Pubblici esercizi sul piede di guerra: “Più della metà preferirà chiudere”
“Eravamo già in ginocchio, ora siamo stesi completamente”. Gianni Indino è il presidente provinciale della Confcommercio e l’ennesima stretta del governo riservata ai pubblici esercizi provoca “rabbia”. “Provvedimenti insostenibili per le nostre imprese – rimarca -. Che senso ha farci stare aperti come ristoranti fino alle 18, chi verrà a cena alle quattro del pomeriggio. I locali serali e i pub? Colpiti e affondati”. In attesa della manifestazione prevista mercoledì a Bologna, per chiedere in fretta risorse, aiuti, sgravi fiscali, aperture di credito, Indino solleva una serie di questioni. “Già hanno chiuso le discoteche tre mesi fa e i contagi sono aumentati. Allora non siamo noi. Perché nell’industria non accade nulla, nelle fabbriche non ci si contagia? Diamo lavoro al 70 per cento delle famiglie e veniamo considerati gli ultimi. Non va bene. Ci hanno detto di chiudere? Ok. Ma domani vogliamo i soldi sul conto corrente, per le imprese e per i lavoratori. Dobbiamo essere messi nelle condizioni di sopravvivere”. Oltre a pub e ristoranti, la “serrata” non risparmia neppure i bar. “Con il lavoro da casa stanno già lavorando al cinquanta per cento, stanno aperti per continuare a dare lavoro, se fossero egoisti converrebbe chiudere. Sto ricevendo telefonate e molti segnali, con la chiusura alle 18, credo che almeno il 50 per cento delle attività chiuderà per tutto il mese, fino al 24 novembre”. (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna
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