“La dignità del lavoro non ha confini”

“La dignità del lavoro non ha confini”

“Quando il luogo di lavoro non coincide con quello della residenza i lavoratori sono più esposti a disparità e discriminazioni: va subito riaperto il confronto per arrivare allo Statuto dei lavoratori di confine, ovvero definire per via legislativa il riconoscimento giuridico dei frontalieri”.

Lo afferma, in una nota, CDLS. “E’ un vero e proprio appello quello che il CSIR, Consiglio Sindacale Interregionale San Marino, Emilia Romagna e Marche, riunito questa mattina al Cinema Tiberio di Rimini, ha rivolto a Governo e forze parlamentari. A distanza di 24 anni dalla sua nascita, l’organismo sovranazionale che riunisce i sindacati della Repubblica di San Marino e delle due Regioni vicine, Emilia Romagna e Marche, ha voluto ripercorrere le tappe di una lunga storia e insieme indicare il nuovo orizzonte d’impegno per difendere i diritti dei 5.900 frontalieri occupati sul Titano.  Diritti messi nero su bianco nella “Guida al lavoro frontaliere”, che il CSIR ha presentato questa mattina. Si tratta di un opuscolo che elenca le regole basilari sulle condizioni contrattuali, i diritti, le norme previdenziali, il trattamento fiscale dei frontalieri. “Un manuale di facile consultazione – ha spiegato Paride Neri, vice presidente CSIR- utile anche a capire il fenomeno del frontalierato, un fenomeno fatto di relazioni professionali e umane che ha contribuito a far crescere economicamente i territori e ad irrobustire gli storici legami di solidarietà tra comunità vicine”. La prima grande urgenza, ha ricordato il presidente CSIR, Giuseppina Morolli, è esplosa nel 2003 con  l’introduzione da parte italiana della doppia tassazione e l’avvio di una lunga stagione di precarietà fiscale legata alla conferma, anno dopo anno, della franchigia.

“Precarietà fiscale che si univa alla precarietà contrattuale: “Va ricordato  che in quegli anni – sottolinea il presidente CSIR-  i lavoratori frontalieri di San Marino non avevano alcuna possibilità di essere assunti a tempo indeterminato, mantenendo una precarietà pressoché totale per la loro intera esperienza lavorativa. Una disparità limitata nei suoi effetti grazie al percorso di stabilizzazione avviato con il rinnovo del contratto del settore industria del 2005, sottoscritto dall’Associazione Industriali e la CSU. Battaglia storica del sindacato  si è positivamente conclusa con la recente Legge Sviluppo che ha finalmente previsto il tempo indeterminato anche per i frontalieri”. Il presidente CSIR ha poi ripercorso la battaglia contro la cosiddetta tassa-etnica: “Nel  2011 il governo di San Marino introduce il  famigerato art. 56, più noto come tassa etnica, che determina una importante decurtazione delle buste paga dei frontalieri.  Di fronte a questa grave discriminazione le organizzazioni sindacali hanno innescato una intensa offensiva politico-diplomatica che ha coinvolto l’Ambasciata d’Italia a San Marino, i vertici delle regioni Emilia Romagna Marche e i parlamentari italiani. Offensiva sfociata con l’invio di 3mila cartoline-denuncia al Presidente della Repubblica Italiana, che raggiunto l’obiettivo di interrompere la riproposizione della tassa etnica e avviare l’iter che avrebbe portato al suo parziale rimborso”.

“Archiviata la doppia precarietà, quella fiscale e quella contrattuale,  il  CSIR accende oggi i riflettori su una serie di disparità di trattamento, a cominciare dal mancato riconoscimento delle tutele legislative previste per i lavoratori con figli o famigliari disabili. Problema che colpisce sia i lavoratori italiani occupati a San Marino, sia i lavoratori sammarinesi occupati in Italia. ” Esiste infatti un fenomeno – spiega il presidente Morolli – i cui numeri sono difficili da quantificare e che possiamo chiamare frontalierato al rovescio. Parliamo di cittadini residenti nella Repubblica di San Marino, in larga parte occupati nei settori dell’edilizia e metalmeccanica, che a causa della perdita del posto di lavoro hanno superato il confine andando a lavorare nelle aziende italiane del circondario. Questa categoria di nuovi frontalieri riscontra problematiche del tutto specifiche soprattutto di natura fiscale ed altre discriminazioni di trattamento che condivide con frontalieri Italiani, come quella relativa ad alcuni permessi speciali”. Da qui l’appello del presidente del CSIR a riaprire il tavolo  di confronto interministeriale, partito nell’ottobre del 2016 presso il Ministero degli Affari Esteri, con l’obiettivo di predisporre  uno Statuto dei lavoratori frontalieri e di trasformalo in legge dello Stato: “Uno Statuto  che riconosca giuridicamente la figura e il ruolo dei frontalieri e per dare forza a precise richieste rivolte al Governo italiano e, secondo le rispettive competenze, anche alle Regioni e agli enti territoriali.  Richieste che riguardano specificamente i tre ambiti più rilevanti:  sicurezza sociale, fiscalità e legislazione sul lavoro”.

“Un aggiornamento: è di poche ore fa la notizia che il parlamento Sammarinese in occasione della ratifica del decreto n.47 “Integrazione e ampliamento degli interventi a sostegno della famiglia” ha deliberato la rimozione del vincolo di residenza per l’utilizzo dei “permessi lunghi” (non quelli speciali). Sono quei congedi previsti per i genitori i cui figli (entro il limite dei 14 anni di età, oggi derogabile) versano in gravi condizioni di non autosufficienza e necessitano di assistenza. “Plaudiamo a questa iniziativa – sottolinea Paride Neri, vice presidente CSIR- auspicando che si continui su questa strada per la rimozione di ogni discriminazione, che deve trovare reciprocità da parte dello Stato Italiano”.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy