L’informazione di San Marino
Siri, indagato per corruzione dopo il caso del mutuo da 600mila euro a San Marino
“Gli do 30.000 euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…”. Queste le parole pronunciate dall’imprenditore Paolo Arata, indagato dalla procura di Roma, nell’intercettazione ambientale in cui tirerebbe in ballo l’ex sottosegretario alle Infrastrutture, anch’egli finito nel registro degli indagati per l’accusa di corruzione (mentre il ministro Salvini continua a difenderlo). Un’indagine che, ricordiamolo, è costata a Siri il posto di sottosegretario alle Infrastrutture del governo di Giuseppe Conte.
La figura di Armando Siri è nota anche sul Titano. Come si ricorderà Siri aveva ricevuto dalla Banca Agricola Commerciale (Bac) un mutuo di 585.000 euro per l’acquisto di una palazzina per la figlia, vicino a Bresso (Mi). Il mutuo, concesso “senza garanzie né di tipo reale né di tipo personale e nemmeno fideiussione”, portò il direttore dell’Agenzia di informazione finanziaria (Aif) di San Marino, Nicola Muccioli, il 5 dicembre 2018 ad allertare l’Unità di informazione finanziaria (Banca d’Italia), non potendosi escludere a priori ipotesi di reato, come, ad esempio, il riciclaggio.
Un caso che certamente avrebbe dovuto essere seguito attentamente dalla Vigilanza di Banca Centrale anche per “i rischi eventuali” connessi all’operazione bancaria in sé. Cioè quello, in primo luogo per la Bac stessa, “di non poter rientrare del credito”.
Ricordiamo che all’epoca la Presidente di Banca Centrale della Repubblica di San Marino, Catia Tomasetti, rilasciò una dichiarazione in cui diceva “nonostante io non faccia parte della Vigilanza, posso presumere che i controlli siano stati fatti con la dovuta diligenza. E che il prestito in esame sia stato oggetto di analisi”. Secondo il dr. Muccioli l’eventuale mancato rientro del credito in Bac “è questione che non riguarda solo la banca ma riguarda la intera società, riguarda i cittadini” sammarinesi. Non sarebbe stata insomma la prima volta che, a sostegno delle banche, avrebbe dovuto intervenire Pantalone, cioè lo Stato. E, come stiamo vedendo in questi giorni, non è stata certamente neanche l’ultima.