Rimini. Donna simula un sequestro per evitare il matrimonio

Rimini. Donna simula un sequestro per evitare il matrimonio

Finge un sequestro per evitare il matrimonio

L’unione tra i due giovani stranieri era stata combinata: prosciolti padre e figlio arrestati dopo la denuncia della ragazza

Ha finto di essere stata sequestrata dal fidanzato e dal padre di lui per non sposare il ragazzo che le era stato destinato. Questo il movente dietro cui stavano le bugie di una giovane macedone che aveva fatto arrestare il giovane e il futuro suocero. I quali sono stati invece prosciolti nei giorni scorsi, in sede di indagini preliminari, dopo l’ammissione della ragazza di avere mentito. La giovane, 20 anni, aveva conosciuto il giovane kosovaro su Facebook quando lei stava in Patria. Le famiglie si erano accordate per il matrimonio, e la ragazza aveva lasciato la Macedonia per andare ospite dai futuri suoceri a Rimini. Ma dopo cinque mesi, lei aveva mandato un messaggio disperato a suo padre in Macedonia. Raccontando di come la sua nuova famiglia la tenesse segregata in casa e la trattasse come una serva. Le avevano sequestrato il passaporto e non poteva muovere un passo. Le botte erano all’ordine del giorno, sia da parte del fidanzato che del suocero. Aggiungendo che l’obiettivo dei due, era quello di mandarla in giro a chiedere l’elemosina. Il padre della giovane aveva subito chiamato la Questura di Rimini, raccontando cosa stava succedendo a sua figlia. A quel punto i poliziotti erano andati a bussare alla porta dell’appartamento dei kosovari, e lei era corsa tra le braccia degli agenti. Padre e figlio erano stati arrestati per sequestro di persona, e il giudice aveva disposto che venissero confinati agli arresti domiciliari. Ma i due indagati, difesi Luca Greco e Piergiorgio Tiraferri, avevano negato a oltranza. (…)

Le prove, sosteneva la difesa, stavano in quelle foto che immortalavano invece la giovane fuori di casa o mentre provava l’abito da sposa. Immagini che mal si conciliavano con la sua versione dei fatti. Ma è stato nel corso dell’incidente probatorio in cui la Procura aveva interrogato la 20enne, che c’era stata la svolta. Lo stesso pubblico ministero, Davide Ercolani, insospettito dalle incongruenze e dalle contraddizioni, l’aveva incalzata al punto che la macedone era stata costretta ad ammettere che sì, aveva mentito. Non voleva più sposarsi e aveva escogitato quel sistema per liberarsi di un fidanzato scomodo e rimanere in Italia allo stesso tempo. Di qui il proscioglimento di padre e figlio.

Articolo tratto da Il Resto del Carlino

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