Mons. Eligio Gosti, fra San Marino e Montefeltro. Antonio Fabbri

Mons. Eligio Gosti, fra San Marino e Montefeltro. Antonio Fabbri

Mons Eligio Gosti,fra San Marino e Montefeltro di Antonio Fabbri, L’Informazione di San Marino (4 aprile 2011)

Piange San Marino e piange il Montefeltro. Hanno perso un cuore pulsante, una intelligenza lucida e vivace, una memoria storica senza inciampi, tutti contenuti in una stazza monumentale che portava con sé la meraviglia di una fede autentica, imparata sulle ginocchia dell’adorata mamma che dopo tanto tempo, adesso, ritroverà in paradiso. È lì che il Padre Eterno lo ha chiamato ieri e dove i suoi amati confratelli defunti, che ha continuato a commemorare fino a scrivere un annuario perché di nessuno si perdesse la memoria, gli hanno preparato un posto. Me lo immagino salutare don Elviro, don Luigi Corbellotti, don Pino Cenerini, l’adorato monsignor Donato Bianchi e tutti gli altri. E per ciascuno una battuta, un sorriso, un aneddoto da ricordare, mentre gli angeli gli preparano un posto su misura perché quelli standard sono troppo angusti. Non avrebbe voluto un lungo articolo Don Gosti: “Gli articoli sono come le prediche – diceva – un buon inizio, una fine efficace e il minor spazio possibile tra l’uno e l’altra”. Ultimamente, provato dalla malattia che non gli aveva però fatto perdere la lucidità e la fine battuta pronta che lo contraddistinguevano, con una voce flebilile mi ha sussurrato: “Te l’avevo detto di preparare il coccodrillo, già vedo la coda” ha aggiunto scherzosamente nonostante avesse un filo di voce. Lui che con la voce faceva vibrare le navate delle chiese e faceva parlare la millenarie pietre della Terra Santa con le parabole di Gesù. Chi ha avuto l’onore e il privilegio di essere accompagnato da lui in un pellegrinaggio in Terra Santa o a Loreto, sa quanto la profondità delle sue parole toccasse l’intmo di ciascuno e scuotesse le coscienze addormentate. Imponente come la Basilica che ha retto per anni, Don Gosti ha studiato, conosciuto, amato San Marino e la sua gente come nessun altro. E proprio come nella Basilica incarnava in sé le virtù che nella pieve sono raffigurate con delle belle statue: la forza, la giustizia, la temperanza, la prudenza e la carità. La Caritas, quell’amore che aveva per i suoi ammalati che nel servizio all’Ustal-Unitalsi accompagnava ogni anno. La carità per i piccoli ospiti del Caritas Baby Hospital di Betlemme e della Créche di Suor Sophie. Scirve Don Eligio: “Ormai anche per me si avvicina il grande giorno nel quale sarò inserito nell’elenco dei Sacerdoti Defunti e di me rimarranno soltanto le due date, di nascita e di morte. Chi si ricorderà più di me? Non tanto mi preoccupa il ricordo presso gli uomini, ma preghiere e suffragi a Dio per la salvezza dell’anima”. Non credo che di Don Eligio Gosti resteranno solo due date, come umilmente diceva lui stesso nella presentazione di un suo libro. Resta invece una vita intera vissuta da uomo giusto, da persona che aveva in sé la scintilla lucente dell’intelletto, da sacerdote che ha vissuto la sua missione pastorale alla luce del Vangelo. Reasta di lui l’amicizia che a tatni, come a me, ha saputo regalare nella condivisione dei momenti semplici come nell’altezza degli attimi solenni. E come lui ha chiesto, chi lo ha amato, non mancherà mai di pregare per lui.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy