Mics: analogie tra dimissioni Papi – Bossone e vicenda Zechini

Mics: analogie tra dimissioni Papi – Bossone e vicenda Zechini

Sono passati quasi due anni da quando Biagio Bossone e Luca Papi, il primo Presidente, l’altro Direttore Generale di Banca Centrale, hanno presentato ai Capitani Reggenti la lettera di dimissioni, a seguito di quelle presentate da Stefano Caringi, che fino al 4 febbraio 2010 aveva ricoperto l’incarico di ispettore e responsabile del Coordinamento e del Dipartimento di vigilanza. Dopodiché, iniziarono, in un clima di tensione, a susseguirsi una serie di accese polemiche che condussero la “questione Bcsm” a rappresentare uno dei momenti più torbidi della storia sammarinese, evidenziando l’intromissione della politica in un’istituzione che avrebbe avuto tutte le carte in regola per governarsi autonomamente.
Alla luce degli eventi è ormai chiaro alla pubblica opinione che l’allora rimozione di Caringi rispondeva a precise strategie di potere politico e finanziario oltre che a complessi equilibri
di governo. Un reticolo politico-affaristico tanto difficile da sbrogliare quanto capace di provocare danni irreparabili ai cittadini e al Paese. Una specie di macchina sistemica capace di defenestrare alti funzionari delle Stato, colpevoli soltanto di aver fatto il proprio dovere. Infatti, le dimissioni di Bossone e Papi avvennero proprio per questa ragione: furono forzatamente spinti a dimettersi perché non erano intenzionati a cedere alle pressioni
del governo, il quale, in una situazione assai delicata, anziché chiedere il rispetto dell’autonomia di Bcsm, decise di calpestarla in buon stile totalitario. Tale clima di prevaricazione è stato così denunciato dagli stessi Bossone e Papi nella lettera di dimissione presentata ai Capitani Reggenti: “Il Governo dice di voler rafforzare l’azione di una vigilanza mostratasi insoddisfacente; non dice delle gravi criticità più volte e in più sedi denunciate dalla Banca centrale e rimaste inascoltate.
Il Governo dice di rispettare l’autonomia della vigilanza; non dice delle interferenze e delle pressioni esercitate sulla Banca centrale per condizionarne l’azione di vigilanza, volte a
sospendere ispezioni scomode, concedere autorizzazioni in assenza dei requisiti, ammorbidire interventi e sanzioni”. Le loro parole, se non passate in sordina, comunque ben presto dimenticate, sono una prova tangibile di una classe politica inestricabilmente intrecciata con gli affari, trasparenti e non, di questo Paese. Questi sprovveduti e poco rassicuranti comportamenti, non solo evidenziarono una scarsa lungimiranza del governo riguardo alla tanto agognata firma con l’Italia sugli accordi economici e finanziari, ma inasprirono maggiormente gli ormai precari rapporti con i ministri italiani. Dello stesso parere, all’epoca, fu anche Tito Masi, l’attuale Presidente della Fondazione Carisp, il quale sostenne che: “Quella è stata la più grossa sciocchezza mai fatta. La defenestrazione di Caringi ha dato l’avvio a tutti i problemi”.
Lungo tale direzione si inseriscono anche le più recenti dimissioni del Comandante della Gendarmeria, Tenente Colonnello, Achille Zechini, avvenute a ridosso della fine dell’anno. Come per Caringi, Bossone e Papi, anche le sue dimissioni costituiscono un nuovo aggravio delle condizioni delle istituzioni sammarinesi, che sia internamente, sia esternamente appaiono consumate da un groviglio forse inestricabile di conflitti di potere.
Ancora una volta assistiamo ad un precoce allontanamento, consensuale o meno, di una figura istituzionale di rilievo non gradita al governo.
Il MICS ormai da tempo si domanda come sia possibile che un governo che ha già dimostrato una profonda incapacità tecnica, politica e un’assenza totale di lungimiranza relazionale con quel vicino di casa la cui firma dell’accordo diviene sangue arterioso per il corpo del paese, possa ancora reggere alla silente opinione pubblica. Riteniamo, al contrario di quanto ha fatto fino a oggi l’esecutivo, che le istituzioni pubbliche definibili per legge “super partes” vadano rispettate aldilà dei singoli interessi, dei gradimenti, dei sospetti o della fiducia e che in ogni caso il loro lavoro non deve essere prevaricato e osteggiato dalla politica. Ma se le dimissioni dell’ormai ex Comandante della Gendarmeria possono far gioire o quantomeno rilassare gli animi
di qualche politico ai vertici del governo, sappiano che Zechini sarà il primo dirigente della Questura di Rimini, nonché dirigente della divisione Polizia Amministrativa e Sociale. Questo nuovo incarico, al quale facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro, speriamo faccia saltare dalla sedia alcuni politici che speravano, al contrario, di essersi sbarazzati di una figura troppo scomoda e poco accondiscendente. La realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti, dei sammarinesi e dei nostri partner italiani, e quali conclusioni possiamo dunque trarne noi dalla black list? Una cosa chiediamo con fermezza: “Serietà!” Perché di una cosa siamo certi! Le dichiarazioni rilasciate dal Segretario agli Esteri su ogni evento accaduto, su ogni dichiarazione rilasciata circa obiettivi e tempi per raggiungerli navigano fra il faceto e la fantascienza a dimostrazione dell’inaffidabilità dell’esecutivo.

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