Maltrattamenti nella casa di riposo, condannati ex operatori socio sanitari
ENRICO CHIAVEGATTI – Due condanne e un’assoluzione, quella per cui l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Paola Bonetti che aveva seguito anche le indagini, aveva chiesto la pena più pesante: 5 anni e 11 mesi. Si è concluso così ieri mattina, il processo a carico di tre ex operatori di una casa di riposo della Valconca, accusati di maltrattamenti e lesioni nei confronti degli anziani degenti. La giudice per le udienza preliminare Benedetta Vitolo, con rito abbreviato come richiesto dal difensore l’avvocato Massimiliano Orrù, ha condannato a due anni di reclusione (pena sospesa) due ex operatori sanitari della residenza sanitaria assistita: una donna di 56 anni ed un uomo di 60 (l’accusa aveva chiesto una pena di 4 anni). Ha invece assolto “per insufficienza di prove”, un altro ex collega, oggi 70enne, sul cui capo pendeva anche l’accusa di violenza sessuale ai danni di un’ospite 90enne: per lui la Pm, come detto, aveva chiesto la condanna a 5 anni e 11 mesi. Una contestazione, quella del presunto stupro, che prima ancora del Gup non aveva trovato “credito” dal tribunale del Riesame di Bologna che aveva negato l’arresto del 70enne. Questo perché – scrivevano nella motivazione i giudici felsinei – la visione delle immagini facevano chiaramente intendere che le azioni contestate all’uomo, erano gesti obbligatori per sostituire un pannolone e non molestie sessuali sull’anziana ospite. (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna
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