Mics e lettera Monti alla Reggenza

Mics e lettera Monti alla Reggenza

Le fasi che compongono il normale procedimento necessario per stipulare i trattati tra gli Stati sono sostanzialmente tre: negoziato, firma e ratifica. Fra Italia e San Marino, allo stato attuale delle cose, siamo ancora alla prima fase, anche se, da parte italiana, attraverso le parole di Mario Monti, l’obiettivo di addivenire alla normalizzazione del dialogo bilaterale e all’Accordo contro le doppie imposizioni fiscali sembra poter diventare, entro breve, una certezza. Per il momento, però, dobbiamo attenerci alle dichiarazioni di Monti, il quale ha parlato di “auspicata normalizzazione”. Un auspicio non è una garanzia, ma semplicemente un augurio, una speranza e una previsione. Che si siano sciolti gli induriti rapporti italosammarinesi è un dato di fatto, ma da qui alla ratifica degli accordi di acqua sotto i ponti ne dovrà ancora passare. Certo, maggioranza e opposizione possono ricamarci mille pensieri, più o meno positivi e discordanti tra loro, ma resta il fatto che senza una netta presa di posizione del governo italiano i rapporti non si sarebbero mai distesi. Questo la dice lunga sul fatto che San Marino ha praticamente le mani legate sia nei confronti dell’Italia, sia nei riguardi degli organismi internazionali (FMI e OCSE fra tutti). Ed è per tale ragione che San Marino è costretta, se vuole realmente uscire dalla black-list, non soltanto conformarsi alle norme internazionali in materia economica e fiscale, ma soprattutto applicare rigorosamente e in maniera trasparente tali criteri, dando prova che un vero cambiamento è avvenuto. Vogliamo ricordare che la ratifica è indispensabile per l’entrata in vigore di qualsiasi trattato e che la firma non è sufficiente per applicare concretamente gli accordi stipulati tra due Paesi. Gli accordi italo-sammarinesi potranno quindi essere ratificati solo dal momento in cui sia l’Italia, sia gli organismi internazionali, vedranno che le leggi non rimarranno chiuse dentro a qualche armadio polveroso, ma verranno realmente applicate. Quando, l’attuale governo, ha intenzione di applicare le leggi che però, devono ancora essere elaborate? Solo per fare un esempio: per combattere l’evasione ci dovrebbe essere almeno un reato che la indica come qualcosa da combattere. Senza un’adeguata legislazione in campo fiscale e giuridico, tutti gli sforzi del governo, per arrivare alla firma con l’Italia, saranno vani. Se prima non è San Marino a voler cambiare internamente, a cosa possono servire gli auspici di Monti? Il Mics, da parte sua, si auspica, appunto, che questi mutamenti, che equivarrebbero per San Marino a delle vere e proprie rivoluzioni copernicane, avvengano il più velocemente possibile, perché altrimenti molte aziende chiuderanno o se ne andranno in Italia – come già sta avvenendo – lasciando dietro di sé un vuoto profondo: la disoccupazione da lavoro privato, una PA senza fondi per gli stipendi e una totale sfiducia dei cittadini nei confronti della classe politica. 

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