San Marino. 1985, anonimo per liquidare Emilio Della Balda. Intervista di Michele Bovi

San Marino. 1985, anonimo per liquidare Emilio Della Balda. Intervista di Michele Bovi

SAN MARINO Una sorprendente thrillerintervista porta alla luce una insidiosa avventura in cui si trovò coinvolto nel 1985 l’allora Segretario alle Finanze Emilio Della Balda.

L’intervista a cura di Michele Bovi, giornalista e autore di saggi  è stata pubblicata sul n. 4 di SUPER, sotto il titolo: La Repubblica monitorata / L’assassino in Congresso / 1985, anonimo per liquidare Emilio Della Balda

“Fu una lettera anonima inviata al giudice istruttore di Rimini a scatenare il caso: l’estensore dello scritto raccontava con dovizia di particolari che ero stato io ad assassinare qualche mese prima Maria Teresa Zavoli, una prostituta originaria di San Giovanni in Marignano, figlia di un autotrasportatore di Chiesanuova, che incontrava i clienti in luoghi appartati tra il lungomare e lo stadio di Rimini”.
E’ Emilio Della Balda a raccontare quell’insidiosa avventura che lo coinvolse nel 1985, una storia rimasta fino ad oggi segreta ma che all’epoca rischiò di trasformarlo in sensazionale protagonista di uno scandalo internazionale.
Emilio Della Balda ricopriva dal 1978 la carica di segretario di Stato alle Finanze, politico di punta del Partito socialista unitario che governava il paese assieme a Partito comunista e Partito socialista.
“Le votazioni del 1983 avevano riconfermato l’esecutivo delle sinistre – ricorda Della Balda – io ero considerato molto rappresentativo nella coalizione, quindi un bersaglio prioritario degli antagonisti. Ma non credevo si potesse arrivare a tanto per sopraffare un avversario politico”.
Come andarono i fatti?
“I giornali avevano pubblicato pochi dettagli del delitto: la donna, una 31enne che abitava in un appartamentino di Misano Brasile, era stata uccisa di sera, attorno alle 22, dorso e torace letteralmente squarciati da un coltellaccio da macellaio, in uno spiazzo buio dietro allo stadio Romeo Neri, questi almeno erano stati gli unici elementi forniti dagli investigatori alla stampa – continua Della Balda – Nella missiva anonima inviata al magistrato si faceva invece riferimento ad altri particolari non divulgati: il coltellaccio in realtà era un punteruolo di 50 centimetri e nella lettera si menzionava la mia passione per la ricerca dei funghi e che con quell’arnese io abitualmente scovavo porcini e prataioli. Lo scritto anonimo forniva poi ragguagli precisi relativi al referto dell’anatomopatologo secondo cui la donna era stata colpita alle spalle con forza dall’alto in basso, pertanto da un uomo di statura elevata: io svetto sopra il metro e ottanta. Inoltre la poveretta aveva lasciato una sorta di diario – un particolare taciuto ai media – in cui raccontava di aver conosciuto ed essersi innamorata di un personaggio importante che le aveva promesso un impiego decoroso, così da consentirle di cambiar vita. Una complessiva descrizione insomma che sembrava pennellata su di me. Con qualche forzatura, obiettò il procuratore della Repubblica di Rimini: lui che amava come me i prodotti del sottobosco disse che l’arma del delitto a tutto poteva servire tranne che per andare a funghi”.
Fu quella competenza da buongustaio a risparmiarle un’imputazione di omicidio?

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