“San Marino vuole l’accesso al mercato unico della Ue e alle sue quattro libertà”

“San Marino vuole l’accesso al mercato unico della Ue e alle sue quattro libertà”

“San Marino vuole l’accesso al mercato unico della Ue e alle sue quattro libertà”

“L’accordo è ormai pronto all’80%. Contiamo di chiudere nei primi mesi del 2020, se possibile anche prima». Ci sono Paesi (vedi Brexit) che hanno deciso di lasciare l’Unione europea, ma ce ne sono altri che invece stanno bussando alle porte a Bruxelles. È il caso della Repubblica di San Marino, 33 mila abitanti, che sta definendo un accordo di associazione con l’Unione europea. Non diventerebbe Stato membro, ma potrebbe essere il primo passo. A guidare il negoziato è Nicola Renzi (nessuna parentela con Matteo), Segretario di Stato per gli Affari Esteri della piccola Repubblica, guidata da un governo di centrosinistra con l’aggiunta di una lista civica.

Segretario, nell’epoca del sovranismo perché volete avvicinarvi alla Ue? 

«Perché noi rispetto all’Unione europea abbiamo già tanti obblighi, che derivano ad esempio dall’accordo sulla cooperazione doganale e dalla convenzione monetaria, che comprende la possibilità di usare l’euro e tutte le regole sulle banche, dopo che già nel 2008 abbiamo abolito il segreto bancario e l’anonimato societario. Ma, a fronte di tutti questi obblighi, non abbiano diritti rilevanti».

Ma cosa chiedete all’Unione europea?

«Vogliamo che alla Repubblica di San Marino siano aperte le porte del mercato unico europeo e delle sue quattro libertà fondamentali, con adeguate clausole di salvaguardia che tengano conto delle nostre specificità di piccolo Stato. Per esempio, vogliamo che anche per noi valga il principio della libera circolazione e del libero stabilimento delle persone, cioè che i cittadini sammarinesi possano circolare e stabilirsi liberamente nell’Unione europea e che le persone dell’Unione europea possano stabilirsi da noi, ma all’interno di un sistema di quote ben definite che rendano questo principio sostenibile per il nostro Paese».

Allora un po’ sovranisti lo siete pure voi?

«Non è questione di sovranismo ma di buon senso, di razionalità. Noi siamo 33 mila, aprire le porte della nostra Repubblica senza alcun limite significherebbe avere un impatto insostenibile sul nostro territorio. E guardi che San Marino ha una storia di immigrazione e di emigrazione. Un terzo della nostra popolazione vive all’estero e durante la Seconda guerra mondiale abbiamo ospitato 100 mila profughi italiani».

E per chi vuole venire a lavorare a San Marino cosa cambierebbe?

«Premesso che abbiamo 5.500 lavoratori transfrontalieri, oggi chi viene a lavorare da noi ma risiede in un altro Paese costa di più alle imprese in termini di contributi. In futuro ci dovrà essere parità di condizioni, ma chiediamo un periodo transitorio importante, un certo numero di anni ancora da definire per passare gradualmente al nuovo sistema».

Con l’accordo, le vostre banche potrebbero aprire uffici e filiali nell’ Unione europea, Italia compresa?

«Esatto. Questo è uno dei principali obiettivi che ci siamo posti. Ma ripeto, da tempo le nostre banche rispettano tutte le regole internazionali».

Senta, ma l’associazione è il primo passo per un ingresso vero e proprio di San Marino nella Ue?

«Questo lo decideranno i nostri cittadini. Io sono dell’idea che sia opportuno procedere per gradi. Chiudiamo prima questa partita, poi si vedrà».

 

Lorenzo Salvia – “Il Corriere della Sera”

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