Obbiettivo alternanza, democrazia attiva e nuove idee. Massimo Quindici

Obbiettivo alternanza, democrazia attiva e nuove idee. Massimo Quindici
A seguito delle prime reazioni sollevate, com’era ovvio che fosse, dalla presentazione della nuova proposta di referendum, vorremmo fare un po’ di chiarezza. Per prima cosa sullo spirito che anima questa iniziativa.
L’intento di Massimo Quindici non è quello di “rottamare” qualcuno, come qualche giornale si è
subito divertito a titolare, né di cavalcare il malcontento pubblico per fare dell’anti-politica fine a se stessa. Tantomeno fonda la sua tesi su un banale e populistico “fuori il vecchio, dentro il nuovo”: a questo proposito crediamo persino superfluo rimarcare la nostra consapevolezza che la sostituzione di volti “vecchi” con altri “nuovi” non costituisce a prescindere il sicuro rimedio ad ogni male.

Massimo Quindici guarda invece ad un obiettivo preciso, svincolato, che ci si creda o no, da

sentimenti di rivalsa. Semplicemente, alla luce di quanto sta accadendo nei fatti, vuole ripensare il ruolo della politica nel nostro Paese cominciando con il liberarla dalle stanze segrete in cui pare essersi ormai rinchiusa, per restituirla alla popolazione, facendola tornare ad essere patrimonio comune, esperienza condivisa e “realmente” condivisibile.
L’attualità ci dimostra infatti che la protratta permanenza delle medesime persone nelle stanze
dei bottoni dà origine a fenomeni distorsivi del senso vero della politica (intesa come servizio),
che tendono a produrre nella pratica un sistema più oligarchico che democratico, in cui la volontà popolare ha raramente (quasi mai) una qualche rilevanza.
Allo stesso tempo ci è evidente, fuor d’ipocrisia, che chi siede per lungo tempo sugli scranni del potere trova, se vuole, il modo di essere riconfermato ad libitum, per motivi che spesso non hanno nulla a che vedere con il merito.
Massimo Quindici non fa retorica, non auspica, non prospetta, ma tenta di realizzare uno scenario futuro concreto in cui la politica non sia più prerogativa di pochi, ma di molti. Non desidera mettere ancora più distanza tra il Palazzo e i cittadini, ma al contrario avvicinare questi ultimi all’idea di poter essi stessi occuparsi della gestione della res publica. Vuole consentire un ricambio effettivo delle persone che gestiscono le sorti del Paese, secondo il principio dell’alternanza al potere, ben sapendo che chi non ha come obiettivo la propria rielezione farà scelte più libere e presumibilmente ispirate a più alti princìpi. Vuole altresì creare un circolo virtuoso in cui l’intelligenza politica del Paese si alimenti continuamente dell’integrazione sistematica tra esperienza ed entusiasmo, tradizione e rinnovamento.
Massimo Quindici infine si cura poco delle obiezioni formali che già vorrebbero tacciarlo di
incostituzionalità, e vuole piuttosto sollevare un dibattito sulla sostanza. Al limite considerando che una Costituzione è pur sempre prodotto umano e nulla vieta che col tempo possa subire modificazioni dettate da un diverso sentire dell’umanità che continuamente evolve. Ma soprattutto rivolgendo il quesito all’attenzione dei sammarinesi, per sapere che cosa ne pensano. Sulla sostanza, non sulla forma. E’ giusto o no che la legge preveda una scadenza del mandato di Consigliere?
Per quali motivi? Le firme o i rifiuti che Massimo Quindici raccoglierà, al di là del fatto che il
referendum venga poi ritenuto ammissibile o meno, saranno comunque l’occasione di un confronto pubblico su questo tema e di conseguenza, ci auguriamo, motivo di riflessione e di crescita della consapevolezza generale.
Il Comitato Promotore
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