“Giusta la sospensione dei sanitari no vax ma rischiano di saltare i servizi dell’Ausl”
ENEA ABATI – Cosa succederà quando, probabilmente già da agosto, Ausl Romagna lascerà a casa i 905 infermieri, i 340 medici e i 148 operatori socio sanitari che non si sono ancora vaccinati? Ci sarà personale a sufficienza per garantire tutti i servizi necessari alla popolazione? I dipendenti dell’azienda potranno fare le ferie dopo il durissimo impegno richiesto dalla pandemia? Se i non vaccinati presenteranno ricorso in tribunale potranno tornare immediatamente al loro posto di lavoro? E perché l’obbligo della vaccinazione viene imposto soltanto ai sanitari e non a tutte le categorie professionali che sono a stretto contatto con le persone? Sono tantissimi gli interrogativi che pongono i sindacati dei medici e degli infermieri ora che la stretta del decreto legge del 1° aprile scorso sta per entrare in azione. (…)
“Ci tengo a fare una premessa: la vaccinazione è un obbligo morale, professionale, deontologico”, argomenta Fabio Maria Vespa, segretario regionale della Federazione italiana medici di medicina generale, Fimmg. “Ma perchè renderlo obbligatorio soltanto per i sanitari e non invece anche per tutte le categorie professionali, cito ad esempio le parrucchiere, che si occupano della cura delle persone? E siamo sicuri che quando i no vax impugneranno questi provvedimenti non riusciranno ad avere ragione loro nei Tribunali? Non lo auspico affatto ma è un timore che nutro”, spiega ancora Vespa. Quanto alle ferie dei sanitari: “Mi viene da ridere a pensare a cosa potrà succedere in piena estate se scatteranno i provvedimenti”. Grande preoccupazione arriva anche dagli infermieri. “Abbiamo di fronte un problema molto serio”, attacca subito Gianluca Gridelli, referente del sindacato degli infermieri Nursing Up. “La legge giustamente prevede che chi non si vaccina venga sospeso dal servizio. Ok ma poi i servizi come li garantiamo? Altra questione, quella delle ferie: come si possono fare se si devono sostituire molte centinaia di operatori? Corriamo il rischio che il sistema sanitario venga messo in ginocchio”.
Articolo tratto da Corriere Romagna
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