Dall’orto alla tavola, il progetto vincente di Terra e Cuore. Le interviste del San Marino Green Festival

Dall’orto alla tavola, il progetto vincente di Terra e Cuore. Le interviste del San Marino Green Festival

Siamo a Ca’ Montanaro, verde località alle pendici le monte Titano al confine tra Borgo Maggiore e Faetano. Una posizione interessate per quantità di persone che vi transitano ogni giorno e per l’esposizione dei campi. Qui è nata la prima azienda agricola sammarinese a produrre ortaggi per la vendita diretta in campo.

Ad idearla è stato Gian Luca Giardi, perito agrario classe 1988, che l’ha resa una bella realtà insieme al fratello Mattia, più giovane di 3 anni, e alla moglie Monica.

“Era il 2012 – ricorda – e sono partito con una manciata di ettari di terreno a disposizione e pochissimi mezzi ma con una idea chiara: produrre ortaggi made in San Marino e venderli direttamente alla clientela dal campo”. Una novità per l’epoca che, grazie al duro lavoro e alla passione dei protagonisti, è ormai una realtà affermata sul territorio con il marchio “Terra e Cuore”.

Oggi l’azienda si estende su circa 40 ettari, coltivati principalmente a cereali, foraggio e portaseme. Ci sono poi olivi e da qualche anno una vigna. I fratelli Giardi gestiscono anche una stalla di bovini da carne con circa 60 animali presenti mediamente nel corso dell’anno.

Ma il cuore del progetta resta l’orto. “La vendita diretta – spiega l’imprenditore – accorcia al massimo la filiera, quindi consente al consumatore di avere un prodotto a Km 0 e di stagione, raccolto non più di poche ore prima dell’acquisto, al giusto grado di maturazione, ad un prezzo che è concorrenziale con la grande distribuzione.

La filosofia è quella dell’orto dietro casa, in cui si raccoglie quello che c’è in quella stagione nella quantità che le condizioni atmosferiche hanno consentito.

È un modo di consumare che non è quello a cui siamo generalmente abituati, dove troviamo tutto l’anno frutta e verdura esteticamente sempre uguale anche se proveniente da tutto il mondo.

Da noi la disponibilità è esclusivamente quella stagionale.

La nostra soddisfazione è che negli anni sempre più consumatori apprezzano questo nostro metodo di lavorare. Abbiamo clienti che si fanno un po’ di strada per venire a prendere le nostre verdure”.

Tra l’altro da aprile 2024 arriverà anche la certificazione BIO. “Pur avendo da sempre utilizzato tecniche e prodotti dell’agricoltura biologica, da due anni siamo formalmente in regime di coltivazione bio. È un traguardo importante”.

Negli ultimi anni si parla tanto di cambiamenti climatici ed anche San Marino non fa eccezioni. “Nella produzione di orticola – spiega l’agricoltore – pur avendo cicli relativamente veloci, vediamo ogni anno problemi sempre maggiori e sempre diversi, anche inaspettati. Le temperature fuori stagione, la scarsità di piogge o eventi molto piovosi e abbondanti portano grosse difficoltà.

Ad esempio con le temperature elevate e l’assenza di pioggia dell’ultimo autunno abbiamo avuto un attacco di afidi nei cavoli che da dieci anni a questa parte non avevamo mai avuto e il raccolto in parte è stato compromesso.

Oppure è sempre più difficile indovinare il periodo di trapianto delle piantine. Se lo si fa troppo presto all’inizio dell’anno si rischiano le gelate tardive, se si aspetta troppo aumenta il rischio di andare incontro a periodi siccitosi”.

Come si può intervenire? “Occorre prevenzione anche se non è semplice. Ad esempio una cosa utile contro la siccità è l’avere molta sostanza organica nel terreno per avere l’effetto spugna. Questo noi lo facciamo ogni anno apportando in campo il letame che produciamo nella nostra stalla.

Anche l’accumulo di acqua piovana, che noi facciamo in azienda con diverse cisterne, andrebbe potenziata a livello paese”.

Un altro problema che vive l’agricoltura di San Marino è il consumo di suolo. “Ogni anni vediamo un costante decremento della superficie agricola utilizzabile. Questo avviene principalmente per l’urbanizzazione e solitamente perdiamo i terreni più fertili, più pianeggianti, più prossimi alle strade e quindi più facilmente coltivabili.

Il problema c’è ed è grosso. Le soluzioni sono molto difficili perché non si può chiedere di limitare lo sviluppo della società. Quello che occorrerebbe fare è aumentare nell’opinione pubblica la consapevolezza che un terreno coltivato, un frutteto o un vigneto ha un grande valore per la comunità anche senza cementificandolo.

Anche le limitate estensioni del nostro territorio rappresentano una sfida per il settore. Questo rendere più difficile rientrare dagli investimenti rispetto ai colleghi italiani”.

 

Parlando poi di allevamento, altro fiore all’occhiello dell’azienda di Faetano, il problema per il settore riguarda la costante riduzione di agricoltori attivi. “La custodia dell’allevamento richiede un impegno di 365 giorni all’anno, festivi compresi, almeno due volte al giorno. È un impegno gravoso che sempre meno imprenditori accettano di assumere. Quindi da un lato abbiamo un prodotto finito molto apprezzato dal consumatore, dall’altro in prospettiva mancano gli allevatori e sta calando il numero di animali in territorio”.

Quali iniziative politiche sono necessarie per aiutare il settore?

“Un primo intervento utile – risponde Giardi – sarebbe la revisione degli incentivi pubblici esistenti, reindirizzandoli e ristudiandoli in base al mondo di oggi. Infatti parliamo di leggi che ormai hanno 40 anni e stanno mostrando dei limiti perché in tanti anni il panorama agricolo è cambiato, le superfici sono cambiate, il mercato è cambiato.

Un altro intervento utile è quello di aiutare noi agricoltori a promuoversi, a vendere i nostri prodotti, a far capire alla gente quello che facciamo. È il lavoro che portiamo avanti con le Cooperative agricole ed il Consorzio Terra di San Marino”.

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