San Marino. “Gli Aztechi e il cambiamento climatico”, Claudio Mancini

San Marino. “Gli Aztechi e il cambiamento climatico”, Claudio Mancini

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione in occasione del Terzo Sciopero Globale per il Futuro, organizzato  dai giovani del Fridays for Future San Marino, cui hanno annunciato l’adesione Csu e Usl.

Si tratta di una visione differente rispetto al pensiero -tra l’altro discutibile- che domina sulla scena mondiale. Ci sono scienziati e non  che dissentono da quanto sostiene l’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), firmatari di una petizione cui non è stato dato il giusto rilievo sui mass media in Italia, fosse altro che per riportare un po’ di equilibrio su questi argomenti.

Gli Aztechi e il cambiamento climatico

Pensando al movimento globale dei cosiddetti “Fridays for future”, affiorano strane suggestioni alla mia mente. Come in un sogno compaiono le popolazioni precolombiane, gli aztechi, dei quali è nota la sconcertante pratica dei sacrifici umani. Essi credevano che il sole, per sorgere ogni mattino, avesse bisogno di un adeguato e continuo tributo di sangue.
Ma abbandoniamo per un istante gli incubi e torniamo alla realtà, comunque piuttosto angosciante visto l’allarme climatico lanciato in ogni sede. Ci viene detto che, se non agiremo prontamente, tra 11 anni esatti arriveremo al punto di non ritorno e sarà la fine. Per evitare la catastrofe dovremmo azzerare l’utilizzo dei combustibili fossili, mangiare meno carne, e fare meno figli. Insomma dovremmo rinunciare alle cose più belle, demolire l’economia e avviarci verso una serena e consapevole decrescita.
Proviamo allora a mettere in fila alcuni ragionamenti.
Nessuno vuol negare l’evidenza dei cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale, anche se diversi scienziati non ne riconoscono la drammaticità. Il vero problema è se questi cambiamenti siano determinati dall’uomo oppure no, e in tal caso che cosa si possa realisticamente fare per invertire la rotta.
Studiando la questione si scopre che l’origine antropica del global warming è una pura ipotesi. Anche considerando la correlazione esistente tra cambiamento del clima e attività umane, è opinabile ritenere che vi sia un rapporto di causa-effetto. Non vi sono certezze a riguardo, né si è minimamente sicuri che, spegnendo oggi tutte le centrali, le industrie, le automobili, ecc. vi sia un significativo miglioramento. Le variabili in campo sono decisamente troppe per fare previsioni attendibili. A tal proposito sarebbe utile leggere le considerazioni dei numerosi scienziati che dissentono rispetto a quanto sostiene l’IPCC, l’ente delle Nazioni Unite considerato da tutti i mass media come l’unica autorità in materia.
In particolare è molto significativa la petizione che 92 scienziati, ricercatori e insegnanti italiani hanno indirizzato alle autorità politiche affinché non si aderisca ad acritici programmi di riduzione delle emissioni nell’illusoria pretesa di governare il clima.
Forse a questo punto la strana apparizione degli aztechi comincia a sembrare meno peregrina rivelando la sua valenza premonitrice: dovremmo sacrificare la nostra civiltà per scongiurare un evento che non dipende da noi.
Stiamo regredendo ad uno stadio pre-razionale non dissimile da quello degli aztechi. Milioni di persone manifestano per ridurre le emissioni senza avere la minima consapevolezza di che cosa siano l’anidride carbonica, i gas serra, ecc. Con atteggiamento ciecamente fideistico si proclama l’IPCC come unico depositario delle conoscenze scientifiche e tutti prestano una stucchevole attenzione nei confronti di una ragazzina che non risulta abbia effettuato particolari studi in materia.
In effetti ci sono molti motivi di preoccupazione, soprattutto per il surriscaldato, uniforme e inquietante clima di omologazione culturale che si va instaurando a livello planetario.
Claudio Mancini

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