I bagnini scrivono al premier Conte: “Niente tasse e canoni, se no chiudiamo”
MARCO LETTA – La stagione turistica può partire, domani apre un po’ tutto, dagli alberghi ai ristoranti, fino agli stabilimenti balneari. Così come deciso nella notte di sabato nell’accordo fra Stato e Regioni. Il settore balneare, però, si lamenta per via di una “considerazione insufficiente”, dato che nel decreto “Rilancio” non si tiene nella “giusta considerazione” un comparto che “rappresenta il 15 per cento del Pil nazionale e una percentuale ancora più rilevante di quello dell’Emilia Romagna”. Lo scrivono sedici fra cooperative, associazioni e consorzi di operatori balneari, da Cattolica, Riccione, Rimini e Bellaria Igea Marina, fino a Comacchio, passando per Cervia e Ravenna. In una lettera indirizzata ieri al premier Giuseppe Conte chiedono una serie di misure non inserite del decreto “Rilancio”. Quali? “La riduzione dell’Iva, l’eliminazione del canone demaniale per i prossimi anni, l’affrancamento del costo del servizio di salvataggio, la riduzione dell’Imu e della Tari”. Se no? Le aziende balneari “saranno destinate all’oblio”. (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna
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