Seguono altri due articoli apparsi il 6 luglio e qui pubblicati successivamente ed una illustrazione del provvedimento del parlamentare Marco Di Maio
Romagna noi
“Scippato” il Credito di Romagna
La Banca d’Italia ha rimosso i vertici dell’istituto forlivese, fra i più solidi, utilizzando il nuovo strumento
Renato Baldoni
La Banca d’Italia ha fatto fuori i vertici di Credito di Romagna. L’altro giorno i funzionari di Palazzo Kock hanno notificato il provvedimento di “removal”, il potere di rimuovere i vertici di una banca. E’ la prima volta in Italia che succede. Ed è successo a Forlì dove Credito di Romagna ha la sua sede storica, dove è nata e dove ha sempre aiutato il territorio a crescere. Bankitalia ha così utilizzato per la prima volta nella sua storia questo strumento che le è stato concesso dal decreto legislativo sugli enti creditizi approvato dal consiglio dei ministri poco più di un anno fa, con cui è stata data attuazione a una direttiva europea. Tra i poteri di intervento e correttivi delle autorità di vigilanza, infatti, si inserisce la possibilità di rimuovere uno o più esponenti aziendali quando la loro permanenza in carica sia di pregiudizio per la sana e prudente gestione della banca e non sia possibile pronunciare la decadenza per perdita dei requisiti.
Di certo un’assurdità applicare questa norma a Credito di Romagna, ma Banca d’Italia doveva probabilmente fare vedere che qualcosa faceva e non vedeva l’ora di dare corso per la prima volta a questo strumento. Non si capisce però perché lo abbia fatto con un istituto di credito sano e solido con una disponibilità di liquidità da far invidia a grandi banche. Una sorta di accanimento nei confronti dell’Istituto forlivese. Basta dire che da anni Banca d’Italia sta col fiato sul collo alla forlivese. Ora con questa mossa si sono presi la banca che vorranno dare non si sa a chi. Forse fra tutte le banche (i colossi li controlla la Bce) che possono controllare grazie al nuovo strumento di legge, Credito di Romagna è di certo la più appetibile, ma in questo modo hanno dato un duro colpo al territorio romagnolo e non solo.
Gli stessi forlivesi e romagnoli dovrebbero fare qualcosa per non vedersi “scippare” una eccellenza, una boutique delle banche e non un discount. La Vigilanza invece ha chiesto una discontinuità manageriale, la ricerca di un’aggregazione e un efficientamento operativo nonché del presidio dei rischi. Richieste assurde per un istituto che sta in piedi da solo (i bilanci che sono pubblici lo dicono chiaramente) e che continua a crescere e che vorrebbe addirittura fare un aumento di capitale che non le è concesso. Già nell’estate del 2014 la banca venne sottoposta ad una dura ispezione e la Banca d’Italia impose che nella compagine sociale entrasse un partner qualificato: bisognava insomma cambiare il capo dell’esecutivo (il fondatore Giovanni Mercadini) una volta che si fosse individuato il nuovo partner, oltre a rinnovare il Consiglio di Amministrazione. Per ottemperare a questa richiesta la banca forlivese, addirittura, diede incarico a due advisor, ma non c’è stato nulla da fare, oggi infatti non ci sono compratori.
Oggi chi compra una banca? Lo dice il fatto che per i casi gravi di istituti in crisi sono dovuti intervenire il Fondo Atlante, il Fondo Interbancario e lo Stato italiano. Credito di Romagna ha speso soldi per cercare un partner che non si è trovato. Una guerra quella della Banca centrale italiana nei confronti dell’istituto forlivese da far paura e iniziata molto prima. Nel luglio del 2010 venne commissariata per i legami con San Marino e per avere alcuni soci in comune con una banca di quel paese, situazione che era in essere fin dall’avvio dell’attività e ben conosciuta da Banca d’Italia, che oltre ad averla autorizzata fin dal 2004 l’aveva ispezionata positivamente nel 2007. Così la banca forlivese venne messa in amministrazione straordinaria il 28 luglio del 2010, commissariamento che si chiuse nel settembre del 2011, quattordici mesi dopo: le condizioni per ritornare alla amministrazione ordinaria furono concordate in un incontro avvenuto nel giugno 2011 presso gli Uffici della Banca d’Italia e l’allora Amministratore Delegato di Veneto Banca.
Si, perché Credito di Romagna fu “costretta” ad aiutare Veneto Banca. La gestione affaristica di Bankitalia qui in Romagna non dovrà prendere piede. Non a caso il commissario nominato l’altro giorno al posto di Giovanni Mercadini è Giuseppe Pallotta, un funzionario del gruppo Intesa Sanpaolo. E Intesa San Paolo ha il 30% di quote del capitale di Banca d’Italia.
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forlìtoday
Bankitalia applica il “remove al”: azzerato il vertice del Credito di Romagna
Dalla sede centrale fanno sapere che “in tempi brevi si terrà un ‘assemblea ordinaria dei soci per procedere all’integrale rinnovo degli Organi sociali”
Bankitalia ha azzerato i vertici del Credito di Romagna, mettendo in atto il “removal”, lo strumento che consente a Palazzo Koch di rimuovere il consiglio d’amministrazione e sindaci per prevenire situazioni di crisi: Tub alla mano entro due settimane dovrà essere convocata l’assemblea che entro i successivi 30 giorni dovrà rinnovare gli organi (preventivamente vagliati dalla Vigilanza). La comunicazione è arrivata lunedì, a pochi giorni dalla decisione del direttore generale del Credito di Romagna, Giovanni Mercadini, di rimettere il proprio mandato.
Dalla sede centrale fanno sapere che “in tempi brevi si terrà un ’assemblea ordinaria dei soci per procedere all’integrale rinnovo degli Organi sociali”. Quest’ultimi dovranno “definire un progetto di integrazione con un idoneo partner bancario ovvero un piano di ripatrimonializzazione volto a garantire l’assunzione del controllo da parte di un qualificato investitore professionale”. Il nuovo consiglio d’amministrazione provvederà anche a nominare un nuovo capo dell’esecutivo. La banca, viene garantito, “prosegue regolarmente la sua attività credito”.
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Il Resto del Carlino
Bankitalia azzera il Credito di Romagna: “Ma noi siamo sani”
Per la prima volta applicato il ‘removal’: «Insufficiente discontinuità dei vertici rispetto al passato»
Forlì, 6 luglio 2016 – La Banca d’Italia, con una mossa senza precedenti, ha preventivamente azzerato il consiglio di amministrazione del Credito di Romagna. Per la prima volta, infatti, è stato applicato il cosiddetto ‘removal’ (legge in vigore dal luglio 2015) che consente all’istituto centrale di intervenire nel caso in cui ci sia «pregiudizio per la sana e prudente gestione della banca».
Bankitalia ha nominato un amministratore temporaneo. Ciò che viene contestato al Credito di Romagna è di non aver eseguito ciò che veniva loro chiesto dopo il commissariamento del 2010: in particolare di un’insufficiente discontinuità.
Fonti vicine al Credito di Romagna replicano così: «Siamo solidi, rispetto a cinque anni fa i clienti sono cresciuti, la semestrale prevede utili di almeno un milione di euro, con un miliardo di raccolta complessiva. E abbiamo seguito tutte le direttive arrivate da Roma».
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Marco Maio: Credito di Romagna: cos’è il ‘removal’