Generale della Serenissima Repubblica  di San Marino

Eccellentissimi Capitani Reggenti ed Autorità costituite della Repubblica di San Marino, a voi in quest’ora così singolare per la mia vita il mio  cordialissimo saluto.

Saluto anche l’intero popolo sammarinese, la cui radicale identità di libertà ed i diritti fondamentali che da essi promanano, vengono, proprio qui in questo  luogo, dall’autorità di Stato riconosciuti, difesi, promossi.

Mi onora essere stato chiamato al ministero episcopale nella Chiesa di San Marino-Montefeltro. La vostra benevolenza e la vostra accoglienza non mi  fanno sentire a disagio per le mie umili origini. Sono figlio di un ortolano  coltivatore della terra nella campagna ferrarese, dove il Po diventa delta, un tempo assai capriccioso e minaccioso, oggi ormai saldamente imbrigliato.  Umili origini le mie, ma delle quali sono pure orgoglioso. Da poco più di un  mese papa Francesco mi ha chiamato alla dignità e al servizio episcopale non  per meriti accademici, né per gradi di carriera ecclesiastica, ma è unicamente  per la sua benevolenza che “mi ha chiamato di mezzo al gregge” ed ha visto  in me la possibilità di essere pastore. Ogni giorno papa Francesco coi suoi  interventi mi indica il modo per esserlo veramente: un pastore che non sta “davanti” col rischio di perdere di vista gli ultimi, né troppo “indietro” col pericolo di mortificare chi vorrebbe trovare sollecitamente nuove strade, ma  un pastore che sta accanto, in mezzo al suo gregge, onorato di portarsi  appresso “l’odore delle sue pecore”. Ho alle spalle un prolungato impegno  nell’ambito educativo, nel sostegno alle famiglie, nella prossimità con le  povertà, nella periferia di Ferrara.

Questa mattina salendo sul Titano ho provato e provo, una grande emozione: penso alla città posta sul monte di cui scrive il profeta Isaia (cfr. Is 2,2; Sap  9,8). Città vessillo. Città fortificata. Città della pace. La Serenissima  Repubblica San Marino è universalmente riconosciuta come baluardo di  libertà, laboratorio originale di democrazia. Per questo – nonostante le sue  dimensioni – sta nel consesso delle nazioni a pieno titolo e con universale  considerazione. Qui si apprende la lezione di una legittima fierezza che  fiorisce su una millenaria fedeltà alla propria storia e tradizione; da oltre 1700 anni! Ma qui si impara anche la lezione – oggi quanto mai necessaria – della  apertura alla fraternità universale, della tolleranza e della accoglienza in nome  della dignità di ogni persona. La Repubblica di San Marino ha conosciuto  tante esperienze di solidarietà come l’asilo concesso a oltre cento mila rifugiati  durante la seconda guerra mondiale e vede oggi nel suo tessuto sociale – a  quanto so – la presenza dinamica di molteplici associazioni di volontariato.

Le Loro parole, Eccellentissimi Capitani Reggenti, mi richiamano alla mia responsabilità, quando domandano cordialità di rapporti e concretezza di  collaborazione. Assicuro che il Loro desiderio incontra il mio, ed è nella linea  degli obiettivi e delle mete di una comunità ecclesiale. Sì, lavoreremo insieme,  soprattutto perché ai giovani “non sia rubata la speranza” (Evangelii Gaudium, 67).

Mi auguro intercorrano tra noi rapporti personali cari e significativi, e rapporti belli fra tutti, sorretti dalla stima per ogni persona, per le sue  necessità e i suoi diritti, individuali, familiari, sociali. Ma, al di là di questi  rapporti, non posso non augurare che la comunità ecclesiale, nella quale mi  accingo a portare il mio servizio – salva sempre la sua identità – sappia  dimostrare la sua presenza e sappia dare un contributo reale e leale alla  promozione del bene comune e alla soluzione dei problemi che richiedono  l’apporto di tutti e di ogni cittadino, specie in ordine a quelle esigenze della  dimensione spirituale e religiosa che interessano specificatamente la missione  della Chiesa. Nel pluralismo. Un pluralismo che suppone rispetto, difesa e  sostegno della libertà, nelle istituzioni e delle istituzioni, e consente  convergenza e solidarietà, arricchimento e crescita, ed è il primo bene di tutti.  Per gli altri grandi problemi di ordine nazionale e internazionale, nei quali si  collocano e si condizionano i problemi locali, per le sfide etiche  particolarmente delicate, la nostra comunità ecclesiale non può non essere in  consonanza con l’atteggiamento e l’insegnamento di tutta la Chiesa, degli  ultimi Papi, particolarmente di papa Benedetto XVI che ci ha onorato  recentemente della sua visita, di papa Francesco e del Concilio Vaticano II  quando scrive che: “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli  uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono  pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”(Gaudium  et Spes, 1).

Come loro sanno, per i cattolici, proprio ieri, è iniziato un tempo spiritualmente ed educativamente assai importante: la Quaresima. Un tempo  di austerità, ma anche di gioia perché prepara alla Pasqua di Resurrezione,  Pasqua che sdogana la speranza. Con il suo messaggio quaresimale il santo  Padre Francesco ha attirato la nostra attenzione sul valore della povertà come  virtù scelta e voluta dal Cristo, ma anche stimata nella più squisita e superiore  etica universale. Con un ossimoro ha sintetizzato così il suo pensiero: “Una  ricca povertà” perché ricca di amore, del dono di sé promettente  investimento, una “povera ricchezza” perché i discepoli di Cristo vogliono  essere ricchi solo di Parola di Dio e di grazia.

Per troppo tempo ci è stato fatto credere che attraverso il danaro si possano aprire tutte le porte; che facendo i nostri interessi e facendo ancora più  danaro, si potesse raggiungere la felicità e che poi “una mano invisibile”  nell’economia avrebbe aiutato tutti, anche i più poveri. Eppure, mai come  negli ultimi 60 anni c’è stata una crescita così importante nella ricchezza e mai  come oggi, al di là della crisi che ci avvolge, c’è preoccupazione per quanto  potrà avvenire nel mondo, nei prossimi decenni a causa dei cambiamenti  climatici, della scarsità di acqua, della riduzione di humus che sta avvenendo  nei campi coltivati in modo intensivo con pesticidi chimici. Il numero dei  poveri non diminuisce. I ricchi aumentano con cifre senza precedenti nella  storia. Le ricerche (svolte in 20 paesi da 30 anni) sul rapporto tra danaro e  felicità sono concordi nel dire che la felicità anziché crescere diminuisce.

Eccellentissimi Capitani Reggenti, e membri tutti del Consiglio Grande e Generale e rappresentanti delle Giunte di Castello è proprio la figura del  Santo Marino a ricordarci la serietà della nostra responsabilità e a lui  affidiamo i nostri propositi e chiediamo la sua intercessione presso la Maestà

Divina.

Grazie.

Repubblica di San Marino, 6 Marzo 2014

Mons. Andrea Turazzi Vescovo di San Marino-Montefeltro

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