San Marino. Oltre 5 milioni del riciclaggio finiscono nelle casse dello Stato

San Marino. Oltre 5 milioni del riciclaggio finiscono nelle casse dello Stato

L’Informazione di San Marino

Oltre 5 milioni del riciclaggio finiscono nelle casse dello Stato 

Condanna confermata nel caso di riciclaggio del denaro della cricca romana delle bancarotte

Vista la decisione definitiva che conferma la sentenza di primo grado saranno incamerati dall’erario 5.027.637,98 già sequestrati nella fase istruttoria.

Antonio Fabbri

Condanna definitiva per un caso di riciclaggio che farà incamerare oltre cinque milioni di euro all’erario sammarinese. Mercoledì scorso è stata letta la sentenza di appello a carico di Giovanni Camaioni, 44enne di Teramo. Il giudice di appello David Brunelli ha confermato integralmente la sentenza di primo grado emessa dal giudice Gilberto Felici il 26 novembre del 2015. Sentenza con la quale Camaioni è stato condannato a 4 anni e mezzo di prigionia, alla multa di mille euro e all’interdizione per anni due dai pubblici uffici e dai diritti politici.

Pene, queste, che diventano dunque definitive. Così come definitiva diventa anche la confisca disposta.

Una confisca per una cifra cospicua già di fatto in mano allo stato in funzione del sequestro che era stato disposto dal commissario della legge inquirente 14 agosto del 2012. Si tratta di una somma di 5.027.637,98. Toccherà al giudice delle esecuzioni, adesso, disporre l’incameramento dei soldi sequestrati all’erario sammarinese. Spetterà sempre al giudice delle esecuzioni procedere con gli adempimenti per la confisca per equivalente, considerato che la sentenza confermata ha disposto anche l’ulteriore confisca di denaro, beni o altre utilità nella disponibilità di Camaioni, fino alla concorrenza di 476.040,25 euro.

I fatti che hanno portato alla condanna Camaioni era accusato di aver riciclato i denari della cricca romana delle bancarotte, in particolare i denari distratti dalla società International Service Group srl, amministrata da Carla Bigelli, 54enne di Roma, finita con il marito, Walter Dezi, nell’inchiesta sui fallimenti pilotati della capitale italiana.

Camaioni aveva a dispostizione tre libretti Vestina, Gordo e Ciocca poi confluiti in mandati fiduciari presso la Bfc. Movimentazioni che avevano mosso la segnalazione da parte del soggetto vigilato, la finanziaria Bfc poi finita in liquidazione coatta, ha fatto scattare le verifiche dell’Agenzia di informazione Finanziaria (Aif) risalita al fatto che i denari movimentati da Camaioni derivavano dal provento dell’attività illecita della cricca delle bancarotte. Dalla ricostruzione dell’Aif, che ha fatto cinque relazioni sul caso, è emerso anche che, caso anomalo, da un’altra finanziaria, il responsabile Fabio De Biagi andò a chiedere il trasferimento di quei fondi. Trasferimento che non fu concesso. Anche questo comportamento fu rilevato dall’Agenzia di informazione finanziaria in termini di pericolo e ne scaturì il blocco dei fondi.

Scattò la segnalazione all’autorità giudiziaria, il sequestro delle somme, il procedimento penale e, infine, il primo e secondo grado di giudizio, fino alla condanna definitiva di questi giorni. Le argomentazioni della difesa dell’avvocato Stefano Pagliai, domiciliato presso la collega sammarinese Francesca Podeschi, non devono avere convinto, dunque, il giudice di appello che ha ritenuto di confermare in toto la decisione di primo grado. Tra le eccezioni sollevate dalla difesa, la richiesta di “non doversi procedere per intervenuta prescrizione”, l’indagine anche nei confronti di Camaioni – inizialmente non indagato e poi inserito nel registro in seguito alla rogatoria sammarinese – nel procedimento italiano e quindi l’impossibilità di procedere per riciclaggio a San Marino e, nel merito, il fatto che alcune delle firme apposte sui documenti alla base dell’imputazione non sarebbero riconducibili a Camaioni. Argomentazioni, dunque, non condivise dal giudice di primo grado e da quello di appello che ha confermato la condanna.

La sentenza diventa così esecutiva anche per quanto riguarda le misure detentive. Pertanto se Camaioni dovesse trovarsi a San Marino dovrebbe essere tratto in arresto.

Intanto sono pendenti anche altri casi legati alla attività della famiglia Dezi-Bigelli nell’ambito delle bancarotte di alcune società romane, con somme di denaro ingenti che, secondo le accuse mosse, vennero riciclate a San Marino. Casi sui quali anche in Italia si procede. A giugno la guardia di finanza ha sequestrato beni, denaro, società e auto per un valore complessivo di circa 10 milioni.

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